Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Dove mangio

Mec Restaurant Palermo: la cucina di Carmelo Trentacosti tra arte, memoria e innovazione

18 Ottobre 2025
Lo chef Trentacosti con la brigata di cucina. Da sinistra verso destra:
junior sous chef Bouraoui Tarak, la demi pastry chef Giusi di Caccamo, la demi-chef Simona Fiorentino, capo partita Miriana Abbacchi, lo chef Carmelo Trentacosti, capo partita Gennaro Velotto, bellhop Jeff Agas, e lo stagista Ciro Alfano Lo chef Trentacosti con la brigata di cucina. Da sinistra verso destra: junior sous chef Bouraoui Tarak, la demi pastry chef Giusi di Caccamo, la demi-chef Simona Fiorentino, capo partita Miriana Abbacchi, lo chef Carmelo Trentacosti, capo partita Gennaro Velotto, bellhop Jeff Agas, e lo stagista Ciro Alfano

Una sala-museo tra affreschi e computer d’epoca fa da cornice ai piatti di Carmelo Trentacosti, chef una stella Michelin

È sempre un piacere tornare al Mec Restaurant di Palermo. Sarà l’aria cosmopolita che si respira nelle sale di questo ristorante museo, sarà il fascino di sedere in stanze che custodiscono affreschi antichi e tecnologia moderna, sarà la certezza di vivere un’esperienza gustativa elegante e misurata.

Quante volte capita di cenare comodamente seduti all’interno di un museo realizzato in un palazzo nobiliare cinquecentesco? A Palermo succede al Mec, acronimo di Meet Eat & Connect, nello storico Palazzo Castrone Santa Ninfa di corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla cattedrale. Se ti guardi intorno, seduto comodamente al tuo tavolo, quello che vedi sono pezzi d’antiquariato informatico, tra questi anche quello che il suo proprietario definisce il “Santo Graal” della Rivoluzione Informatica, ovvero l’Apple-1, primo computer creato da Steve Wozniak e Steve Jobs nel 1976. Tutti pezzi appartenenti all’architetto e imprenditore palermitano Giuseppe Forello, founder di Mec, che vanta una collezione di circa quattromila esemplari tra le più complete al mondo.

È in quest’anima tecnologica che trova il suo spazio il ristorante dello chef Carmelo Trentacosti. Una stella Michelin dal 2022, a circa un anno e mezzo dall’apertura, Mec Restaurant si è distinto per la raffinatezza dei suoi piatti e l’impronta moderna della cucina dello chef, che oggi unisce perizia tecnica e talento, amplificati dalla maturità. Proprio nei giorni scorsi, allo chef è stato attribuito anche un coltello dai Best Chef Awards, riconoscimento che premia cuochi provenienti da tutto il mondo in base alla tecnica, alla creatività e al loro impatto sul panorama culinario.

L’esperienza gastronomica al Mec si apre con un benvenuto articolato in quattro diversi assaggi e servito in ceramiche fatte realizzare appositamente dallo chef: tentacoli di polpo realizzati con farina di ceci, gelatina di barbabietola e maionese di ostriche; finta capasanta in conchiglia preparata con alga spirulina croccante, sfera di gelato ai ricci di mare e maionese di mare; cappuccino con lumache di mare; la versione dello chef della sarda a beccafico con cremoso di sarda, crackers e semi di finocchio.

Dall’amuse-bouche al pane, fino alle varie portate scelte da uno dei menu degustazione o à la carte, a dominare sono sempre eleganza e raffinatezza. La cucina di Trentacosti si è evoluta verso una maggiore complessità del gusto, puntando oggi più su umami e acidità, che aggiungono nuove sfaccettature di piacevolezza e golosità ai suoi piatti.

Si comincia con Oltre Oceano, un carpaccio di capasanta con spuma di patate al limone, ostrica e olio verde, un piatto da gustare dal basso verso l’alto per cogliere la pienezza del boccone.

Si prosegue con Cuore di papà: pomodoro cuore di bue fermentato, gelatina creata con le parti meno nobili del pomodoro, spuma di pomodoro e caviale Calvisius. Un piatto che racconta il legame dello chef con il padre e che si evolve nel tempo, arricchendo il ricordo con nuove sfumature di gusto. “Sono sette diverse preparazioni che nascono dallo stesso pomodoro, del quale non buttiamo via nulla – spiega Trentacosti –. Oggi, rispetto a quando è nato, questo piatto ha l’umami che mancava e che crea più emozione al ricordo e al palato.” Il risultato è un piatto all’apparenza semplice ma dal gusto sfaccettato, che racchiude dolce, acido e umami in un boccone che inviteresti a ripetere.

Dagli antipasti al primo, con le mezze maniche con gambero bianco di nassa e zucchina fritta. La pasta, in questo caso, viene cotta direttamente nella salsa di pomodoro datterino giallo e completata con riduzione di pomodoro.

Nei primi di carne Trentacosti mostra ancora una volta tutta la sua perizia, facendo arrivare in tavola un Piccione viaggiatore: petto scottato con fondo di cottura e mela disidratata, crema di mela e crocchetta in panatura panko, mela al vino rosso, riduzione di chinotto e crema di pinoli; e ancora, coscetta di piccione avvolta in pasta sfoglia, una tartelletta di sablée con perfetto di fegato di piccione glassato al vino cotto e gel di passito di Pantelleria. In sintesi, il piccione in tutte le cotture e possibili varianti.

Notevole anche la costoletta di agnello con fondo di cottura, crema di cipolle, raviolo gyoza farcito con ragù di agnello e crema di pomodoro rosso, crumble di pane con cipolla di Castrofilippo e crema di peperone. Ma è il secondo vegetariano che stupisce e convince, non facendo rimpiangere carne o pesce a chi desidera un piatto veg. È la Passeggiata nel bosco, con un porro alla Wellington e fondo di cottura bruno vegetale, flan di zucchina lunga e polvere di fiori di zucca: boccone ricco e armonioso.

Il passaggio dal salato al dolce è accompagnato da un’ottima “pesca” come pre dessert, che precede Arlecchino, un trittico composto da bavarese allo scaccio con gel di marzapane, gelato al frutto della passione, biscuit al pistacchio e salsa inglese. Interessante anche la proposta di fine pasto che si presenta sul ricco carrello dei formaggi, con forme siciliane a dominare la scena, accompagnate da composte e marmellate homemade.

Importante la cantina, alla quale è dedicata una sala a temperatura controllata al centro del ristorante, che ospita circa ottocento referenze e permette di fare il giro del mondo in un calice.

In sala tutto è curato con gusto e attenzione, dalle poltroncine al tovagliato, dai calici e bicchieri Rosenthal e Rona, alle posate Broggi, in un dialogo serrato tra classico e moderno che rende questo luogo estremamente affascinante.

MEC Restaurant
Via Vittorio Emanuele, 452
Palermo
Tel. 347 7532005
Aperto: solo cena, dalle 19.00 alle 23.00
Chiuso: domenica