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Eventi e iniziative

I primi 50 anni del Tignanello di Antinori: una verticale storica con il vino che rivoluzionò l’enologia italiana

31 Maggio 2024
La famiglia Antinori - ph Sara Matthews La famiglia Antinori - ph Sara Matthews

Cinquanta anni fa veniva presentato Tignanello 1971, la prima annata di un vino capace di anticipare i suoi tempi. Pietra miliare dell’enologia, Tignanello ha contribuito all’avvio di quel periodo nominato “Rinascimento” del vino italiano. Una rottura degli schemi, quella di Tignanello, divenuta punto di riferimento, che ha dato il via al movimento ormai celebre dei “Super Tuscan”.

Le iniziative dell’anniversario – Un viaggio tra le 5 decadi
Per festeggiare i suoi 50 anni, Tignanello e la sua storia si raccontano attraverso una degustazione di 5 annate rappresentative delle 5 decadi a Tenuta Tignanello, un viaggio nei luoghi che gli hanno dato origine.

Palazzo Antinori si anima con l’arte-esperienziale di Felice Limosani
La storica residenza di famiglia di Palazzo Antinori dialoga per la prima volta nella sua storia secolare con un’opera digitale di Felice Limosani, donando alla città di Firenze un’esperienza emozionante e contemplativa. Su commissione della famiglia Antinori per le celebrazioni del 50° anniversario di Tignanello, l’artista ha reinterpretato le tecniche tradizionali di pittura paesaggistica e floreale utilizzando l’intelligenza artificiale e software generativi, creando ambientazioni surreali tra il figurativo e l’astratto, esaltando la maestosità della natura. L’opera, visibile sulla facciata e nella corte del palazzo, trasforma le atmosfere del Chianti Classico in paesaggi onirici e giardini incantati. La colonna sonora, composta dai suoni naturali di uccelli, cicale e grilli, evoca una dimensione sensoriale unica e immersiva. L’installazione “Ars Una”, inaugurata il 30 maggio in occasione di una serata a Palazzo Antinori, sarà liberamente visibile dal 31 maggio al 9 giugno, dalle 21 alle 24.

Marchesi Antinori affianca il Comune di Firenze per il restauro di Ponte Vecchio
L’iniziativa si accompagna al nuovo progetto di conservazione di Ponte Vecchio, primo restauro conservativo di questo tipo effettuato sull’opera, a cura del Comune di Firenze e supportato dalla famiglia Antinori.

Piero Antinori: “A distanza di 50 anni, Tignanello non finisce mai di sorprendermi, annata dopo annata. Un vino a cui io e la mia famiglia siamo profondamente legati e che rappresenta per noi una sfida mai finita, l’ossessione a migliorarci, a porci sempre in discussione, a trovare margini qualitativi sempre più elevati. Proprio pochi mesi fa abbiamo reimpiantato l’ultima parte del vigneto della collina di Tignanello, e il caso ha voluto che fosse proprio durante questo anniversario. Da oltre sei secoli la nostra famiglia ha un profondo legame con la città di Firenze, il mondo del vino e l’arte. I 50 anni di Tignanello ci hanno dato l’opportunità per unire e rendere omaggio a questi tre elementi che ci stanno particolarmente a cuore, nel segno del Rinascimento, sia vitivinicolo, che artistico”.

Tignanello nasce con la prima annata del 1971 da 76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello, situata a 390 metri sul livello marino, su un terreno collinoso ricco di Alberese e Galestro. Un vino concepito come il primo Sangiovese a essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche. Tignanello è una pietra miliare, un vino capace di rappresentare a pieno lo spirito del “Te Duce Proficio”, motto della famiglia Antinori che significa “Sotto la tua guida io procedo”. Il vino nasce da una selezione di Sangiovese e Cabernet proveniente dall’omonimo vigneto situato a Tenuta Tignanello, nel cuore del Chianti Classico, su un terreno di 57 ettari esposto a sud-ovest.

La famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di 600 anni: da quando, nel maggio del 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. In tutta la sua lunga storia, attraverso 26 generazioni, la famiglia ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte innovative e talvolta coraggiose ma sempre mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni e per il territorio.
Oggi l’azienda è presieduta da Albiera Antinori, con il supporto delle due sorelle Allegra e Alessia, coinvolte in prima persona nelle attività aziendali. Il padre, Marchese Piero Antinori, è attualmente il Presidente Onorario della società. Alle tenute di Toscana e Umbria, patrimonio storico della famiglia, si sono aggiunti con il tempo altri vigneti in aree vocate per la produzione di vini di qualità sia in Italia che all’estero, dove si potesse intraprendere un ulteriore percorso di valorizzazione di nuovi “terroir” ad alto potenziale vitivinicolo.

