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Scenari

C’è una Calabria del vino meno conosciuta che ora fa sistema e punta a una nuova Doc

01 Luglio 2021

di Francesca Landolina

In Calabria ci si associa. Nel nome del vino di qualità. Fare sistema per creare una Doc.

E questa è la prima vera notizia. Nasce con quest’ambizione l’associazione “Viticoltori Vibonesi” nel territorio della provincia di Vibo Valentia. Primo passo ottenere l‘Igt “Costa degli Dei” per i vini prodotti nei comuni ricadenti nel territorio, che coincidono con il litorale della provincia di Vibo Valentia, da Pizzo a Nicotera ed aree vicine. E poi, magari, creare le premesse per ottenere la Doc. Tutto è nato da un gruppo di 7 giovani produttori con un’età media di 33 anni circa. E questo fa ben sperare. Finalmente qualcuno ha compreso che se si continua a dividersi finisce come un gruppo di scimmiette che si tirano le noccioline a vicenda dagli alberi. Vi parliamo di ciò che accade e vi raccontiamo un aneddoto reale. Se si va alla Proloco di Tropea a chiedere di visitare qualche cantina, rispondono che nel territorio non c’è la cultura vinicola né la vocazione e che bisogna spostarsi nella provincia di Crotone. E scusate se scoppia una fragorosa risata, alla quale segue però un po’ di amarezza. Questo è ciò che provano quei viticoltori vibonesi che hanno una storia alle spalle da difendere. Le cantine ‘rivoluzionarie’ e associate sono 7: Casa Comerci, Cantine Benvenuto, Cantine Artese, Cantine Marchisa, Cantine Masicei, Cantine Rombolà, Origine&Identità. Insieme raggiungono 50 ettari vitati circa per una produzione totale che supera le 114.500 bottiglie tra bianchi, rossi, rosati, frizzanti, passiti, macerati e metodi classici. Si potrebbe parlare di nicchia certamente, ma perché non riconoscerla se ha una storia, un’identità specifica, in particolare per alcuni vitigni come il magliocco canino e lo zibibbo?

Facciamo un piccolo viaggio nella storia e nella letteratura. Il Barrio nel 1500 decanta la fertilità di questa terra e la bontà del suo vino (“Francavilla oppidum cum temeto laudatissimo, eoque austero…Ager hic fecundue est” / “Francavilla, città con un vino pregiatissimo e forte… Qui il territorio è fecondo”). ll Marafioti nelle Croniche et antichità di Calabria dice che “il particolare di lodarsi in questo luogo è la perfezione e l’abbondanza del vino”. L’ultima opera evidenzia il peso della produzione vitivinicola di Francavilla a proposito del movimento dei vini nel periodo 1884-1885: “il commercio con l’estero lo tengono principalmente i comuni di Nicastro e Sambiase ai quali fanno seguito Francavilla Angitola e Gizzeria”. Rispolverata la storia, com’è possibile che oggi chi vive in quel territorio non sappia riconoscere questa ricchezza?

In piena pandemia i 7 produttori si sono dati da fare. E se è vero che i calabresi hanno la testa dura, nessuno li fermerà. Ce ne parla il giovanissimo presidente Renato Marvasi: “Ci siamo resi conto che Vibo è l’unica provincia calabrese senza un riconoscimento. E crediamo che questo sia assurdo. Abbiamo creato l’associazione e il disciplinare. Entro fine anno dovremmo ottenere l’Igt, poi penseremo alla Doc, per la quale immaginiamo due sottozone, una su Pizzo per i bianchi, e l’altra per l’area che va da Brattirò a Nicotera per i rossi con una attenzione particolare per il magliocco canino in particolare. Nel corso dell’anno pensiamo di collaborare per il progetto Distretti del Cibo in sinergia con l’enoteca regionale. Creeremo una strada dei vini e dei sapori, cominciando con l’installare una vera segnaletica territoriale.

Anche il vice presidente Giovanni Benvenuto conferma la determinazione ad andare avanti: “In qualche modo il nostro è un tentativo di dare un senso a tutto. L’individualismo a volte diventa cattivo, non solo un limite. Oltre a lamentarsi bisogna darsi da fare. Per vincere occorre unirsi e metterci energia. Con l’associazione intravediamo la possibilità di cambiare l’ambiente sociale e il nostro territorio. Cambieremo la mentalità. E daremo valore ai nostri vini per raccontarli come meritano. Basti pensare all’unicità dei suoli. Di matrice granitica, quelli fronte mare, ricchi di minerali, simili solo ai suoli della Sardegna, che donano mineralità e acidità. E poi all’eleganza del magliocco canino, diverso per i suoi tannini meno evidenti”. Entusiasta anche Domenico Silipo, della cantina Comerci che ha puntato fin da subito sul magliocco canino in purezza e sul ritorno alle origini. Molti di loro non a caso tornano in Calabria per affermare una identità , forte ma troppo a lungo celata, di cui andare fieri.