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L'intervista

Nicola Fiasconaro: “Papà Mario ci ha educati al dettaglio. I dazi? Ogni crisi è un trampolino. E noi a ottobre apriamo a New York”

20 Aprile 2025
Nicola Fiasconaro Nicola Fiasconaro

Parla il patron dell’azienda di Castelbuono che con panettoni e colombe sta conquistato il mondo. Dal rapporto con Dolce&Gabbana alla forza del Made in Sicily

Cavaliere Fiasconaro, qual è il suo primo ricordo in un laboratorio di pasticceria?
“Altro che ricordo: ci sono nato dentro un laboratorio! Sessant’anni fa, quartiere San Nicola di Castelbuono. Mamma partoriva al piano di sopra, papà sfornava bignè e paste di mandorle al piano di sotto. Il mio primo respiro è stato profumo di Sicilia”.

E oggi quella casa?
“Ci vive mia sorella. Un laboratorio di appena 40 metri quadri, ma sembrava il cuore del mondo: odori, mani in pasta, voci. E quell’atmosfera… non mi ha mai lasciato”.

Chi è oggi Nicola Fiasconaro?
“Un siciliano orgoglioso. Un uomo che, insieme ai fratelli Fausto e Martino ha trasformato una pasticceria di paese in una holding internazionale”. 

Martino, Nicola e Fausto Fiasconaro

Insomma, artigianato puro con numeri da industria…
“Il mondo intero riconosce l’artigianalità del nostro lavoro”.

Cosa rende unico il vostro modello?
“Siamo cresciuti restando fedeli a noi stessi. Le nostre colombe, i nostri panettoni: sono artigianali, ma viaggiano in business class nel mondo”. 

La Sicilia… parte del Made in Italy o fanalino di coda?
“Ma che fanalino! La Sicilia è anima e cuore di questo brand mondiale. Certo, i dazi pesano, ma la passione pesa di più. E dove ci amano – come negli Stati Uniti – ci amano follemente”.

Eppure Iginio Massari ha detto ai nostri microfoni che il Sud Italia è troppo ancorato alla tradizione
“Noi abbiamo in Sicilia una diversità immensa della pasticceria. C’è davvero un assortimento troppo grande. Fare in in modo che la tradizione venga rivista è una provocazione che accetto ma vedo che molti colleghi sono già con l’occhio rivolto verso un contesto internazionale”.

Qual è lambizione che vi guida oggi?
“Il desiderio di raccontare 2000 anni di dolcezza siciliana. Non è solo cibo, è cultura. È storia. E il mondo ha fame di Sicilia. Siamo in 75 paesi. Ma non basta”.

Da dove nasce tutto questo?
“Dal nostro papà, Don Mario. Cuoco, pasticcere. Nei suoi 40 metri quadri serviva con le sue creazioni feste come matrimoni, lauree comunioni, battesimi… Siamo nati con la cultura del cibo, dell’alta pasticceria”.

Martino, Nicola, Don Mario, Fausto Fiasconaro

Il suo insegnamento più prezioso?
“Ci ha educati al dettaglio. A riconoscere una mandorla buona da una mediocre. A non accontentarsi mai. Oggi tocca ai nostri figli portare avanti questa missione. E sì, c’è ancora tanto spazio da conquistare”.

Don Mario Fiasconaro

Comera Castelbuono ieri e com’è oggi?
“Castelbuono è cambiata, ma è rimasta autentica. È la porta delle Madonie, a un passo da Cefalù. Un gioiello che sa accogliere, abbracciare, raccontarsi”. 

E i turisti?
“Se ne innamorano ma li facciamo anche innamorare. Quando arrivano per esempio gli offriamo sempre una fetta di panettone, durante tutte le stagioni dell’anno”. 

Castelbuono

E dal punto di vista sociale?
“Un borgo pulito, vivo, con un’identità forte. Noi nel nostro piccolo facciamo la nostra parte: cultura, economia, orgoglio locale”.