L'APPROFONDIMENTO SULLE ANNATE

Decade anni 1971-1981
Negli anni ‘60 il panorama vitivinicolo italiano viveva un periodo “buio”, profondamente diverso da quello attuale. Il Marchese Piero Antinori iniziò a viaggiare nelle aree viticole che avevano al tempo più successo, in particolare la zona di Bordeaux, avendo modo di conoscere un grande personaggio, enologo e appassionato di vino francese: Émile Peynaud, che contribuì in prima persona, insieme a Giacomo Tachis, nel cercare nuove soluzioni, innovative per l’epoca, per produrre vini di carattere e qualità che potessero competere con i migliori vini del mondo.
Erano consapevoli che il terroir chiantigiano non stava esprimendo tutto il suo potenziale. Con questo in mente, iniziarono le prime sperimentazioni vitivinicole nel vigneto Tignanello. Così, nel 1971, da 76.682 viti di antica vigna chiantigiana, nacque la prima annata, composta quasi esclusivamente da uve Sangiovese, affinata in barrique di rovere Tronçais fino al 12 febbraio 1974. Presto compresero che, per creare un vino rosso moderno di altissima qualità in grado di invecchiare nel tempo, il Sangiovese poteva avere un apporto importante utilizzando una piccola quota di Cabernet. L’uscita della prima annata, la 1971, avvenuta nel 1974, provocò una reazione controversa. In un momento in cui le prime Doc stavano facendo capolino nel mondo vitivinicolo, Tignanello fu classificato come Vino Da Tavola: un vino con una qualità e identità superiore ma con una classificazione nominalmente meno nobile. Questa contraddizione destò grande curiosità e contribuì probabilmente anche all’affermazione di Tignanello.

Decade anni 1981-1991
Come amava dire Émile Peynaud, riprendendo le parole di Oscar Wilde: “la tradizione è un’innovazione riuscita bene”. Un’innovazione che riesce bene, che ha successo, diventa una tradizione: e così è stato per Tignanello. È stato infatti uno dei primi vini a essere soprannominato “Super Tuscan” dalla stampa americana, un termine coniato a metà degli anni ’80 da autore ancora oggi sconosciuto. “Super Tuscan” è un termine utilizzato per descrivere alcuni vini rossi toscani non convenzionali per l’epoca. Vini di eccezionale qualità che sfuggivano ai disciplinari di produzione attraverso l’utilizzo di varietà non autoctone o metodi di affinamento non previsti. La loro qualità, che non rifletteva la classificazione “Vino da Tavola” e successivamente “Vino Tipico” con cui dovevano uscire, portò alla coniazione del termine “Super Tuscan”. Furono proprio i Super Tuscan a mettere in evidenza le potenzialità della viticoltura ed enologia toscana di qualità e a contribuire all’evoluzione dei disciplinari delle DOC, poi DOCG. Nel 1984 iniziano una serie di riforme che avrebbero cambiato il disciplinare del Chianti Classico, ammettendo varietà internazionali e riducendo notevolmente la quota di uve bianche. Tignanello ha dato il via a quel movimento di grande impatto culturale, denominato oggi il “Rinascimento” del vino italiano, segnando una svolta per il territorio del Chianti Classico e per il Sangiovese.

Decade anni 1991-2001
A partire dal 1993 Renzo Cotarella diviene Direttore di Produzione e Responsabile Enologico di Marchesi Antinori. In questi anni inizia il processo di rinnovamento dei vigneti e dei vini. Con l’azienda in salute e pronta a nuove sfide, venne deciso di focalizzarsi sempre di più sulla qualità e l’identità, più che inseguire ulteriori novità a ogni costo. Si trattava di fare ordine, di perfezionare quello che già lo sembrava. Iniziò quindi il reimpianto dei vigneti di Tignanello. Il vigneto ha subito 4 interventi: all’inizio del ‘900, dopo la fillossera, in coltura promiscua tipica della mezzadria; dopo la metà del secolo, con la fine della mezzadria; verso la fine degli anni ’90, con criteri sempre più orientati alla qualità; e infine nel 2024, per il completamento della collina.

