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L'intervista

Riccardo Cotarella: “Gli enologi di oggi vadano a lezione di marketing e comunicazione”

26 Maggio 2015
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Intervista con il presidente di Assoenologi che annuncia i temi del suo intervento al congresso di Castellaneta Marina in programma dal 30 maggio al 2 giugno

Riccardo Cotarella non fa giri di parole: “Ci si concentra sulla figura dell’enologo del futuro, ma credo sia venuto il momento di avere ben chiara l’idea su come debba essere l’enologo del presente”.

Per Cotarella, l'enologo non deve essere più un uomo da laboratorio: “Quelli eravamo noi negli anni ’70 – spiega -. Oggi ci sono macchine che fanno il lavoro di 300 analisti in pochi minuti e con più precisione”.
Cotarella, insomma, spiega le sue ragioni in anteprima a Cronache di Gusto e poi le ribadirà nella sua relazione al congresso di Assoenelogi che si svolgerà a Castellaneta Marina in provincia di Taranto dal 30 maggio al 2 giugno.

“L’enologo non è più solo un chimico, considerato alla stregua di un ricettario ambulante che faceva un vino e via – spiega Cotarella -. Puoi fare il vino migliore del mondo, ma se non sai comunicarlo te lo bevi da solo. Oggi, l’enologo deve essere un grande esperto di marketing e comunicazione, oserei dire, l’uomo più importante di tutta la filiera del vino”.

Cotarella continua: “L’enologo di oggi segue tutto il processo, dalla vigna fino all’imbottigliamento. È la persona più adatta non solo a raccontare quel prodotto, ma anche quei territori, gli uomini che hanno lavorato dentro quei terreni, la storia, le tradizioni. Ecco, per me l’enologo è la persona portante di tutto il sistema vino”.

Ma il mondo del vino stenta proprio a livello di comunicazione: “A scuola ti insegnano poco e niente, soprattutto in termini di marketing e comunicazione. Bisogna stare sul campo. Uscire dai laboratori e vedere, osservare, imparare dal vivo. Anche le logiche del mercato, non le fai così, da un giorno all’altro. Quando mi parlano di mercato americano, io li correggo: il mercato americano non è uno solo, ma sono 52, tanti quanti gli Stati, diversi, ognuno con il suo gusto, le sue voglie, e i desideri diversi uno dall'altro”. Un esempio che riporta ad un altro dei territori che suscita, in questo momento, un grande richiamo ed appeal: “Cosa vuole il consumatore dall’Etna? Tutti mi risponderanno Nerello Mascalese – dice -. Non basta. Troppo facile da dire. Quanto deve essere invecchiato il vino? Quale gradazione alcolica deve avere? Domande che si deve porre per prima l’enologo e che deve essere in grado di comunicare all’esterno”.

Al congresso di Assoenologi (gli enologi italiani sono 4.000, ndr), di cui è presidente da tre anni, Cotarella ribadirà questi concetti: “Dirò loro che dobbiamo acculturarci – dice -. Dobbiamo sapere tutto ciò che comprende il ‘mondo vino’, uscire dal guscio, leggere molto, fare esperienza, ascoltare chi ne sa più di noi e non essere sapientoni ed arroganti. E studiare tanto marketing e comunicazione”.

L’anno prossimo Assoenologi rinnoverà le cariche: “Io ancora presidente? – sorride Cotarella – Chissà”.

Giorgio Vaiana