In Lussemburgo si fanno vini. E se ne fanno di più e sempre più buoni. In questo granducato di appena 2.500 chilometri quadrati, un decimo della Sicilia, tanto per farsi un’idea, la suggestione del fare vino è sempre più crescente per quanto il numero dei viticoltori sia in calo e siano favorite le aggregazioni aziendali. È un piccolo stato incastonato tra la Francia, il Belgio e la Germania. Il confine tedesco è a pochi chilometri dalla Capitale e la Mosella, affluente del Reno che evoca vini buonissimi sul suolo germanico, patria di quel Riesling tanto osannato e con pochi emuli, traccia in parte proprio la geografia tra le due nazioni per ben 36 chilometri di confine. Si comprende che per il Lussemburgo è difficile farsi notare tra gli appassionati, stretto tra una Francia dagli indiscutibili primati e da una Germania, giusto quella parte, che è quella a più alta vocazione per fare vini.
Tuttavia c’è un’azienda che merita di essere conosciuta e assaggiata. Ed è a pochissima proprio dalla Mosella, nel territorio di Schengen, il piccolo paese che ha dato il nome a uno dei più importanti trattati dell’Unione Europea. È la piccola cantina di Bob Molling, giovane e appassionato vigneron lussemburghese. Il vino è sempre stata la sua passione, grazie al fatto che la sua è una famiglia che con la campagna ha avuto sempre un legame molto forte. Non è un caso che Bob abbia fatto anche un po’ di esperienza in una cantina del Sud Africa e che conosca bene i vini italiani, per esempio. Bob racconta: “L’anno determinante è stato il 2019 quando mi è stato offerto un vigneto di mezzo ettaro da mia nonna. È stata la scintilla. E pensare che non ho mai pensato di poter fare vino e avere il mio nome scritto su una bottiglia di vino. E invece è accaduto. Oggi coltiviamo 4 ettari di vigneto, principalmente nel comune di Schengen”.
L’etichetta forse più rappresentativa, tra le otto prodotte è Roots, una parola semplice ma significativa. Perché Roots vuol dire radici. E Bob spiega con un sorriso che lo ha chiamato così per riferirsi ai suoi antenati e al suo esordio come vignaiolo. “Ad oggi questo vino rappresenta un po’ me stesso”, dice. È un blend formato all’80 per cento da Pinot Bianco e da un 20 per cento di Auxerrois, uva molto diffusa in questa parte d’Europa. “Bassissimo il mio intervento nelle fasi di produzione, è il mio signature wine. Ma lavoriamo anche con una vasta gamma di varietà di uve diverse che vanno dal vecchio Elbling la cui alta acidità è ideale per i Crémant ai Pinot Bianco e Nero e al Riesling. Amando e curando i vecchi vigneti, siamo convinti che il segreto sia quello di investire molto lavoro manuale nei nostri campi per avere sempre più vini piacevoli e territoriali”. Non sfugga che i prezzi di questi vini sono particolarmente abbordabili perché gli manca la storia e i richiami dei terroir più prestigiosi. Ma alla fine potrebbe essere un vantaggio per le nostre tasche e si beve bene.
C’è anche un Crémant perché il Lussemburgo è ai piedi del “Bassin de Paris”, luogo ideale per la produzione di vini metodo classico, chiamati per l’appunto Crémant de Luxembourg. E quello di Bob Molling c’è piaciuto molto. Continua il vigneron: “I terreni che stiamo lavorando sono soprattutto costituiti da un suolo formato da calcare con uno strato di argilla. Questo si adatta particolarmente bene ai Pinot e agli Auxerrois, permettendoci di ottenere aromi fruttati piacevoli dal finale persistente. Poi la zona presenta molti micro climi attraverso il suo paesaggio tra colline, valli e fiume. Questo combinato con il clima fresco, ci consente di produrre vini con alcool basso, con temi di frutta e freschezza al palato”. Il successo del Crémant è confermato dalle bottiglie tutte vendute. Poi esiste anche il Rubi, un rosso fruttato e leggero. Ed ancora le etichette dei monovitigni come il Riesling, l’Auxerrois e i due Pinot, sia bianco sia nero. “Ho iniziato per scommessa ma non avrei mai immaginato che diventasse il mio quotidiano, la mia attività principale. Le vendite vanno bene, il lavoro in vigna è incessante. E il clima più mite aiuta a fare vini sempre più buoni”. Il Lussemburgo del vino ha un futuro.