“Buono quest’olio, si sente che è minerale!”. Durante una degustazione di oli d’oliva, un commento riferito da un olio molito sull’Etna ha catturato la mia attenzione. Questa affermazione, purtroppo, rappresenta un esempio emblematico della conoscenza limitata che molti consumatori hanno riguardo al mondo dell’olio extravergine d’oliva. La frase, pronunciata con una certa nonchalance, riflette un approccio superficiale a un prodotto simbolo dell’eccellenza e della tradizione italiana, che meriterebbe ben altra considerazione.
Nel contesto attuale del mercato agroalimentare, emerge un consumatore postmoderno: sempre più consapevole,informato e capace di orientare le proprie scelte d’acquisto sulla base delle informazioni e della conoscenza che ha dei prodotti. Tuttavia, nel settore olivicolo-oleario italiano, sembra esserci un paradosso. Nonostante l’Italia sia il primo paese consumatore di olio d’oliva, questo prodotto continua ad essere frainteso e relegato a un semplice condimento, anziché essere celebrato come alimento per la sua qualità e le sue proprietà benefiche.
Questo contrasto è ancor più sorprendente se si considera che l’Italia è il secondo paese produttore mondiale di olio d’oliva con una crescente attenzione alla qualità negli ultimi anni. L’eccellenza italiana dell’olio extravergine d’oliva è di fatti supportata da numerose certificazioni di qualità, posizionando il nostro Paese al primo posto in Europa per il numero di Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e Indicazioni Geografiche Protette (IGP), con ben 42 DOP e 8 IGP riconosciute.
Tuttavia il percorso verso una diffusione più ampia della cultura dell’olio è ancora lungo. In particolare, molti consumatori del Sud Italia sembrano poco preparati ad effettuare un acquisto consapevole dell’ olio extravergine di qualità. Questo comportamento sembra essere radicato in una serie di problematiche, tra cui un’errata associazione tra “qualità” e “convenienza”,dove il prezzo finisce per sovrastare l’importanza di altri fattori fondamentali.
Gli operatori del settore sono ben consapevoli che la produzione di un olio extravergine d’oliva di alta qualità comporta costi di lavorazione elevati. Abbattere i costi, significherebbe compromettere la qualità del prodotto;eppure la comunicazione di questo concetto essenziale sembra non raggiungere il consumatore. La maggior parte di essi acquista l’olio d’oliva da amici,familiari o direttamente in frantoio,basandosi sulla fiducia e privilegiando un prezzo spesso più vantaggioso.
Un ulteriore ostacolo è la scarsa conoscenza delle diverse tipologie di olio disponibili sul mercato. Gli scaffali dei supermercati presentano una vasta gamma di bottiglie,con etichette e prezzi variabili per la stessa tipologia di prodotto generando confusione. In questo contesto, il prezzo tende a prevalere ancora su informazioni cruciali come l’origine del prodotto, il metodo di estrazione e le varietà di olive.
È quindi fondamentale che le aziende produttrici si impegnino nel promuovere una maggiore cultura dell’olio d’oliva,attraverso la comunicazione e l’educazione del consumatore. Iniziative educative, degustazioni guidate e strategie di marketing mirate possono trasformare l’approccio del consumatore, rendendolo non solo un acquirente, ma un vero e proprio conoscitore del prodotto.
É essenziale che i consumatori diventino anch’essi ambasciatori della cultura dell’olio d’oliva,contribuendo ad una coscienza collettiva che esprima e celebri la qualità di questo straordinario alimento.