Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

La svolta del Soave Doc tra 33 cru e 26 vigne. “La diversità sarà il nostro trampolino”

06 Aprile 2020
sandro_gini sandro_gini

 

Intervista a Sandro Gini, presidente del consorzio della Doc veneta. “Momento difficile ma i nostri produttori sanno che l’azienda deve essere curata in ogni modo. Il 2019 farà un affinamento più lungo, sarà un bene”.

Con Sandro Gini a discutere di presente e di futuro. Mentre lavora tra i vigneti della sua azienda descrive i prossimi programmi del consorzio del Soave, di cui è presidente. I vini bianchi di quest’angolo di Veneto hanno imboccato una decisa strada verso la caratterizzazione e l’unicità di un terroir che potrà portare risultati significativi. Come non parlare delle 33 unità geografiche e dei 26 vigneti che daranno una grande verticalizzazione a tutta la denominazione? E quindi la possibilità di cogliere le tante differenze che sarà possibile evidenziare da una zona all’altra del Soave? Iniziamo a parlare del presente.

Come state vivendo questo momento a Soave e nelle zone vicine?
“Qui a Soave e nel Veronese, come del resto in tutt’Italia e ormai nel mondo, si vive questo momento con grande apprensione e preoccupazione. Gli atteggiamenti di tutti sono molto responsabili e c’è un religioso rispetto delle regole imposte perché questo coronavirus fa veramente paura e purtroppo gli effetti nefasti sono ben visibili”.

I lavori tra le vigne proseguono come sempre?
“La vigna non si ferma e le gemme gonfie stanno per germogliare. Bisogna quindi affrettarsi a concludere le potature e preparare bene la terra per la ripresa vegetativa in particolare con scalzature mirate vicino al ceppo delle vigne per evitare la crescita di erbacce, evitando l’uso di diserbanti”.

Il 2020 è l’anno delle fiere out. Come pensi si possano recuperare i contatti commerciali? E le vendite?
“Il 2020 è partito senza Prowein, senza Vinitaly e credo che si concluderà senza nessun altro evento pubblico. Per ora prevale giustamente l’atteggiamento di grande difesa dal contagio. L’attenzione è tutta concentrata lì, con grandi ansie e paure. Essendo tutto fermo e bloccato, i contatti commerciali sono minimi, in attesa che tutto passi e tutto riprenda come prima. Per quanto riguarda le vendite, quello che è perso è perso, e la ripresa sarà molto lenta, anche perché le energie finanziarie generali sono deboli”.

State rinviando gli imbottigliamenti? Per il Soave alla fine potrebbe essere un bene? Una piccola consolazione?
“Gli imbottigliamenti sono bloccati per chi lavora con l’Horeca, soprattutto i piccoli produttori e le aziende agricole. Le cantine di medie e grandi dimensioni, che lavorano con la Gdo, invece stanno imbottigliando bene ed in alcuni casi a ritmi più sostenuti. Quindi per il Soave vendemmia 2019, l’imbottigliamento nelle aziende agricole sarà posticipato, così potrà usufruire di un affinamento più completo che darà sicuramente soddisfazione qualitativa maggiore. Il Soave è un grande vino bianco, buono da giovane ma al terzo anno raggiunge grande pienezza, espressione e complessità”.

Pensi che questo stravolgimento cambierà il nostro approccio al vino?
“Sicuramente perché questa drammatica esperienza ha cambiato noi soprattutto e le nostre abitudini… Sentiamo veramente la mancanza di condividere una buona bottiglia con gli altri, amici ed appassionati. Il vino è sempre stato simbolo di unione e di gioia, momento di incontro e di racconto di vita”.

C’è qualcosa che vorresti dire ai produttori di Soave?
“Ai miei produttori del Soave vorrei dire che, in questo difficile momento, oltre che resistere, è essenziale mantenere la vigna in ottimo stato qualitativo, prendendosene cura con lo stesso impegno anche se economicamente lo sforzo è ora maggiore. Ma di questo sono sicuro, poiché tutti i viticoltori sono nati e cresciuti in questa terra ad alta vocazione e le famiglie d’origine hanno già passato nella storia momenti difficili, mantenendo inalterati i nostri vigneti, che curati come giardini, sono stati ora riconosciuti Patrimonio di rilevanza mondiale della Ghias Fao”.

E alla ripartenza c’è un progetto per il Soave che possiamo anticipare?
“Sì, per il Soave è pronto un grande progetto di valorizzazione e rafforzamento della denominazione. Alla base ci sarà un piano di produzione triennale, predisposto dal nostro Consorzio Tutela, e primo del genere in Italia, ora in definizione presso il ministero dell’Agricoltura. Questo piano permetterà di gestire in modo ottimale tutta la denominazione. Le belle novità sono che finalmente ed ufficialmente sono state riconosciute 33 unità geografiche (Cru) e 26 vigne. Per questo il vino non si chiamerà più semplicemente Soave, ma sarà legato al nome della località, aggiungeremo quindi un toponimo dove è stata prodotta l’uva. Il tutto per mettere in risalto le ampie differenze di espressioni qualitative legate all’origine dei suoli di origine, che sfumano da diversi colori di terreni vulcanici, alle roccie calcaree di remota natura marina. Diventerà notevolmente interessante ed intrigante poter mettere il naso per carpire le delicate nuance che caratterizzano ogni cru ed ogni vigna del comprensorio del Soave ed assaporare quanto di bello e variegato la natura ci ha donato”.

F.C.