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La degustazione

Cinquanta vendemmie: La Selvanella celebra il compleanno con una verticale da impazzire

05 Aprile 2023
Il tavolo della degustazione de La Selvanella Il tavolo della degustazione de La Selvanella

Un ampio portale del tempo che ripercorre 50 anni di storia. L’occasione è stata la cinquantesima vendemmia del Chianti Classico Riserva Vigneti La Selvanella. Ed è così che nella terza giornata del Vinitaly 2023 il giornalista Aldo Fiordelli – passando di decade in decade – ha ripercorso i 50 anni di storia enoica della Toscana in compagnia di Andrea Menichetti – patron del ristorante Da Caino, due stelle Michelin a  Montemerano in provincia di Grosseto – che in parallelo ha ricordato l’altra faccia degli stessi anni: quella culinaria. “Siamo a Radda, nella parte centrale del Chianti Classico – anticipa Alessandro Zanette, estate manager dell’azienda – e La Selvanella è uno dei vigneti più alti della Denominazione nonché uno dei primi cru del Chianti Classico ad essere imbottigliato. All’inizio non era un vino molto apprezzato. Troppo austero, troppo rigido rispetto alle richieste del mercato, ma la nostra lungimiranza ci ha premiato”.

E quell’antico sapere, quel sapore del passato di un vino fatto da vigna e non da cantina, è rimasto integro anche nelle ultime vendemmie: “La vinificazione continua a seguire i dettami tradizionali con lunghe macerazioni e vinificazioni solo in acciaio. Da qualche anno, però, stiamo sperimentando anche una parte delle vinificazione in cemento” precisa l’enologo Francesco Bruni. Ne viene fuori così un vino che parla di Radda, prima ancora che di un vino che parla di Sangiovese o di Chianti Classico. E la conferma arriva nei calici in degustazione: ripercorrendo sei vendemmie del Chianti Classico Riserva La Selvanella.

Che storia nei calici...

A seguire le note di degustazione e i piatti suggeriti da Manetti.

Vendemmia 2019
Vino: Annata dai canoni della classicità. Con erbe mediterranee, rosmarino e timo ad anticipare la ciliegia nera e l’incenso. Sorso in fase di definizione gustativa, ma che lascia ben presagire.
Cibo: “In ogni decade c’è sempre un cambiamento. Se oggi c’è un ritorno all’ancestrale – con una cucina leggera e dai sapori antichi – il decennio 2000-2010 è stato senza dubbio la decade della brace”. Il piatto consigliato del ristorante da Caino: Agnello, carote alla brace e capperi.

Vendemmia 2006
Vino: Annata molto luminosa e poco piovosa. Note di tabacco e ciliegia matura in una bocca connotata da notevole concentrazione e integrità.
Cibo: “La Spagna era protagonista, con le sue innovazioni. Era l’anno delle spume, dei sifoni. A tratti questo tecnicismo superava anche l’attenzione verso la materia prima. Il piatto: i Ravioli all’olio. Ideammo quel ripieno di olio extravergine di oliva e di colatura di alici proprio grazie a un addensante a base di farina di tapioca creato da uno chef spagnolo”.

Vendemmia 1995
L’anno della Playstation che arriva in Europa il 29 settembre.
Vino: Considerata un’annata fresca e piovosa. L’evoluzione nel calice rimanda ad una sensazione di eleganza olfattiva tra note di radici di rabarbaro e una bocca secca, asciutta, connotata da grande personalità.
Cibo: “E’ stato l’anno più buio della cucina. Quello degli spalmabili e della rucola sulla tagliata. Iniziava la cucina veloce. Ma è stato anche l’anno in cui la guida Michelin si accorgeva dell’Italia. E così il grande ritorno alle paste lunghe, come quella all’uovo condita con il ragù di lepre”.

Vendemmia 1986
Era il 16 dicembre del 1986 e un supplemento di otto pagine all’interno del quotidiano il Manifesto, veniva pubblicato per la prima volta: era Il Gambero Rosso. Pari anno e veniva istituita anche l’associazione “Arci Gola” divenuta successivamente “Slow Food”.
Vino: Citronella, arancia candita e impregnanti odori violacei, in retronaso una nota di rabarbaro segue un palato dal tannino completamente svolto.
Cibo: “Era l‘anno delle tre stelle Michelin a Gualtiero Marchesi, ma era anche l’anno della panna. C’era in tutte le cucine. Una nota positiva, in quegli anni si iniziava a studiare il mondo delle paste ripiene”.

Vendemmia 1971
Pompei, teatro nel 1971 del leggendario concerto dei Pink Floyd che un anno più tardi diventò film.  Ma il 1971 è stato anche l’anno di arrivo del Philadelphia in Italia che in qualche modo stava sostituendo sulle tavole italiane la ricotta.
Vino: Note di elicriso, liquirizia e sentori umami. Verso una leggera decadenza olfattiva, ma dal palato ancora in forma e integro.
Cibo: “L’alta cucina italiana non era ancora contemplata. La trattoria era protagonista e con lei anche il servizio a vassoio. Grandi paste, grandi quantità nelle porzioni. Il piatto di quel periodo senza dubbio erano le pappardelle al ragù”.

Vendemmia 1969
Richard Nixon era il presidente degli Stati Uniti e il 20 luglio del 1969, con la missione spaziale Apollo 11, Neil Armstrong e Buzz Aldrin furono i primi uomini sulla Luna
Vino: Emozionate. Con un tannino ancora un po’ ruvido e un’acidità che si fa croccante. Tamarindo e polvere da sparo.
Cibo: “E’ l’epoca della scatoletta. Tonno e ceci in scatola. Nei ristoranti, invece, impazzavano, le cucine a lunghe cotture. Era l’epoca dei grandi arrosti”.