Sembra proprio che nella sua storia la Tenuta di Artimino potrebbe anche aggiungere un capitolo per raccontare una sorta di cantiere sempre aperto già dall’epoca etrusca, per passare a Ferdinando I de’ Medici che fece costruire la maestosa Villa La Ferdinanda (oggi patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco), fino ai “lavori in corso” decisi dalla famiglia Olmo che ne ha acquisito la proprietà alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Tutti abitanti che, per secoli – e gli Olmo ne sono i perfetti eredi –, hanno sempre avuto cura di custodire colline e filari che da qualche anno sono oggetto di una profonda trasformazione.
Infatti, dopo gli ultimi anni di indagini agronomiche, ascolto del territorio, prove di vinificazione e studio scientifico dei suoli, la tenuta inaugura ufficialmente un nuovo corso con la linea di monovarietali, un progetto che introduce una rinnovata idea di cultura enologica. È l’esito di un cammino iniziato quasi quattro anni fa quando la famiglia Olmo ha deciso di ripensare la sua identità enologica restituendo centralità alle origini, alle vocazioni singolari delle parcelle, alla storia antica che queste terre custodiscono e che oggi torna ad essere raccontata con una sensibilità contemporanea.
Il racconto lo fa Annabella Pascale che, insieme a Francesco Spotorno Olmo, porta avanti la gestione della tenuta acquistata dal nonno Giuseppe Olmo (campione mondiale di ciclismo negli anni Trenta), tutelandone ogni sua componente di un organismo complesso che si estende tra vigne, boschi e oliveti, per 732 ettari, di cui 80 vitati, 540 ettari destinati a bosco e il resto alla coltura di 16.000 alberi di ulivo.
E, così, prima Annabella e poi Riccardo Cotarella (enologo dell’azienda), in occasione della degustazione organizzata a Milano presso l’elegante Hotel ME Milan Il Duca, hanno sottolineato che la scelta di avviare un nuovo progetto enologico nasce dalla volontà di dare forma a ciò che il territorio già sussurrava: una ricchezza varietale rara, una tessitura di suoli che mutano a pochi metri di distanza, un mosaico agronomico che meritava una lettura più profonda, una straordinaria biodiversità, suoli, esposizioni e altitudini diversi nel cuore dell’antica riserva di caccia medicea del Barco Reale. È da questa consapevolezza che prende avvio la nuova stagione di Artimino Wine Estate, con Annabella e Francesco che mettono insieme una squadra di figure di riferimento del mondo vitivinicolo: Vincenzo Ercolino con la sua profonda conoscenza nel mondo del vino; Attilio Scienza, massimo esperto di viticoltura; Riccardo Cotarella, uno dei più autorevoli enologi a livello internazionale.
Che, dice: “Tenuta di Artimino è una realtà straordinaria dove la storia del vino affonda le radici in epoca etrusca e si intreccia con la visione illuminata della famiglia Medici. Il nostro obiettivo è raccogliere questa eredità con rispetto e lungimiranza, coniugando tradizione e innovazione. Abbiamo impostato un progetto che parte dalla conoscenza profonda del territorio: lo studio di zonazione, durato due anni, ci ha permesso di mappare le potenzialità delle vigne con strumenti avanzati e vinificazioni sperimentali. Questo è il cuore della nostra filosofia: produrre vini che siano espressione autentica del terroir, con pratiche agricole responsabili e sostenibili; interpretare il territorio con uno stile contemporaneo. La famiglia Olmo (che con la Fondazione Giuseppe Olmo svolge un ruolo culturale e formativo molto importante non solo per la Toscana) ha investito in qualità e immagine e noi abbiamo introdotto protocolli di lavorazione delle uve e nuove linee di prodotto, come il Supertuscan, per dare voce alla grande ricchezza di suoli e microclimi. Vogliamo che i vini di Artimino siano distinguibili al primo sorso, ambasciatori di un territorio unico”.
