Durante Avvinando 2025, il festival del vino giunto alla sua decima edizione e tenutosi a Palermo, si è svolta una Masterclass dedicata ai Grandi Vini Italiani. L’evento ha ribadito il ruolo centrale del vino italiano nel panorama enologico internazionale, offrendo spunti di riflessione e motivi di ottimismo per il futuro. A condurre l’incontro, Enrico Grimaldi, dirigente e docente Fisar Palermo. Parlare dei grandi rossi italiani è un viaggio, non solo gustativo ma anche evocativo. Il Barolo è stato protagonista grazie a due storiche cantine: Fontanafredda e Borgogno, entrambe legate alla visione di Oscar Farinetti. Luca Rosso, ambassador di Fontanafredda, ha sottolineato come le scelte enologiche della cantina siano fortemente ancorate alla tradizione: vinificazioni in tino e affinamenti in botti grandi che restituiscono vini fini, eleganti e pienamente espressivi del territorio. Maria Giovanna Migliore, ambassador di Borgogno, ha raccontato di una cantina anch’essa fedele alla tradizione, ma con un’impronta più moderna: fermentazioni in vasche di cemento e affinamenti in grandi botti, spesso di rovere di Slavonia, non tostate, per mantenere l’integrità del vino.
Emanuele Corsaro, di Banfi, ha parlato della sfida dei grandi rossi italiani rispetto alle tendenze di mercato, che spesso premiano vini più semplici e immediati. Il Brunello di Montalcino proposto da Banfi mantiene una forte aderenza alla tradizione, ma con uno sguardo rivolto all’innovazione, nel solco dello spirito pionieristico della famiglia Mariani, arrivata a Montalcino alla fine degli anni ’70. Oggi, il mercato richiede diversificazione, anche in termini di gradazione alcolica, ma senza compromettere l’identità del Brunello. Ivo Basile, in rappresentanza di Tasca d’Almerita, ha presentato un vino raro e prezioso: la Riserva del Conte, nata nel 1970 da una vigna del 1954 voluta da Giuseppe Tasca. Prodotto solo nelle annate capaci di esprimere al meglio il potenziale delle uve, è ottenuto prevalentemente da Perricone (o Pignatello) e in minima parte da Nero d’Avola, con affinamento in botti di castagno siciliano da 500 litri. Un’espressione autentica e profondamente tradizionale del territorio.
Enrico Grimaldi ha concluso con una riflessione significativa: “Quando si parla di grandi vini italiani, la tradizione resta un valore irrinunciabile. Alcuni produttori si avvicinano alla modernità, ma sempre con grande cautela”.