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Scenari

“Vi racconto quanto è amato il vino italiano in Norvegia”

06 Marzo 2024
Jørgen Ljøstad, importatore di vini in Norvegia per la società Nos Dos As Jørgen Ljøstad, importatore di vini in Norvegia per la società Nos Dos As

Tra i cinque vini rossi più venduti in Norvegia ci sono due italiani: al terzo e quarto posto si posizionano il Graticcio Appassionato  di Tommasi dell’omonima azienda veneta con 526.116 litri venduti (poco più di 700 mila bottiglie) e la Barbera Silenzio di Pietro di Campo con 422.216 litri venduti (562 mila bottiglie circa). 

La storia del vino in Norvegia è molto particolare. Si tratta di un Paese con 5 milioni di abitanti con temperature invernali molto basse. Per questo motivo e a causa del consumo di alcol in quantitativi elevati, in Stati come la Norvegia, la Svezia e la Finlandia, è stato introdotto il monopolio per la vendita di alcolici. “Quando fu introdotto il Vinmonopolet sembrava quasi una farmacia”, racconta a Cronache di Gusto Jørgen Ljøstad, importatore di vino in Norvegia e proprietario di Non Dos As, società di importazione fondata nel 2007. “Oggi – continua Ljøstad- nel monopolio di Stato ci sono enoteche con una delle scelte migliori del mondo. Sono disponibili più di 40mila etichette diverse e si può acquistare anche online”.

 

Il costo delle bottiglie

Il Vinmonopolet ha orari fissi e non è aperto la domenica, ma gli addetti alle vendite sono persone esperte, gente del settore del vino che ha studiato. La particolarità è che se un cliente trova una bottiglia difettosa può riportarla indietro per la sostituzione o avere un rimborso totale della spesa. Cosa diversa per i ristoranti che hanno la licenza di acquistare etichette indipendentemente dal monopolio. La Norvegia sta diventando sempre più un Paese di appassionati al mondo del vino, nonostante i prezzi molto alti che dipendono da più fattori: al prezzo della bottiglia bisognerà aggiungere il 25% di Iva, la tassa per l’ambiente di circa 14 centesimi e la tassa sull’alcol, in base al grado alcolico del vino. Andando sul pratico, per una bottiglia di vino (0,75 litri) che contiene il 12% di alcol e costa 150 NOK (13 euro) al Vinmonopolet, l’imposta sull’alcol nel 2023 è di circa 45 NOK (3,92 euro) e l’IVA di 30 NOK (2,62 euro), e queste tasse insieme costituiscono la metà del prezzo al dettaglio. Si parla di 3,75 NOK (33 centesimi) per un grado di alcol.

Il dato del consumo pro capite di vino in Norvegia è stato di 2,22 litri di alcol puro nel 2019, segnando un leggero aumento dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Dal 2014, il consumo pro capite è diminuito in media dello 0,3% all’anno. Questo dato colloca la Norvegia al 32simo posto nel confronto tra i Paesi per consumo di vino pro capite.

 

 

I più apprezzati

Il vino rosso più importato in Norvegia è americano ed è il Falling Feather Ruby Cabernet sauvignon seguito dall’etichetta spagnola Marqués de Nombrevilla dell’azienda Mountain Vines Garnacha. Tra i bianchi la sfida è principalmente tra Francia e Germania: il più acquistato è lo Chardonnay Laroche  con più di 700 mila bottiglie vendute, il secondo è il Riesling Wongraven Morgenstern. Tra gli spumanti c’è invece molta Italia: primo in classifica il francese Delorme Cremant de Bourgogne Blanc de Noirs Brut ma poi il nostro Paese fa da padrone: secondo posto per un Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut seguito da un altro Prosecco Extra Dry e dal Pizzolato Spumante Rosé Extra Dry.

I vini italiani, soprattutto quelli prodotti in Piemonte e in Toscana sono molto apprezzati, ma aumenta anche il consumo di vini siciliani. “I piatti italiani – ci dice Jørgen Ljøstad – si trovano ovunque. La Barbera o il Sangiovese vengono consumati molto con il merluzzo. In Norvegia si va anche a caccia di renne o alci e il vino rosso si abbina facilmente”.

 

Jørgen Ljøstad ha iniziato a lavorare come product manager per il monopolio norvegese. Dal 2007 ha però creato la società Non Dos As. “Non Dos” è un’espressione utilizzata per indicare uno Champagne completamente secco e senza zuccheri aggiunti, caratteristiche spiega la filosofia dell’azienda: “Noi abbiamo sempre voluto puntare sui vini che abbiano un intervento dell’uomo ridotto o produttori che tirano fuori vini ricorrendo a metodi biologici e/o biodinamici. I vini che preferiamo portiamo in Norvegia sono quelli che vorremmo bere noi. All’inizio è stato difficile portare vini con tecniche di produzione che non fossero convenzionali ma negli ultimi 6/7 anni la nostra intuizione ha iniziato ad avere molto successo”.

 

Il futuro

I cambiamenti climatici, intanto, cambiano sempre più i panorami e le sfide. Succede così che inizia a essere coltivata la vite anche in Norvegia. “Un produttore siciliano mi ha detto che vorrebbe spostarsi qui dopo l’estate, questa cosa può essere anche vista come una battuta ma fa riflettere molto”. E chissà che la Norvegia non diventi un nuovo competitor nella produzione di vino.