Dopo tre anni di vinificazioni sperimentali per verificare in cantina quanto osservato in vigna, si è arrivati a tracciare una mappa dettagliata delle potenzialità viticole della Tenuta, individuando cinque appezzamenti simbolo, ciascuno capace di restituire un’identità varietale precisa e riconoscibile. Da questa ricerca sono nati i cinque Cru di Artimino, espressione autentica delle anime del territorio: Custode delle Tele Sauvignon Blanc 2024, Moreta Sangiovese 2022, Poggipiè Cabernet Franc 2022, Punto Ombra Chardonnay 2022, Vediavoli Chardonnay 2021. Ogni Cru è il risultato di una lettura delle vocazioni che il territorio ha svelato. Un percorso di conoscenza, di una ricerca enologica e agronomica condivisa che unisce scienza, esperienza e sensibilità.
Perché, aggiunge Annabella Pascale (Presidente del CdA di Artimino Wine Estate e della Fondazione Giuseppe Olmo): “siamo custodi di un’eredità che attraversa i secoli. Il nostro compito è farla vivere nel presente, con una visione che coniughi tradizione e innovazione, memoria e futuro. La Tenuta di Artimino ha un valore storico inestimabile, come patrimonio artistico-culturale e vitivinicolo, oggi vogliamo esprimere un modo nuovo di intendere l’impresa vinicola: non più un processo produttivo ma una piattaforma capace di generare valore attraverso l’unicità, la bellezza, la responsabilità verso il territorio e la sua storia. Con la presentazione dei nuovi Cru, Artimino ridefinisce la sua presenza nel mondo del vino, abbiamo scelto la via più complessa e più nobile: quella dell’identità, della ricerca e della coerenza. È l’inizio di una nuova stagione in cui il vino torna a essere, qui, un fatto culturale prima ancora che produttivo, una lente attraverso cui leggere il territorio, la sua storia e il suo valore senza tempo. Abbiamo voluto investire sull’eccellenza, la nuova linea di monovarietali è il primo risultato dell’ampio lavoro svolto, siamo molto soddisfatti, adesso li porteremo al pubblico di appassionati in Italia e sui mercati internazionali”.
Accanto ai nuovi cru, Artimino Wine Estate offre i suoi Classici Toscani, che continuano a custodire il patrimonio storico del Carmignano DOCG, l’equilibrio secolare tra Sangiovese e Cabernet, e del Chianti DOCG. Ma se i Classici rappresentano la memoria, i Cru rappresentano la visione: sono il punto di intersezione tra ricerca scientifica e interpretazione poetica del paesaggio, tra la disciplina agronomica e quella forma di sensibilità che appartiene al saper fare vino quando il vino diventa racconto. Questi i vini degustati nell’appuntamento milanese organizzato dalla Tenuta di Artimino:
Artumes, Toscana Bianco Igt 2024
Blend di uve Trebbiano toscano (70%) e Petit Manseng (30%) provenienti dalle vigne impiantate su suoli profondi e particolarmente fertili per l’elevata disponibilità idrica, che una volta in cantina vengono trattate con ghiaccio secco per mantenere gli aromi ed evitare eventuali ossidazioni. La pressatura delle uve è molto soffice e, prima della fermentazione alcolica, il mosto permane per 24 ore al fine di ottenere un illimpidimento statico. A fermentazione alcolica ultimata, il vino sosta sulle proprie fecce nobili per 2 mesi. Alla degustazione il vino si presenta con un bel colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso si percepiscono note di fiori gialli, pesca e sentori agrumati. In bocca è un vino intenso, fresco, vibrante e di piacevole beva. Artumes è il nome originario del borgo etrusco di Artiminio, importante sito etrusco dove già allora si produceva il vino.
