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La degustazione

Melagrana, arance, finocchietto, carrube: gli amari siciliani puntano sull’identità territoriale

16 Maggio 2018
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di Costanza Gravina

Il più anziano ha da poco compiuto un anno mentre gli altri due hanno solo qualche mese di vita, eppure malgrado la tenera età ostentano già un carattere forte e deciso: ecco le nuove leve in campo di amari siciliani.

Sono tutti prodotti artigianali che senza discostarsi troppo delle antiche ricette degli amari tradizionali aggiungono un pizzico di freschezza e innovazione lasciando sempre la Sicilia protagonista. L’entusiasmo di tre giovani aziende e i loro prodotti inseriti nel mercato da pochissimo con un’idea che li accomuna, utilizzare e valorizzare materie prime siciliane.

Il primo amaro nasce dal progetto di due amici palermitani, Salvo Neri e Nicola Cammisano, un gioco che diventa scommessa, una scommessa che diventa attività. Si chiama Shurhuq, in arabo scirocco “vento di mezzogiorno”, quel vento caldo che proviene dalle lontane terre a sud-est. Da quelle stesse terre proviene originariamente l’ingrediente principale, il melograno, frutto ricco di vitamine minerali e antiossidanti. Un amaro che fa del succo di melagrana 100% siciliano, arricchito con infuso di arance e finocchietto selvatico, il suo punto di forza. La gradazione alcolica è di 30 gradi e la percentuale di succo puro all’interno del prodotto è del 28%. E’ in commercio da quattro mesi circa ed è ideale bevuto con ghiaccio dopo cena per le sue proprietà digestive, ma anche nella miscelazione per la preparazione di freschi cocktail estivi.

Il secondo amaro è l’Amaro Indigeno, dove il nome sta ad indicare che gli ingredienti utilizzati  sono tutti siciliani, in particolare della zona dell’Etna seguendo fedelmente la stagionalità dei prodotti. L’azienda è la Malìa65, due socie Rita Cocuzza e Agata Di Fede. Il carattere femminile si percepisce in ogni sfumatura ma guai a definirlo “un liquore da donna”. Il bacio amaro del vulcano, un elisir dolceamaro dove l’incontro di due sensazioni contrastanti si alternano con eleganza in due momenti ben distinti. Il melograno, insieme alla scorza di arancia dolce e alla carruba, regala la nota aromatica e fruttata che si percepisce al primo sorso. Per volgere poi, in un secondo momento, in amaro vero e proprio grazie al sentore di erbe spontanee cresciute ai piedi dell’Etna, da qui il dolce e l’amaro. La gradazione alcolica è di 32 gradi, in commercio da poco più di un anno, si presta bene alla miscelazione e vanta già la sua presenza in diversi cocktail tra cui il “mojito indigeno” in cui si usa l’amaro al posto del rum e in molte ricette e piatti gourmet dove ad esempio viene nebulizzato per ultimare il piatto.

La terza proposta arriva da un’altra giovane azienda a gestione familiare in provincia di Palermo, chiamata Amari Siciliani, che si riassume nel nome di Marco Carmuco. L’Amaro Sabbenerica, da un antico saluto usato in Sicilia da nonni e bisnonni fino agli anni ’50. Letteralmente significa “sia benedetto”, quindi non solo un saluto ma quasi una benedizione, l’augurio per una buona giornata che era consuetudine scambiarsi fra i vicoli di paese. E’ in commercio da dicembre e presenta una gradazione alcolica del 30%. Sabbenerica miscela magistralmente alcuni tra i principali prodotti dell’eccellenza siciliana, ed è a base di carciofo, alloro, limone e zenzero. Oltre all’amaro altre due proposte dell’azienda, questa volta due liquori:  E’ arrivato l’Allorino, il digestivo, che racchiude in se l’antica ricetta dell’infuso all’alloro come valido aiuto alla digestione, anche qui grado alcolico 30%. Infine l’ultimo nato, il Passionao, in commercio solo da febbraio, un liquore che unisce la Sicilia al Brasile, a base di polpa di maracujà brasiliano, zenzero e menta. Aromatico e profumato con un grado alcolico 28%  può essere usato sia come digestivo a fine pasto che nei cocktail vista la sua nota fresca e fruttata.