Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 114 del 21/05/2009

QUI LONDRA Do you speak wine?

21 Maggio 2009
londra londra

QUI LONDRA

La capitale inglese diventa punto d’incontro di vino e distillati europei ma anche di Paesi con produzioni meno conosciute come Thailandia e India

Do you speak wine?

“Una bacheca internazionale per ogni produttore di vino proveniente da ogni angolo del mondo”. È così che si autodefinisce una delle mostre-evento internazionali più importanti, il London Wine Fair, che si è svolto nel maestoso padiglione Excel dal 12 al 14 maggio nella capitale inglese.

Parallelamente al vino, una fiera sui distillati in un padiglione adiacente, il Distil, imperdibile per gli amanti di cocktail e superalcolici. Qui oltre a degustare bere rum, vodka, gin e liquori, anche una gara tra barman di tutto il mondo con la possibilità di assaggiare cocktail davvero esclusivi.
Riguardo al vino invece, l’elemento che più di ogni altro spicca all’occhio del visitatore è certamente la straordinaria varietà di paesi produttori presenti alla manifestazione. Qui è davvero possibile assaggiare il vino di tutto il mondo e confrontarlo annata dopo annata, cogliendone i  mutamenti e scorgendone un futuro. Mancano i pregiudizi sul vino, si assaggia tutto senza protestare, ed è forse per questo che qualche volta si resta anche piacevolmente stupiti nel fare qualche scoperta.
Accade ad esempio, di passeggiare per i lunghi corridoi della fiera col naso all’insù ed imbattersi in alcuni vini interessanti provenienti da Paesi che spesso non vengono quasi mai tenuti in considerazione. La Thailandia o l’India non vantano certo un’antica storia vitivinicola, ma ciononostante stanno cercando di emergere con dei vini di qualità. Come un muscat della Thailandia (Moonsoon Valley) molto piacevole nei suoi pochi gradi alcolici, o il colombard della stessa azienda, che anche Robert Parker ha trovato interessante conferendogli 84 punti come punteggio finale.
Alla manifestazione erano presenti numerosi distributori di vino piuttosto che singole aziende. Un padiglione di notevoli dimensioni quello statunitense, tra i suoi vini spiccava lo zinfandel ed un cabernet il cui consumo era consigliato con pizza o hamburger e patatine, in perfetta dieta americana.
Tra i Paesi più presenti il Libano, la Spagna, ma anche il Portogallo della zona del Douro. La Francia dei vini riscuote sempre parecchio successo, con gli stand fieristici pieni di visitatori incuriositi. Infine, il nostro Paese, racchiuso e concentrato in un angolo della fiera con le sue regioni bandiera del vino: Piemonte, Veneto, Toscana e con qualche accenno di Sardegna e Friuli.
Tra i padiglioni dunque molta qualità, ma anche qualche esperimento non molto piacevole (a nostro gusto) che ci è parso un po’ eccessivo, come la vinificazione del melograno, proposta da un’azienda in tre diverse varianti, secco, dolce ed infine in versione Porto.
Tutto il mondo del vino in un solo bicchiere dunque, un bicchiere che esclude pregiudizi e fa della diversità delle tecniche di produzione così come delle proprietà organolettiche del vino una risorsa da condividere. Ad ognuno il suo spazio senza preferenze dunque, evitando di esaltare eccessivamente alcune regioni del vino tradizionali e di relegare in un angolo stretto tutto il resto del mondo.
 

Laura Di Trapani