Custode delle Tele, Sauvignon Blanc Toscana Igt 2023
Sauvignon Blanc selezionato in un vigneto impiantato su terreno calcareo-marnoso ritenuto ottimo per svariati vitigni anche per le buone escursioni termiche che favoriscono il mantenimento di una buona acidità nelle uve. Le uve vengono raccolte alle prime luci dell’alba per preservare al meglio gli aromi varietali tipici del Sauvignon Blanc, con una doppia selezione dei grappoli prima di effettuare la pressatura soffice. La fermentazione alcolica si svolge in serbatoi di acciaio inox a basse temperature per esaltare al massimo la componente aromatica delle uve e, quando è quasi completata, il 30% della massa viene travasato in barrique nuove di rovere francese per processo fermentativo. Il vino poi matura sulle fecce nobili per 8-10 mesi. E, così, nel calice troviamo un vino di colore giallo paglierino brillante con riflessi dorati, consistente e cristallino, con tutti i crismi di eleganza e struttura equilibrata. Complessi i profumi tra lime, frutta tropicale, spezie dolci e accenni minerali eleganti. In bocca è avvolgente e fresco, con acidità vibrante, note tostate delicate, lunga persistenza e finale sapido armonioso.
Chianti Montalbano Riserva Docg 2022
Risale al 1932 la definizione delle 7 diverse zone del Chianti tra cui proprio il Chianti Montalbano e l’intero comprensorio del Carmignano furono inglobati nella denominazione Chianti DOC. Alcuni documenti storici attestano la presenza di questa sottozona già nell’800 d.C. sotto il dominio dei Franchi. I suoli del Chianti Montalbano sono ricchi di rocce sedimentarie, argilliti e buona presenza di scheletro. Le uve Sangiovese utilizzate per la produzione di questo Chianti, dopo la pigiatura, vengono messe in serbatoi di acciaio inox dove inizia la fermentazione alcolica a temperatura controllata, con una durata delle macerazioni di circa 20 giorni. Al termine della fermentazione alcolica, il vino viene trasferito in botti di rovere di Slavonia di piccole e medie dimensioni, dove sosta per almeno 12 mesi. Segue un affinamento in bottiglia per almeno 6-8 mesi prima di essere immesso sul mercato. Nel calice il colore del vino è rosso rubino intenso. I profumi sono prevalentemente di ciliegia, viola mammola e arancia sanguinella. In bocca è un vino deciso, con buona intensità e freschezza sostenute da un tannino dolce che accompagna a un finale persistente.
Moreta, Sangiovese Toscana Igt 2022
Sangiovese in purezza con uve selezionate in una vigna ben soleggiata e dove la presenza di pietre chiare in superficie, che riflettono la luce solare, crea un microclima particolare molto adatto per la coltivazione di una varietà a bacca rossa come il Sangiovese. La moderata presenza di calcare e la tessitura equilibrata assicurano vini eleganti, speziati, longevi, ricchi di polifenoli, di colore intenso, robusta struttura ed elevata aromaticità. Per il Moreta la fermentazione alcolica si svolge in piccoli contenitori di acciaio inox a temperatura controllata, con una macerazione sulle bucce che può prolungarsi fino a 30 giorni, e una volta il vino viene travasato in botti di rovere di Slavonia, dove svolge la fermentazione malolattica, fondamentale per ammorbidire la trama tannica e armonizzare il profilo gustativo. Il percorso di affinamento prosegue per 18 mesi, per arrivare a un perfetto equilibrio tra struttura e freschezza. Seguono ancora 12 mesi di affinamento in bottiglia per completare l’integrazione tra le componenti e consentire al vino di esprimere appieno il carattere elegante, austero e longevo tipico del Sangiovese. Come il colore rosso rubino intenso con lievi riflessi granati; i profumi complessi di ciliegia matura, viola appassita, liquirizia e spezie, con elegante fondo balsamico. In bocca è equilibrato, avvolgente, con tannino suadente, ottima freschezza, struttura solida e lungo finale armonico speziato.
