Arrivati a Manduria, vicino Taranto, da Gianfranco Fino, ecco una sorpresa: qui dove i vini rossi la fanno da padrone, nella terra del Primitivo, ci troviamo di fronte ad un bianco: “Sedicimila”, un Fiano in purezza vendemmia 2024, da pochissimo sugli scaffali delle enoteche, che abbiamo avuto il piacere di assaggiare in anteprima.
Ecco le parole dello stesso Fino su questa nuova scommessa: “E’ un vino in cui credo molto, prodotto con un vitigno che considero autoctono e che nella nostra terra dà risultati molto soddisfacenti. “Sedicimila” perché è stato il numero di barbatelle, proprio di fiano, che Carlo II d’Angiò, re di Napoli, introdusse a fine 1200 in Puglia, precisamente a Manfredonia in una sua tenuta, barbatelle provenienti da Cava de’ Tirreni. Questo vino ha una vinificazione particolare: infatti il mosto, prima della fermentazione, viene sottoposto ad un processo di stabulazione a freddo (mantenere il mosto a bassa temperatura, ndr), che consiste nel mantenerlo a contatto con le fecce per 6 giorni a circa 4 gradi, per aumentarne l’intensità aromatica. Dopo decantazione e vinificazione in acciaio il Sedicimila viene trasferito in tonneaux prima dell’imbottigliamento e solo dopo sei mesi di sosta viene immesso in commercio”.
Davanti al bicchiere, la prima sensazione è quella di trovarsi di fronte a un vino importante, dai profumi delicati di fiori bianchi che si evolvono verso note di susine e pesca. Piacevole la sfumatura di rovere dolce. Il sorso è teso, sapido, con richiami agrumati; l’acidità vivace sostiene un corpo pieno e una chiusura lunga e coerente.
Raccontata questa novità, vale la pena ricordare che in questa stessa cantina nasce l’Es, il celebre Primitivo che da anni figura stabilmente tra le prime dieci posizioni della classifica Gentleman, unica etichetta insieme al Sassicaia a mantenere un tale primato. Un vino che mette d’accordo tutti i critici, grazie a valutazioni costantemente di eccellenza, favorito da un territorio dove la variabilità delle annate è minima e da una materia prima sempre di altissima qualità, poco influenzata dalle condizioni meteorologiche.
Gianfranco Fino lo sa bene e afferma, con una punta d’orgoglio, che “i grandi vini non si fanno solo a Barolo: la Puglia ha il potenziale per confrontarsi alla pari con le realtà vinicole più importanti d’Italia”. L’azienda nasce nel 2004 da un piccolo appezzamento di poco più di un ettaro, con un vecchio vigneto di Primitivo ad alberello. Da allora, con un lavoro costante e meticoloso, sia in vigna che in cantina, e con l’aiuto delle tecniche più aggiornate, Fino è arrivato ai vertici della produzione italiana.
“Le rese nei miei vini sono bassissime”, spiega, “e la densità d’impianto nei nuovi vigneti è di circa diecimila piante per ettaro, quindi molto alta. I legni li scelgo personalmente in Francia, privilegiando lunga stagionatura (36 mesi) e tostatura leggera. Vinifico separatamente le uve provenienti dalle diverse parcelle per controllarne le peculiarità. I vini non sono filtrati né chiarificati e aggiungo il minimo indispensabile di solfiti. L’affinamento dura circa dieci, undici mesi in barrique”.
I risultati confermano la bontà delle scelte, con una gamma che si è ampliata nel tempo fino a comprendere anche un metodo classico blanc de noir, destinato ad affiancare tra qualche anno il rosé attualmente in produzione, entrambi da uve di Negroamaro.
I vini assaggiati mostrano un livello qualitativo molto elevato. Ecco alcune note di degustazione:
GF Metodo Classico Rosé 2019
Prodotto da uve di Negroamaro con dosaggio zero, è vinificato in barrique e sosta sui lieviti per almeno 36 mesi. I profumi richiamano frutti rossi freschi e leggere sfumature di rovere. Il meglio di sé lo offre al palato: ingresso deciso, sorretto da una spalla acida importante e da una struttura solida.
Jo 2023 (Negroamaro)
Il naso evidenzia frutto rosso maturo, quasi di confettura, e note di liquirizia. Il sorso è succoso, con tannini fitti e piacevole freschezza. Di buon corpo, chiude lungo e coerente.
Se 2023 (Primitivo)
Prodotto dai vigneti intorno alla cantina, piantati nel 2010, si apre con una ventata di incenso e aromi balsamici, accanto ai consueti profumi di ciliegia e frutti di bosco. Al palato è potente e avvolgente, con tannini levigati e ottima bevibilità.
Es 2022 (Primitivo)
Ottenuto dalle vigne più vecchie, resta il campione di casa. Gli aromi partono con discrezione per poi aprirsi in tutta la loro complessità: erbe officinali, frutti di bosco, spezie. Colpisce la compostezza del bouquet. In bocca mostra struttura, tannini setosi e freschezza. Armonico e di lunghissima persistenza.
Gianfranco Fino Viticoltore
Contrada Reni
Manduria (Taranto)