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Scenari

Toscana, meno bottiglie, ma più fatturato. Bene l’export, preoccupa il mercato interno

13 Febbraio 2023
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di Emanuele Scarci

Più fatturato, ma meno bottiglie vendute. Per il vino made in Tuscany il 2022 sarà ricordata come un’annata a due facce, complice caro vetro, bollette roventi ed eventi geo-politici.

Sul fronte commerciale, secondo i dati dell’Associazione vini toscani, l’anno scorso le bottiglie immesse sul mercato delle Doc Top 15 sono state 270 milioni, in calo del 5% sul 2021. Mentre sul versante dell’export, i dati Ismea, presentati alle Anteprime di Toscana, stimano ricavi per le Dop di oltre 690 milioni di euro (+7%), anche a fronte di una flessione dei volumi (-3%). In dettaglio, Ismea segnala che nel ranking nazionale la Toscana è settima per vino prodotto, con una quota media del 5% del totale. La sua unicità, tuttavia, emerge nel poter vantare sul suo territorio di 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 Dop (11 Docg e 41 Doc) e 6 Igt che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana. Qualche preoccupazione in più arriva dalla domanda interna. L’anno scorso le Dop toscane hanno registrato una riduzione del 10,6% in termini di volume, a fronte di un calo di circa il 6% dell’intero comparto del vino. In termini di spesa i vini Igt toscani mostrano invece per il secondo anno consecutivo una dinamica positiva con un +2,8% dopo il +3,5% dello scorso anno.

Chi sale e chi scende
Spacchettando i dati 2022 degli imbottigliamenti, l’Associazione vini toscani segnala il +6% del Nobile e del Rosso di Montepulciano, il +3% di Bolgheri e del Rosso di Montalcino (annata 2020). Tra le Doc in calo, ci sono gli scivoloni del Chianti (-15%) e del Brunello di Montalcino (-14%) con l’annata 2017 e la Riserva 2016. Arretrano anche il Morellino (-11%) e la Vernaccia di San Gimignano. In lenta retromarcia il Chianti classico (-4%) e il Maremma (-1%). Da notare che l’Igt Toscana è salito fino al gradino più alto del podio con 96,5 milioni di bottiglie mentre il Chianti è scivolato a 82 milioni.

Arrivano le Uga
Al di là del puro raffronto annuale, il Consorzio del Chianti classico sottolinea il +6% sulla media del triennio precedente e il +17% dei ricavi e addirittura +46% rispetto al 2020. Si conferma la tendenza alla crescita del peso (a volume e a valore) delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione che rappresentano circa il 45% della produzione e il 56% del fatturato. “Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – dichiara Giovanni Manetti, presidente del Consorzio – e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada. Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza capillare nei paesi di riferimento. Molto importante per questo è il progetto delle Unità geografiche aggiuntive che prevede l’introduzione del nome della località in etichetta”. Dal Consorzio fanno sapere che per le Uga si attende, a breve, il decreto del ministero che consentirà di segnalarle sull’etichetta del Chianti classico Gran selezione dal prossimo 1° luglio.