Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

“Così abbiamo recuperato il Nebbiolo dell’Alto Piemonte”: Garrone e la sfida Prünent

05 Settembre 2022
La famiglia Garrone La famiglia Garrone

di Michele Pizzillo

Un anno fa l’anniversario indimenticabile: il centenario.

Cioè, il trasferimento, nel 1921, da Grana Monferrato, nel basso Piemonte, a Domodossola, di Luigi Garrone e Pierina Dessimone per continuare a produrre vino in una zona dove l’attaccamento alle tradizioni e alla viticoltura aveva una sorta di “sacralità”. I primi Garrone adesso saranno sicuramente fieri della loro quarta generazione rappresentata dai cugini Marco e Matteo che pur essendo proprietari di soli 3 ettari di vigna, hanno la forza di pensare in grande e, oltretutto, nell’interesse di tutto il territorio. Infatti, sulla scia dei propri genitori, Roberto e Mario Garrone, che negli anni ’80 decisero di acquistare le uve dai piccoli vignaioli, salvarono la viticoltura della Val d’Ossola, Marco e Matteo con la collaborazione dell’Associazione Produttori Agricoli Ossolani e dell’Università di Torino, hanno avviato il progetto di recupero del materiale genetico riguardante il Prünent, una tipologia di Nebbiolo dalla vigoria importante, dal grappolo più grande e un’incredibile capacità di maturazione in condizioni climatiche particolarmente rigide, selezionando tre cloni di questo “Nebbiolo Ossolano” oggi riprodotti in vivaio. Aggiungendo, così, anche la propria firma affianco a quella degli avi che hanno evitato di cancellare l’inestimabile patrimonio storico e genetico della viticoltura Ossolana.

(Cantine Garrone)

Perché i Garrone prima fondarono Cantine Garrone poi riuscirono a convincere – e non era facile – i contadini a farsi vendere le uve, grazie anche a quello che loro ritengono un gesto che decretò la svolta e, cioè, la scelta del decano dei viticoltori ossolani, l’allora novantenne Pierino De Gregori, di vendergli le uve provenienti dal suo vigneto situato a Pello di Trontano: un gesto simbolico, ma molto importante perché fu seguito da altri contadini. E poi, Pello è una delle aree più vocate per la coltura della vite tant’è che ancora oggi, arrivando al borgo, si attraversano vigneti secolari e passeggiando nella sua via principale si è circondati da piante incredibili che hanno una storia fatta da centinaia di vendemmie.
Scorrendo un po’ la storia della famiglia Garrone, oltretutto ben raccontata da Marco e Matteo in occasione della degustazione organizzata a Milano presso il ristorante Il Liberty per presentare i loro vino ma anche un luogo dell’Alto Piemonte dove l’attaccamento alle tradizioni e alla viticoltura sono ancora molto importanti e, di cui, si sono fatti ambasciatori e custodi per salvaguardare un patrimonio irripetibile. Cantine Garrone, infatti, è stata la prima azienda a investire nella valorizzazione della viticoltura del territorio, complessa, eroica e dispendiosa, per essere vino montano.

(Marco e Matteo Garrone)

“La nostra idea di produzione interpreta la storia del territorio. Da quattro generazioni lavoriamo queste vigne e raccogliamo l’eredità di oltre 300 anni di storia che ogni singola famiglia ha nel suo patrimonio. Ogni piccola parcella, infatti, si tramanda di padre in figlio come se fosse un continuum. Noi ci sentiamo orgogliosi di esserne gli interpreti”, dicono Marco e Matteo Garrone. Tant’è che oggi lavorano con una cinquantina di viticoltori che, sotto la direzione agronomica dell’azienda coltivano undici ettari di vigneti situati nei comuni di Trontano, Masera, Montecrestese, Crevoladossola e Domodossola, ed in particolare delle sottozone più storiche quali Pello, Buscialun, Vignamaggiore, Cisore, Oira. Si tratta di vigne storiche, che hanno in media 60 anni di età, con alcune piante ultracentenarie allevate a “Toppia”, una pergola tradizionale che segue l’inclinazione naturale del terreno e preserva i germogli dalle gelate primaverili che, però, richiede un carico di lavoro umano molto elevato. Attualmente le Cantine Garrone producono una media di 50.000 bottiglie all’anno, esportandone il 30% tra New York e California nonché Australia, Svizzera, Regno Unito, Svezia e Norvegia. Questi i vini degustati.

Tarlàp Valli Ossolane doc rosso 2020

Merlot in purezza con l’uva lasciata a fermentare sulle vinacce per 7 giorni. L’affinamento avviene in botti grandi per un anno, prima dell’imbottigliamento e, comunque, esprime meglio le sue caratteristiche dopo la permanenza in bottiglia di almeno quattro anni. Vino di colore rosso intenso quasi scuro che nel bicchiere sprigiona note speziate che accompagnano quelli di frutti rossi carnosi e maturi. Il sorso è piacevole con una tannicità vivace supportata da una succosità lunga e persistente. Di questa vendemmia sono stati prodotti 8.000 bottiglie.

Munaloss vino rosso 2020

Uvaggio Prünent 70% e Croatina 30%, con le uve pigiate e lasciate fermentare sulle vinacce per sette giorni in vasche di acciaio inox e un anno per l’affinamento. Il colore è rubino brillante. Bouquet elegante con profumi di rosa, lampone, ribes e accenni di liquirizia ed erbe aromatiche. In bocca colpisce per la sua struttura sottile, sorso snello che anticipa una lunga bevibilità che ripete l’eleganza del bouquet. Insomma, 25.000 bottiglie di tutto rispetto.

Prünent Valli Ossolane doc Nebbiolo superiore 2019

Prünent 100 %. Per l’affinamento di un anno, il vino viene messo in botte la primavera successiva alla vendemmia a cui seguono non meno di sei mesi in bottiglia per essere pronto per la vendita. Il colore è rosso rubino con riflessi granata. Al naso si avvertono note di erbe officinali e balsamiche ben amalgamate con sentori di genziana e liquirizia. In bocca è vino avvincente, piacevolissimo con un tannino sottile sostenuto da una bellissima freschezza. Possiamo dire che nelle 8.000 bottiglie prodotte il Nebbiolo dell’Alto Piemonte emoziona.

Prunent Diecibrente Valli Ossolane doc Nebbiolo superiore 2019

Il nome “Diecibrente” è un omaggio alla brenta, l’unità di misura di capacità che una volta veniva utilizzata per il vino. La brenta è anche lo stesso contenitore in legno impiegato di solito per il trasporto del vino. Questo vino è una vera rarità, perché è stato prodotto solo in 660 bottiglie da uve prunent provenienti dalle vigne più vecchie dei Garrone. Probabilmente è consigliabile conservare ancora per qualche anno visto che esprime a pieno le sue caratteristiche dopo dieci anni di invecchiamento in bottiglia. Il colore è rubino con sfumature granato. Al naso le note degli agrumi sono dirompenti e anticipano i sentori di pepe. In bocca avvolge per il suo sorso rotondo sostenuto da un tannino dolce e ben amalgamato con la complessità di un vino davvero speciale.

Cantine Garrone
Via Scapaccino 36 – Domodossola (Vb)
T. 0324 242990
www.cantinegarrone.it
info@cantinegarrone.it