Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Verticale de “Le Braci” a Milano: la quintessenza del Negroamaro

24 Aprile 2016
Stefano_Garofano_-Maria_Clara_Menenti-Daniele_Rigillo_jpg Stefano_Garofano_-Maria_Clara_Menenti-Daniele_Rigillo_jpg


(Stefano Garofano, Maria Clara Menenti e Daniele Rigillo)

di Michele Pizzillo

La cantina e i vigneti di Severino Garofano, nella Masseria Monaci a Copertino, sono una tappa d’obbligo se davvero si vuole conoscere il Salento del grande vino. Intanto per la qualità del vino che produce e, poi, perché questo signore è il “padre” del Negroamaro rinato.

E’ l’enologo che ha fatto capire ai viticoltori salentini che nelle loro vigne coltivavano l’oro. Che, però, non riuscivano a valorizzare attraverso la bottiglia così preferivano venderlo sfuso a mediatori che poi lo avviavano verso cantine del Nord Italia e della Francia. Anche al predicatore solitario può capitare di trovare qualcuno che lo ascolta. E’ successo a Garofano quando il suo impegno era quello di direttore tecnico cella Cantina sociale di Copertino, dove ha cominciato a vinificare il Negramaro senza quel 10-20 per cento di Malvasia nera leccese che gli veniva miscelata, con risultati strabilianti. Tanto che tutte le cantine che si sono avvalse della collaborazione del tecnico di Copertino, sono partiti alla conquista dei mercati italiani e stranieri con un proprio vino portabandiera ottenuto da Negroamaro in purezza. Eppure si tratta di un vitigno scontroso, difficile anche da allevare ma coccolato nel modo giusto, assicura risultati eccezionali.
 
Una conferma arriva da “Le Braci”, il rosso simbolo della produzione in proprio che Garofano ha cominciato a fare dopo aver acquistato 30 ettari di vigna del feudo Monaci di 180 ettari che era stato uno dei punti di riferimento dell’enologia pugliese. In questo feudo, infatti, è stato impiantato il primo Chardonnay apparso in Puglia. “Le Braci” è la quintessenza del Negroamaro “coccolato” prima in vigna e poi in cantina. E, quindi, fanno bene i figli di Severino, Stefano e Renata, ad organizzare verticali di questo “campione” che si esprime in tutta la sua sontuosità e raffinatezza, nelle annate di grande vendemmia. Con queste verticali che organizzano un po’ in tutta Italia, e questa volta è il turno di Milano organizzato con la Fondazione Sommelier Lombardia, i Garofano permettono anche a chi non può o non ha voglia di fare un viaggio in Salento, sia pure di riflesso, a fare conoscere una terra straordinaria e, oltretutto, habitat eccellente per la vigna, in particolare per l’uva a bacca nera come il “re” in assoluto, cioè il Negroamaro, la Malvasia nera leccese, il Primitivo, l’Aleatico e, in alcune microaree, anche l’Aglianico da ottimi risultati.
 
Dopo questa lunga premessa, è intuibile che partecipare alla verticale de “Le Braci” – il nome è quello di un famoso romanzo dello scrittore ungherese Sandor Marai – è una esperienza tutta da raccontare, anche perché invoglia a scoprire una Puglia che parecchi sono ancora convinti che non esiste. Tant’è vero che la presenza di vini pugliesi nelle carte di ristoranti importanti e sugli scaffali dei negozi è ancora troppo modesta rispetto alle potenzialità e alla qualità della produzione enologica di una regione che è sempre fra i primi posti nella produzione di uve e di vini; ed anche nell’elenco dei vini premiati dalle guide specializzate.
 
Vediamolo, intanto, questo rosso Igp Salento ottenuto da uve Negroamaro raccolte nella seconda decade di ottobre in una vigna allevata ad alberello pugliese classico vecchio di cinquant’anni, vinificate in purezza che sviluppa tutte le sue potenzialità già durante l’invecchiamento in piccole botti di legno, che poi si esprimono al palato con un bouquet persistente e ricco. Il vino matura in barrique di legno francese di primo livello per almeno 10 mesi e lasciato affinare in bottiglia per almeno 18 mesi, prima di essere immesso al consumo.
 

Nella verticale milanese de “Le Braci” sono state proposte sei annate, a partire dalle prima, quella del 2000 e, in successione 2001, 2003, 2004, 2006, 2007; annate poi illustrate da Maria Clara Menenti, docente della Fondazione Italiana Sommelier, Daniele Rigillo, presidente della sede lombarda della Fondazione e da Stefano Garofano.
 
Le Braci 2007
Il colore è granato, lo stesso delle annate successive; notevoli il frutto maturo di bosco, le note selvatiche e i sentori speziati. Nonché note di terra bagnata, leggero soffio di cacao amaro e balsamico al finale.Vino austero ma equilibrato con toni delicati, lasciando emergere delle note fruttate e di rabarbaro in una persistenza lunga quasi a trasformarsi in una “passata di prugne”
 
Le Braci 2006
L’impatto ad un anno di distanza è diverso e meno evidente è la presenza del frutto ed il bagaglio speziato si fa più aromatico. Cenni di china, rabarbaro, noce moscata, macchia mediterranea. I toni speziati ne fanno un vino legante e forte e, in bocca, sapido e giustamente acidulo, con un finale lungo e piacevole caratterizzato da una nota particolare di arancia sanguinella. Un grandissimo vino, insomma, per l’equilibrio e l’austerità che lo caratterizza.
 
Le Braci 2004
Al confermato colore granato, vanno aggiunti i toni di prugna appassita, gelso, cardamomo e i frutti tipici del sottobosco. Morbido al palato con virgole di freschezza e sapidità molto prolungate in un vino austero e con tannini morbidi.
 
Le Braci 2003
Annata molto calda che ha permesso la produzione di un vino austero, corposo e vellutato. In bocca è strutturato e di gran corpo con profumi di sottobosco, muschio, frutto scuro maturo e frutta secca. Non mancano i toni balsamici con sentori di erbe aromatiche e fiori di senape. Si tratta d’un vino esuberante per essere una annata non tanto giovane.
 
Le Braci 2001
Vino evoluto ma perfettamente integro che si rivela con toni floreali e fruttati che avvolgono il palato con prevalenza di amarena, cuoio, macchia mediterranea. Senza dubbio un’annata elegante e suadente con accenni delicati di mirto. Sorprendentemente i toni balsamici restano in un secondo luogo lasciando prevalere il frutto con note finali di liquirizia. La vivacità che lo caratterizza lo fa sembrare un vino giovane senza pensare che è un vino di quindici anni.
 
Le Braci 2000
Struttura importante su toni scuri e legnosi, con forte presenza della terra e del frutto. Un bouquet abbastanza complesso con leggeri toni mentolati. I profumi si fanno scuri e un’incredibile presenza di frutta croccante che non ci si aspetta da un 2000 cosi esuberante ed equilibrato allo stesso tempo. E’ un vino pieno e maturo con note amarognole. Si tratta di una annata dall’eleganza straordinaria.
 
La famiglia Garofano ha voluto regalare a questa splendida verticale le dolci note della frutta ricoperta di cioccolato fondente della azienda dolciaria Maglio. Ma, anche, l’anteprima di un Negroamaro 2015 prelevato dalle barrique e, quindi, non ancora Le Braci. L’aspetto rubino porpora segna la sua giovane età. Note di frutto freschissimi, violette e frutti di bosco vengono subito in mente. In conclusione, l ‘annata del 2015 è un gran Negroamaro.