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Scenari

Doc Monreale, De Bartoli è il nuovo vicepresidente. E spunta il Metodo Classico

22 Luglio 2020
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di Giorgio Vaiana

Una Doc che guarda al futuro. Che vuole innovarsi, ma nel segno della tradizione. E lo fa con delle (importanti) restrizioni al disciplinare di produzione.

Proviamo a mettere ordine. Stiamo parlando della Doc Monreale. Un nome celebre nel mondo per il suo Duomo pieno di mosaici d’oro e il Cristo Pantocratore, iscritto nel registro del Patrimonio Unesco. Del consorzio, presidente è Mario Di Lorenzo, e ne fanno parte dieci soci. Nei giorni scorsi importante assemblea per alcune storiche decisioni. La prima, un adempimento burocratico: è stata riempita la casella del vicepresidente. Ad affiancare Di Lorenzo ci sarà Renato De Bartoli, Ad di Baglio di Pianetto. Poi le questioni tecniche, ma che gioco-forza, imporranno una svolta per la produzione dei vini che in etichetta vorranno scrivere “Doc Monreale”. A proposito di etichetta: sarà consentito inserire la dicitura “Sicilia”. “Lo facciamo – spiega Di Lorenzo – perché è un vantaggio in termini di comunicazione essere immediatamente identificati sotto al cappello della denominazione Sicilia. Quest’ultima è la Doc più forte e che ci può dare una sorta di marcia in più per il nostro rilancio”.

La Doc Monreale al momento comprende dieci soci (erano sei fino a due anni fa), ma nei progetti di Di Lorenzo c’è di raddoppiare questa forza nel più breve tempo possibile. Sette i comuni coinvolti nella denominazione (Monreale, Partinico, San Cipirello, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Roccamena e Corleone, tutti nella provincia di Palermo), con una produzione media che supera le 50 mila bottiglie. “Abbiamo coinvolto aziende di un certo peso nell’ultimo periodo (Di Lorenzo si riferisce a Baglio di Pianetto, Alessandro di Camporeale e la Tenuta Sallier de La Tour di Tasca d’Almerita) – spiega – Ora, dopo circa due anni, stiamo chiudendo il cerchio attorno alle modifiche del disciplinare che ci portiamo avanti da tanto tempo”.

Ed ecco le novità più importanti. Nella versione “bianco” la produzione della Doc sarà consentita utilizzando il Catarratto (presenza minima 60 per cento) e l’Inzolia. Nella versione “rosso”, produzione della Doc con il Perricone (presente per almeno il 60 per cento) e Nero d’Avola. Proprio su quest’ultimo vitigno si era fatto un ragionamento al contrario. Si era, infatti, parlato di toglierlo dal disciplinare di produzione. Alla fine ha vinto il fronte dei “no”. Altra importante novità riguarda il Syrah che sarà possibile imbottigliare in purezza. E poi le bollicine. Nel disciplinare, infatti, spunta il Metodo Classico. “Stiamo guardando un po’ alla storia e alle tradizioni del nostro territorio – dice Di Lorenzo – Ecco perché la scelta di utilizzare il Perricone e il Nero d’Avola, blend tipico di questi luoghi. Prima il disciplinare era una sorta di una piccola Doc Sicilia all’interno dela Doc Monreale, ossia era possibile fare di tutto e di più. Adesso ci diamo delle regole più stringenti, ma che valorizzano le nostre produzioni”. Il disciplinare prevede la produzione di rosati, con Perricone e Nero d’Avola (o in purezza o con la percentuale minima del 60 per cento di Perricone) e di Syrah. Ma forse la novità più interessante sono le bollicine di Metodo Classico e già qualche azienda è pronta per uscire sul mercato. “Decisioni importanti – conclude Di Lorenzo – con un solo obiettivo: valorizzare le eccellenze del territorio”.