Il reimpianto degli anni ‘90 si basava sull’osservazione della collina e sull’identificazione di differenze e tipicità presenti in ogni singolo parcella di vigna. Ciò permise la selezione di una serie di biotipi che vennero piantati con una densità di 5.000 piante per ettaro. Le novità di quegli anni non si limitarono alle piante, e presto venne studiato un modo per uniformare l’esposizione al sole dei diversi grappoli e, in generale, del singolo grappolo in ogni sua parte. Questo fu possibile grazie ai sassi di alberese, venuti in superficie con lo “scasso” dei terreni, che vennero ridistribuiti nei filari di Tignanello e che oggi rendono questo vigneto così particolare. Questa roccia tiene asciutto il terreno, tempera e controlla, razionando l’acqua e i nutrimenti degli acini più esuberanti. Ma, prima di tutto, la pietra alberese “addomestica” il sole. Nelle estati più calde infatti il sasso specchia il raggio scottante che torna alla vite sottoforma di luce invece che come calore, evitando così possibili scottature e un’eccessiva concentrazione zuccherina nelle uve. Serve anche per eliminare naturalmente le erbe infestanti senza l’uso di prodotti chimici.

Decade anni 2001-2011
Negli anni 2000 ogni fase della produzione ha trovato la sua nuova centralità. In questi anni viene migliorata l’intera filiera di produzione di Tignanello, dalla vigna alla cantina. Un fine, divenuto nel tempo ossessione, quello di comprendere le caratteristiche del terroir della collina di Tignanello. Ben prestò fu chiaro come Tignanello non fosse solo una vigna, ma un mosaico di piccole vigne disegnate sulle caratteristiche del terreno e delle viti. Dal 2007 in poi, ogni decisione viene presa ragionando per micro-parcelle. È la viticultura di precisione, verso una produzione sempre più responsabile, qualcosa di moderno e antico allo stesso tempo. Dallo stesso anno viene introdotto anche il tavolo di cernita degli acini, prima della vinificazione. Cinque persone per ogni lato, un lavoro che richiede una concentrazione costante ma che permette di garantire che solo i migliori acini vengano scelti. Un processo che nelle annate di maggior sofferenza della vigna può eliminare fino al 30 o 40% dell’uva, eliminando quantità ma garantendo un livello qualitativo altissimo. A partire dal 2000, iniziano inoltre i lavori negli spazi di vinificazione e affinamento, con una sezione divisa per i diversi vini. A Tignanello e Solaia si destinano cantine di vinificazione e affinamento dedicate con lo scopo di esaltare al massimo le diverse sfumature di ciascun vino e delle varietà che lo compongono, attraverso l’attenzione maniacale per ogni minimo dettaglio. Le prime, completamente rinnovate tra il 2008 e il 2009, sono allestite all’interno dell’antico edificio adiacente Villa Tignanello; nel sottosuolo invece si trovano le cantine dove avvengono gli affinamenti in legno.

Decade anni 2011-2021
La vendemmia 2021 di Tignanello rappresenta un compleanno importante, ovvero i 50 dalla prima annata nel 1971, uscita nel 1974. Un vino che non smette mai di sorprendere, vendemmia dopo vendemmia. Una sfida continua, d’accordo con questo terroir unico, che spinge a migliorare, a porsi sempre in discussione, a trovare margini qualitativi sempre più elevati. Sono 7 le annate non prodotte nella storia di Tignanello (1972, 1973, 1974, 1976, 1984, 1992, 2002), tante sono state le innovazioni tecnologiche, sia in vigna che in cantina, con la profonda convinzione che la centralità dell’uomo e dei luoghi che fanno il vino siano imprescindibili. A dimostrazione di ciò, diverse delle persone che lavorano a Tenuta Tignanello ci lavorano da decenni, alcune da generazioni, rappresentando un valore importante per la continuità qualitativa della produzione.
Il 2021 segna anche l’acquisizione degli ultimi 20 ettari di terreno mancanti della collina di Tignanello. Tre anni dopo, nel febbraio del 2024, esattamente 50 anni dopo la fine dell’affinamento della prima annata di Tignanello, un nuovo inizio: comincia l’impianto dell’ultima parte del vigneto nella collina di Tignanello, con barbatelle di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.