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Scenari

Le affinità tra Etna e Borgogna…

29 Ottobre 2023
Calici pronti per essere assaggiati – ph Vincenzo Ganci, Migi Press Calici pronti per essere assaggiati – ph Vincenzo Ganci, Migi Press

Non siamo neppure sullo stesso parallelo. E tra la Borgogna – situata nella parte nord est della Francia – e l’Etna – pennacchio della Sicilia orientale – intercorrono oltre mille chilometri in una linea d’aria che nel mentre attraversa l’intera brezza del Mar Tirreno. Ad accomunarli è, però, il terroir inteso nel senso più profondo del termine. L’Etna come la Borgogna allora o viceversa. Entrambi custodi delle proprie origini, tutelate, amate e in ultimo esaltate. “Non produco Pinot Noir produco Bourgogne” direbbe un vigneron di quelle parti, e non da meno un etneo.
Due rari casi, dunque, dove il vitigno quasi perde di valore, se considerato a se stante – e ad emergere è, invece, un territorio, una storia e una comunità.

La grandezza e il successo di queste due zone allora sta in questo. In una comunità operosa che pone al centro la manodopera continua dei muretti a secco – presenti in ambo i territori; o che alleva le proprie viti a spalliera (Borgogna) o ad alberello (Etna) prescindendo dalla resa che vorrebbe un Dio denaro; o che ancora vendemmia secondo i tempi della natura (precoce il primo – tradivo, invece, il Nerello Mascalese) e vinifica secondo le tradizioni di un passato sempre vivido nelle menti anche delle giovani leve che si apprestano a fare un Bourgogne o un Etna.
La risultante di tutto ciò è allora, quasi come logico corollario, anche un forte appeal commerciale che altro non è – salvo rari casi – se non l’esatta rispondenza della sua qualità.

Non bisognerebbe stupirsi, allora, dei prezzi a scaffale o delle sempre limitate quantità. Non tutto è una bolla commerciale, e a volte, come in questi casi, le regole di mercato sembrano allinearsi all’etica e al sacrificio del bene prodotto. Ma se è questo il match point, per tutto il resto Etna e Borgogna sono, invece, figli di madre diversa. L’uno, il Nerello Mascalese – originario della piana di Mascali – che ha trovato la sua vocazione nel versante nord etneo tra i comuni di Randazzo e Castiglione di Sicilia – vede nel suo fratello minore, il Nerello Cappuccio – la sua tradizionale vinificazione. L’altro, invece, il Pinot Noir, non ha mai ammesso contaminazioni presentandosi unicamente, sin dall’epoca preromana, nella sua veste in purezza. In comune, poi, – nel profilo gustativo – sembrano avere ben poco da rinvenire. Se non fosse che sottigliezza di profumi e sorsi venati da intrinseca eleganza li rendono incredibilmente simili. Così, a Taormina Gourmet, in una degustazione alla cieca – condotta dal giornalista Federico Latteri insieme con Daniele Cernilli – alias Doctor wine – e la giornalista spagnola Amaya Cervera – ad 8 calici è affidato il compito di evidenziate i caratteri distintivi e le peculiarità stilistiche di questi due grandi terroir.

LA DEGUSTAZIONE

Di seguito le note di degustazione, precisando che le bottiglie sono state scoperte solo al termine. Mentre nelle parantesi i nomi delle società distributrici in Italia dei vini francesi in degustazione.

Rully AOC 2020 – Joseph Drouhin (Balan)
Un intenso violaceo colora il calice e si apre a sentori di una fragola fresca e poi a sbuffi di lavanda. Nel sorso è la parte salata a farla da padrona.

980 Igp Terre Siciliane 2020 – Azienda Agricola Sciara
La minore densità di colore e la preponderanza di erbe fresche del mediterraneo appena colte dove è il mirto, in particolare, la sua matrice olfattiva. Ed è su questa che, poi, si articola un palato dai tannini puntiformi e dal giusto apporto acido-sapido. Equilibrio sopraffino.

Pettinocerelle Etna Rosso Doc 2020- Statella
Scarico il suo colore in un naso esile, appena accennato tra note di anice e petali di rosa rossa. In coerenza con un sorso che, con assoluta grazia ed eleganza, sa imprimersi al palato senza alcuna sbavatura né eccessi. Sublime.

Clos des Marconnets Beaune Premier Cru 2020 – Domaine Chanson (Meregalli)
Profondo nel colore e in un olfatto dal naso in salamoia, poi di olive verdi e di ciliegia scura. La sferzata di notevole freschezza viene interrotta da un tessuto tannico, di grande fattezza qualitativa, che si assesta imperioso regalando una sensazione di austerità in deglutizione.

Moscamento 1911 Etna Rosso 2020 – Tenuta di Fessina
Un rosso scarico tra note di spezie e frutta rossa. Ma è in retronaso che un’arancia gialla sa regalare una ancora più confermata personalità in un sorso dai tannini integrati e dalla beva incessante.

Greves Beaune AOC Premier cru 2020 – Joseph Drouhin (Balan)
L’intensità di un colore e i dolci sentori di prugna e vaniglia. Coerentemente il sorso si assesta su linee orizzontali, avvolgendo completamente il palato in un equilibrato apporto acido-sapido.

Gevrey Chambertin 2020 – Louis Latour ( Sarzi Amadè)
Leggere affumicature e odori della terra. Un sorso gestito tra un mirabile equilibrio nella sua tessitura tannica fitta e fine e una acidità ben gestita. Tale è che il sorso diventa null’altro che eleganza liquida.

Barbagalli Etna Rosso 2020 – Pietradolce
Floreale. Sottile. Elegante. Dai rimandi alla dolcezza. In retronaso arriva una bella sensazione di frutta rossa fresca e la sensazione è che la grande qualità dell’Etna stia in questo calice.