Uno studio condotto su un campione di api nere sicule per documentare le importanti proprietà nutraceutiche del loro miele. Si chiama ProNera ed è stato portato avanti dal dipartimento di Scienza e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dell’Università di Palermo in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Bologna e con un gruppo di apicoltori siciliani capeggiati da Carlo Amodeo.
Il progetto, finanziato nell’ambito della Sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” PSR Sicilia 2014/2020, ha permesso di stabilire quali siano le condizioni ottimali di smielatura e conservazione che consentono di mantenere un alto contenuto di polifenoli nel miele di Apis mellifera. A portare avanti lo studio è stato Mario Allegra, docente ordinario di Biochimica dell’Università di Palermo.
“Il nostro obiettivo – spiega il professor Allegra – era quello di fornire un aiuto ai produttori di miele, indicando in quali condizioni il miele di ape nera ha la maggior concentrazione di polifenoli, in parte responsabili della capacità di questo alimento di esercitare degli effetti benefici sulla salute dell’uomo”.
Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato che i polifenoli contenuti nel miele sono in grado di contrastare lo stress ossidativo, di inibire lo sviluppo di processi infiammatori cronici, di contrastare l’insorgenza di patologie cardiometaboliche e neurodegenerative in numerosi modelli sperimentali in vitro e in vivo. “La presenza e l’efficacia dei polifenoli contenuti nel miele dipendono, tuttavia, da numerosi fattori, tra cui l’origine botanica, la specie di ape, le condizioni ambientali e le pratiche apistiche – continua Allegra -. In questo contesto, questo progetto ha analizzato l’influenza sul contenuto di polifenoli di due aspetti operativi spesso trascurati nella produzione del miele:il tempo di raccolta e il grado di umidità durante la conservazione”.
Dieci arnie di Apis mellifera sicula sono state posizionate in un campo di sulla durante la fioritura primaverile. Ogni arnia è stata dotata di melari divisi in due sezioni per consentire la raccolta comparativa del miele con una smielatura rapida dopo 7 giorni dall’inizio della fioritura e una tradizionale alla fine della fioritura, dopo circa 8 settimane.
“Ciò che è emerso è che la raccolta alla fine della fioritura determina una riduzione di polifenoli del 45 per cento – spiega il docente di Biochimica –. Si tratta di un dato che fa riferimento all’analisi chimica ma questo risultato è stato confermato anche in un sistema cellulare con una riduzione del 19 per cento”.
Successivamente, i campioni di miele sono stati sottoposti a deumidificazione mediante esposizione controllata a flussi d’aria calda in camere climatiche, fino a raggiungere tre livelli di umidità standardizzati: 14, 16 e 18 per cento. “I campioni così ottenuti sono stati conservati a temperatura ambiente per 90 giorni – continua Allegra – e lo studio ha dimostrato che se l’umidità si mantiene ad un livello pari o minore del 16 per cento, si ha un mantenimento dei polifenoli”.
I risultati di ProNera, hanno dimostrato, dunque, che la smielatura precoce e una deumidificazione fino al 14–16 per cento sono cruciali per preservare il contenuto fenolico e quindi le proprietà antiossidanti del miele. “La qualità funzionale del miele di ape nera può essere migliorata mediante pratiche apistiche mirate. La raccolta anticipata e una conservazione a bassa umidità preservano la concentrazione di composti antiossidanti. Il miele così prodotto – conclude il docente universitario – può essere promosso come alimento nutraceutico d’eccellenza, con potenziale impatto commerciale e sanitario”.
Un dato rilevante soprattutto se si considera che l’apicoltura in Sicilia è una realtà economica che conta circa duemila apicoltori e oltre 140 mila alveari, terza in Italia per numero di famiglie d’api e quantità di miele prodotto. In un prossimo articolo parleremo delle caratteristiche genetiche dell’ape nera sicula studiate sempre grazie al progetto ProNera.