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L'intervista

Nino Barraco, l’assessore-vignaiolo: “Io, la politica, le vigne e il Marsala”

19 Novembre 2015
Nino Barraco Nino Barraco

(Nino Barraco)

La politica il primo amore, poi le vigne, l’uva e i vini. E poi di nuovo la politica, senza mai dimenticare i profumi dei vigneti. Un “circolo vizioso” quello di Nino Barraco, produttore di vini di Marsala, oggi anche assessore nella cittadina trapanese con le deleghe all’agricoltura, alle attività produttive, allo sviluppo economico e al verde pubblico.

“Sono tornato a fare quello che mi piaceva e per cui ho studiato”. Una vita dedicata alla politica, iniziando a 14 anni, studiando poi Scienze Politiche per ampliare le proprie conoscenze e dedicarsi anima e corpo alla politica, “intesa come servizio di volontariato per la comunità – dice Barraco -. Un po’ come stiamo facendo adesso, che ci siamo tagliati lo stipendio per tre mesi”. Ma qualcosa lo allontana da quello a cui aveva dedicato così tanta passione: “E fu così che mi sono avvicinato al mondo del vino – spiega – ho fatto una sorta di passo indietro rispetto ad un mondo, quello politico, che non era più come piaceva a me e mi sono messo a fare vini, esprimendo il mio territorio in quello che producevo. Alla fine facendo vino ho fatto un po’ di politica, ho portato il nome della mia città in giro per il mondo”.
Ma all’orizzonte appare una nuova sfida per Barraco: la chiamata del sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo. “Non potevo dire di no e mi sono rimesso in discussione”. Barraco dunque ha accettato l’incarico da assessore “e con il mio lavoro cercherò di contribuire a far risalire il nome del Marsala non solo in Italia”.

Ma come sta il Marsala in questo momento?
“Non sta benissimo – dice l’assessore – viene fuori da una sorta di stand-by. Ora però vogliamo concentrarci sui segnali positivi che riceviamo, visto che si scrutano segnali di ripresa”.
Proprio a breve, l’11 dicembre, si svolgerà a Marsala, presso il complesso monumentale San Pietro alle ore 17 un convegno dedicato al vino che porta il nome della cittadina trapanese.
“Grazie a gente come De Bartoli oppure Intorcia che lo sta distribuendo nel canale Horeca – dice Barraco – il Marsala può tornare ad essere un vino di grandissimo appeal”.
Piccolissimo appunto sulla Doc Marsala, per la quale Barraco si chiede “come mai non sia stata trasformata in Docg quando era giusto farlo”. Il problema, secondo lui, è il fatto che probabilmente non tutti riescono a produrre un Marsala vergine o di qualità eccellente.
“Non è mancata solo la comunicazione – dice Barraco – a volte anche il prodotto stesso. Ma adesso c’è la concreta possibilità di ricominciare a produrre Marsala di un certo tipo. Non è che per fare comunicazione bene bisogna spendere per forza tanto: basta seguire l’esempio di De Bartoli, che l’ha fatta con idee innovative”.

L’Etna a Barraco piace, “ma attorno al Vulcano gli addetti ai lavori hanno creato verità assolute che ormai camminano da sole. Dicono che i migliori vini bianchi si producono in montagna, che quelli con un’elevata acidità sono da coltivazioni eroiche, quelli molto minerali vengono bene solo su terreni vulcanici. Io, invece, dico che a Marsala ci sono vini bianchi più ricchi, interessanti e minerali: qui abbiamo anche il mare. Dovremmo solo accendere i riflettori dell’attenzione”.

G.V.