Con un bilancio da montagne russe, si è conclusa la vendemmia tra Modena e Reggio Emilia. Se un lato, le uve raccolte presentino qualità eccellenti, dall’altro i volumi risultano sensibilmente ridotti rispetto all’anno precedente. In particolare, il calo medio complessivo si attesta intorno al 17%, che per le uve Lambrusco scende fino al 12%. A livello quantitativo, si tratta dell’annata più scarsa dal 2017 a oggi.
Un’annata anticipata questa del 2025, per una vendemmia partita con circa due settimane d’anticipo rispetto alla media storica. Un fenomeno legato all’andamento climatico dei primi mesi dell’anno, che ha accelerato la maturazione delle uve.
“Le condizioni meteorologiche della primavera e dell’estate hanno inciso fortemente sul ciclo vegetativo,” spiega Claudio Biondi, presidente del Consorzio Tutela Lambrusco. “In particolare, le escursioni termiche marcate nei mesi precedenti la raccolta hanno favorito un’elevata concentrazione aromatica nei grappoli. Le uve si presentano con profili olfattivi intensi e qualità ottima.”
Ma se la qualità sorride, la quantità preoccupa. Le varietà più colpite dal calo produttivo sono il Lambrusco Grasparossa e il Lambrusco di Sorbara, dove la contrazione è risultata più significativa.
Le cause? Principalmente due. Da un lato, la minore allegagione dovuta all’elevata piovosità registrata in primavera, che ha ostacolato una corretta impollinazione e allegazione dei fiori. Dall’altro, i picchi di calore estivi, che hanno provocato un calo del peso medio dei grappoli, soprattutto nelle zone dove l’irrigazione è risultata difficoltosa.
In sintesi, il 2025 sarà ricordato come un anno con uve pregiate ma meno abbondanti. Una sfida per i produttori, che dovranno puntare ancora di più sulla valorizzazione della qualità per compensare la riduzione dei volumi.