Il carattere delle Madonie fa la differenza?
“Assolutamente. Qui la gente ha fame di fare. C’è verve, c’è voglia di mettersi in gioco. E i risultati si vedono”.

Quando ha capito che sarebbe diventato pasticcere?
“Quando papà tornava a casa con quei profumi di panettone delle grandi marche. Li adoravo. Così ho studiato a Chioggia, con Busnelli. Il lievito madre mi ha stregato. Da lì non mi sono più fermato”.

E i primi prodotti?
“Fatti con il “mannetto”, materia prima delle Madonie. La gente ha capito subito: era tutto vero, tutto nostro. Autentico Sud”.

Martino, Nicola, Don Mario, Fausto Fiasconaro

Oggi, la vostra vera forza?
“Due parole: comunicazione e tradizione. Collaboriamo con Dolce&Gabbana, le nostre latte da collezione fanno il giro del pianeta. Ma dentro, c’è il cuore della Sicilia. Il nostro giacimento dolciario è un patrimonio unico”.

I panettoni Fiasconaro

Chi lavora nel laboratorio?
“La terza generazione della famiglia Fiasconaro. I nostri figli, chi nella pasticceria, chi nel marketing”. 

Mario e Nicola Fiasconaro

Nel 2020 è stato anche insignito della carica di Cavaliere del Lavoro
“Eravamo in un momento drammatico per l’umanità. Sono andato al Quirinale l’anno successivo con la mascherina ma è stata l’emozione più grande della mia vita. Sia per l’orgoglio che provavo, sia per la felicità di avere accanto un uomo come Sergio Mattarella. Ora abbiamo anche questa responsabilità di dare consigli alle nuove generazioni, di ispirarli”. 

La tradizione dolciaria siciliana resiste?
“Eccome. È multiforme, incredibile. Si può innovare, certo, ma molti colleghi già portano la Sicilia nel mondo. E il mondo risponde”.

Vi sentite parte di un sistema più ampio?
“Non siamo i colossi del Nord, ma non ci sentiamo piccoli. Abbiamo una voce, e oggi quella voce è ascoltata”. 

Panettoni ovunque: dalla Casa Bianca allo Spazio. E adesso?
“Ora vogliamo arrivare là dove il Made in Italy è ancora sconosciuto. Ogni crisi è un trampolino. Noi ci stiamo preparando a saltare più in alto”.

I panettoni Fiasconaro

Oggi quanto fattura Fiasconaro?
“Nel 2023 abbiamo superato i 34 milioni di euro. 220 dipendenti. Siamo presenti in 75 paesi, con il 30% del fatturato dall’estero. Siamo nati in un angolo delle Madonie. Ora siamo ovunque”.

Il prodotto più amato?
“Il panettone classico, sempre. Poi quello agli agrumi e zafferano. E ovviamente le latte firmate Dolce&Gabbana, vere icone”.

Cosa bolle in pentola per il futuro?
“Un temporary store a New York in autunno, un monomarca. Gli americani ci vogliono. E noi non abbiamo paura dei dazi”.

La sua ispirazione quotidiana?
“La bellezza. Coltivo rose per aromatizzare panettoni e colombe. Mi emoziona ancora sentire il profumo della terra. È lì che trovo tutto”.

E il suo orgoglio più grande?
“Essere pionieri nei dolci da ricorrenza. Aver trasformato il panettone siciliano in simbolo del Made in Italy. Chi l’avrebbe detto? Da Castelbuono… a Parigi. E il Sud che parla al mondo”.

Oggi come trascorrerà il giorno di Pasqua? Dove mangerà la colomba Fiasconaro?
“Non solo la nostra colomba, ma anche tante tipicità siciliane. Saremo tutti in famiglia a goderci soprattutto l’agnello di Favara. Un prodotto che va verso la richiesta di iniziazione dell’Igp. Ma mangeremo anche la cassata, la pignolata messinese. Insomma… un mare di dolcezza”.