Grumarello, Carmignano Riserva Docg 2020
Uvaggio di Sangiovese (80%), Cabernet Sauvignon (15%) e Cabernet Franc (5%) per questo vino che una volta veniva prodotto con le uve presenti nello storico vigneto di Grumarello. Dopo un’attenta selezione dei grappoli, le uve vengono sottoposte a pigiatura morbida e alla fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata, con ogni varietà vinificata in purezza. La macerazione dura 15-20 giorni e permette una soffice estrazione dei tannini più eleganti e vellutati. A fine fermentazione alcolica, le masse migliori vengono travasate in botti e barriques dove affinano e svolgono la fermentazione malolattica. Il Sangiovese riposa in botti di rovere di Slavonia da 50 hl, mentre il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon in barriques, in parte nuove e in parte di secondo passaggio, per 24 mesi, con una successiva sosta di sei mesi in bottiglia. Il risultato è un vino di colore rosso rubino carico. Al naso è fragrante, con note di viola mammola, prugna e sensazioni piacevoli e ben integrate di vaniglia. Al gusto è ricco e suadente, con tannino avvolgente.
Poggipié, Cabernet Franc Toscana Igt 2022
Cabernet Franc in purezza con uve selezionate in una vigna impiantata su suoli subalcalini, molto calcarei e particolarmente adatti per questo vitigno. La fermentazione alcolica avviene in piccoli contenitori di acciaio inox a temperatura controllata, con una macerazione sulle bucce di circa 16 giorni, e il vino poi viene trasferito in barriques nuove di rovere francese, dove svolge la fermentazione malolattica: passaggio cruciale per ammorbidire la componente acida e armonizzare il profilo gustativo. Il vino matura per 24 mesi nelle stesse barriques, durante i quali sviluppa struttura, profondità e complessità, mantenendo al tempo stesso la tipica freschezza e la fine speziatura del vitigno. Segue un affinamento in bottiglia di almeno 12 mesi, necessario per completare l’evoluzione e permettere al Cabernet Franc di esprimersi al massimo in termini di equilibrio, eleganza e potenziale di invecchiamento. Il colore è rosso rubino intenso con riflessi porpora, limpido e consistente. Profumi complessi di mora, erbe aromatiche, pepe verde, tabacco, grafite e fine sfumatura balsamico-speziata. In bocca si rivela strutturato e armonico, con tannino elegante, vivace acidità, grande equilibrio, lunga persistenza con ritorni speziati e minerali.
Vin Santo di Carmignano, Occhio di Pernice Doc 2015
80% Sangiovese e il restante 20% di San Colombano e Trebbiano Toscano sono le uve utilizzate per questo vino figlio dell’antica tradizione toscana da sempre legato alla Settimana Santa. Infatti le uve da cui proviene venivano lasciate appassire fino al giorno di Pasqua e poi pigiate e torchiate, da qui vino Santo. A fine settembre, raccolte manualmente, le uve vengono poste su graticci di canna ad appassire in un locale ben aerato. I grappoli devono essere integri e spargoli per permettere una buona disidratazione e concentrazione degli zuccheri. Al termine del periodo di appassimento, le uve vengono pressate e il mosto ottenuto posto in caratelli di castagno italiano e rovere francese da 50 e 125 litri per almeno 5 anni. Durante questo periodo avviene la fermentazione alcolica, che può durare diversi mesi. Il Vin Santo Occhio di Pernice affina in bottiglia per un periodo minimo di 3 anni. Il risultato è un vino di colore giallo ambrato, con un bouquet complesso e intenso tra note di fichi secchi, mallo di noce, albicocca candita e mandorla. Al palato è strutturato ed avvolgente, con grande mineralità ed una dolcezza che viene equilibrata da un’importante vena acida.
Tenuta di Artimino
Via La Nave, 11
Carmignano (Po)