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L'intervista

Consorzio Brunello di Montalcino, nuova sede nel 2016. Investimento da un milione di euro

07 Dicembre 2015
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Il presidente Fabrizio Bindocci: “I nostri vini soppianteranno i grandi rossi francesi”


(Fabrizio Bindocci, presidente del consorzio Brunello di Montalcino) 

Una nuova sede, con un investimento da un milione di euro, la nascita di una fondazione e la testa proiettata verso i mercati esteri.

Il consorzio Brunello di Montalcino chiude il 2015 “alla grande” ed entra nel 2016 pieno di tante idee e tante novità. La prima, importantissima, riguarda la nuova sede: si troverà all’interno dell’ex seminario che si trova a due passi dalla chiesa di Sant’Agostino che si trova lungo il corso principale della cittadina toscana dove ogni anno si svolge “Benvenuto Brunello”. Un investimento importante, di un milione di euro, per una sede “gigantesca” da 900 metri quadri. L’arcidiocesi di Siena ha concesso l’usufrutto al Consorzio per 30 anni, a patto di svolgere alcuni lavori di manutenzione: “Si tratta di un investimento importante che però darà al Consorzio una sede prestigiosa – dice Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio – e tra l’altro riportiamo agli antichi splendori una struttura bellissima di questa città”. All’interno dell’ex seminario si trovano anche un museo diocesano ed uno etrusco. La fine dei lavori e l’inaugurazione della nuova sede entro dicembre 2016. “Penso che ne beneficerà l'intera Montalcino di questa nostra operazione”, dice Bindocci che poi annuncia: “A breve creeremo una fondazione – spiega il presidente – necessaria per attività di beneficenza e dedicate al territorio. Tutti i soci hanno accolto questa idea con molto entusiasmo”.

Con 250 produttori, 2.100 ettari di vigneto, 13/14 milioni di bottiglie (tra Brunello e Rosso), 200 milioni di fatturato e oltre 4.000 persone impiegate, il Consorzio continua a “macinare” numeri importanti anche sull’export: “Il 70 per cento delle nostre bottiglie va nei mercati esteri – dice Bindocci – America, soprattutto, con New York la città che più ama i nostri vini. La Cina? Mercato strano, da scoprire. Una popolazione che ancora va educata al vino. La sorpresa? Il Regno Unito. Penso che i nostri vini soppianteranno presto i grandi rossi francesi”.

G.V.