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Scenari

Palermo Showcooking raccontato dalle blogger: ecco il post di Stefania Oliveri di Cardamomo&Co

17 Aprile 2014
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Palermo Showcooking ha riservato uno spazio all’Aifb, l’Associazione Italiana Foodblogger, rappresentata nell’ambito della manifestazione da quattro blogger palermitane, Stefania Oliveri di Cardamomo &Co, Stefania Conti di Profumi e Sapori, Elena Benfante de La montagna Incantata e Fina Curcio de L’avvocato nel fornetto.

Ciascuna di loro ha potuto incontrare uno chef tra quelli che hanno partecipato agli show cooking e scambiare quattro chiacchiere. Ecco il racconto di Stefania Oliveri di Cardamomo & Co.
 
 
Incontrare uno chef del calibro di Igles Corelli (e non mi riferisco assolutamente alla sua stazza), è stato un onore e un privilegio. Emozionatissima fin da quando avevo saputo che avrei partecipato al suo show cooking, non vi dico quando l'ho visto lì, a pochi passi da me. L'emozione è iniziata già da casa, dove ho dimenticato tutto il mio armamentario, dimenticando l’obiettivo giusto per fotografare. Quando gli ho stretto la mano, però, mi sono sentita subito a mio agio.


Igles Corelli è un grande sotto ogni punta di vista. Un uomo davvero simpatico, modesto, umile, paziente che, non solo, non se la tira per niente e ma ti tratta come sua pari, quando pari, non lo sei per niente. Sono riuscita perfino a fargli una semi intervista (ok, me la tiro un po' troppo, diciamo che gli ho lasciato dire qualche parola, fra il fiume delle mie) e lui paziente, mi ha ascoltata, ha cercato di rispondere e ha pure aspettato che l'autoscatto, per ben due volte, ci facesse una foto, sebbene, dall'altra parte ci fosse una persona viva e vegeta che stava provando a scattarla, solo perché io, per non mettermi gli occhiali, non sono riuscita a vedere il simbolino dell'autoscatto.
Ma partiamo dal principio.

Già negli anni '80, a soli 23 anni, comanda una brigata, nella quale c'è anche l'allora sedicenne Bruno Barbieri. Anni in cui il must erano le farfallette al salmone, lui era avanti mille anni luce, con piatti d'avanguardia, che si vedono solo oggi. Adesso, nel suo attuale ristorante a Pescia, Atman, continua a sperimentare e con l'umiltà che lo contraddistingue, lo racconta come una cosa da non dire: “Io propongo i miei piatti senza dire che sono il frutto di ricerca, così le persone mangiano e apprezzano, senza preconcetti”.

Quando poi gli chiedo se, nel suo ristorante, è attrezzato per accogliere i celiaci, mi stupisce con la competenza nell'affrontare la situazione. E poi aggiunge “io sono sempre pronto a preparare del cibo senza glutine, qualsiasi cosa del mio menù, e stiamo molto attenti, ma non ho la doppia cucina…”. E io, se è possibile, lo adoro anche di più. Poi vado un po' sul personale e chiedo cosa ne pensa dei food blogger, visto che rappresento la neonata AIFB (Associazione Italiana Food Blogger). E ancora una volta mi stupisce con la sua risposta: Persone competenti, che amano il buon cibo e che fanno informazione gratis, oltre a farci pubblicità gratis… personalmente li adoro!” Mi sento anche rinfrancata da questa sua risposta, visto che, di solito, veniamo piuttosto bistrattati da tutti.


Chiedo ancora: “ma visto che c'è tutta questa attenzione verso gli ingredienti, il territorio, le tecniche e il rispetto per le materie che, in primo luogo, portate avanti voi chef, e visto che anche i blog di cucina e le trasmissioni in TV trattano il tema, come mai, poi, i libri più venduti, in realtà osannano le scorciatoie a buon mercato”La risposta, o più che altro, la domanda è stata: “come mai io ho scritto 12 libri che hanno venduto solo 64.000 copie (solo???) e qualcun altro ne ha venduto 800.000?” e ovviamente ho apprezzato, l'onestà dello chef. Per cui mi sono detta, che nonostante tutto, allora, c'è ancora moltissimo da fare…

Infine, l'ho lasciato andare dopo che mi aveva dispensato una serie di trucchi e trucchetti da riproporre in cucina, di cui non fa segreto a nessuno, perché lui crede nella formazione e anzi pensa che solo attraverso il comunicare il proprio sapere si può crescere e si possono superare nuove frontiere. E poi ha iniziato a preparare il suo risotto con la Vastedda del Bèlice, per tutti i presenti. A quel punto, i trucchi e i segreti in cucina, alla portata di tutti, si sono moltiplicati e per ogni passaggio ci affascinava con la sua infinita esperienza.  La ricetta, però, non è assolutamente alla portata di tutti, sebbene ci abbia spiegato ogni passaggio, perché ha “giocato” con questo formaggio, donandogli tre consistenze diverse, ma che solo un genio come lui, può dapprima ideare e poi riproporre. In ogni caso è stata una gioia per il palato poter assaggiare il suo meraviglioso risotto!