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L'intervista

Sottile (Slow Food): “Troppi presìdi? No, sono strumento ideale per tutelare la biodiversità”

03 Settembre 2021

di Giorgio Vaiana

Un presìdio dietro l’altro. Quasi quotidianamente, Slow Food, in questo ultimo periodo, ha comunicato la nascita di un nuovo presidio.

Tanto da spingerci a chiedere a Francesco Sottile, docente di coltivazioni arboree e Arboricoltura speciale dell’università di Palermo e tecnico della Fondazione Slow Food per la biodiversità, se quanto avvenuto è normale. “Non ci siamo mai fermati in quest’ultimo periodo e, anche durante la pandemia, abbiamo avviato un lavoro da un lato di riordino e dall’altro di verifica dei disciplinari, dei prodotti tutelati da Slow Food”. La pandemia, prosegue Sottile, “è stata l’occasione per portare avanti con più dedizione dei progetti in itinere ed è stato un percorso intenso, che ha portato alla nascita dell’atlante gastronomico dei presìdi che uscirà nei prossimi mesi”. Ed eccoli i numeri dei presìdi Slow Food: oltre 640 in 79 paesi, con l’Italia che possiede ben 330 presìdi e la Sicilia nettamente in testa con 50 prodotti tutelati. “Saranno 51 a breve – aggiunge Sottile – ma non posso dirvi di più. Sarà un prodotto della Sicilia orientale”.

Il numero così elevato di presìdi, per Sottile, da un lato è un fattore positivo, “perché permette una custodia del territorio e dei produttori”, ma dall’altro “ha connotazioni negative, perché significa che quel determinato prodotto rischia di sparire per sempre”. Come per il diamante anche un presìdio è per sempre: “E’ un argomento che abbiamo spesso affrontato – spiega Sottile – Ma quando finalmente un prodotto esce fuori dalla zona di rischio, il presìdio va cancellato? No, ci siamo detti, perché il presìdio è anche uno strumento politico, una sorta di fascio di luce che punta sulla biodiversità, sulla tipicità di quel terriorio, sull’impegno dei prouttori che si sono impegnati per garantire una sopravvivenza di questo prodotto specifico. Ecco perché un presìdio non si chiuderà mai. Ma anzi servirà da stimolo e da esempio per raccontare storie virtuose e di successo. I presìdi, dunque, continueranno a crescere e saranno i testimoni di una biodiversità che ha bisogno di essere tutelata e conservata”.

Tra le storie che meritano di essere raccontate, per Sottile, c’è quella dell’albicocca di Scillato, piccolo borgo delle Madonie in provincia di Palermo. “Una storia di resilienza che mi piace riportare – dice Sottile – L’albicocca di Scillato è rinata grazie all’impegno di alcuni ragazzi che hanno scelto di rimanere in questo piccolo borgo e con uno spazio di coltivazione limitato”. I giovani, però, non si sono arresi, salvando una varietà di albicocca antichissima, “grazie anche ai prodotti trasformati che permettono una commercializzazione del prodotto tutto l’anno, i ragazzi hanno salvato la varietà perché hanno impiantato nuovi alberi. E per me questo è un segnale importante, perché quando si fanno nuovi impianti, soprattutto arborei, si dà un segnale di inversione di una tendenza pericolosissima, che è quella della scomparsa di una varietà. Questo è un vero motivo di successo di un presìdio. Che non sono solo economici, ma anche di gratificazione”. Poi c’è il suino nero dei Nebrodi, “che ha messo insieme tanti soggetti diversi, a partire dall’amministrazione regionale, i tecnici che sono stati coinvolti e che hanno dato una mano fondamentale a migliorare la qualità dei trasformati e quella degli allevamenti. Ed è anche per questo che il suino nero dei Nebrodi oggi è quello che è”. I presìdi, poi, per Sottile possono diventare uno strumento importante per attrarre giovani e donne in agricoltura. “Anzi ritengo che le donne debbano assumere sempre di più in agricoltura un ruolo da protagonista non solo nella gestione aziendale, ma anche in quello della produzione. Così come i giovani. Per noi è un tema importante e che intendiamo sviluppare ancora di più”.