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L'azienda

D’Araprì, quella cantina pugliese dove il metodo classico è tutto

09 Agosto 2025
D'Araprì, uno dei metodo classico dell'azienda
D'Araprì, uno dei metodo classico dell'azienda

Chi avrebbe potuto mai immaginare nei lontani anni ’70, che in Puglia, a San Severo nel Tavoliere, ci sarebbe potuta essere una cantina votata unicamente alla produzione di spumante di qualità e per di più secondo il metodo classico con rifermentazione in bottiglia? Ecco quella che sembrava una “boutade”, si è concretizzata: la cantina “d’Araprì” oggi rappresenta una realtà interessante e di valore nel panorama delle bollicine italiane.

Tutto nacque per gioco, quasi una scommessa fra tre amici, uniti dalla passione per la musica, che decisero nel 1979 di realizzare l’irrealizzabile: produrre cioè spumante in Puglia, una terra per tradizione e caratteristiche pedoclimatiche ben lontana dai terroir più famosi, vocati alla produzione di vini che fanno della freschezza e dell’eleganza i loro punti di forza. Girolamo D’Amico, già professore di Chimica e uno dei tre fondatori dell’azienda, insieme a Louis Rapini e Ulrico Priore, così ci racconta: “Ognuno di noi aveva già un’attività professionale. Nel nostro agire quindi non c’era fretta né tempistiche stringenti; per questo scegliemmo di attendere le lunghe soste del vino in bottiglia sui lieviti, piuttosto che il metodo in autoclave che prevedeva anche un forte investimento iniziale. Per noi tutto è iniziato al contrario, dalla realizzazione del prodotto finito fino, a ritroso, alla coltivazione dell’uva. Allora infatti compravamo il vino fermo da un’azienda amica e ci concentravamo solo sulla spumantizzazione che andammo a perfezionare anno dopo anno. Quando la strada cominciò a essere segnata con i primi risultati positivi, ci furono progressivamente l’apertura della sede odierna con le cantine per l’affinamento dei vini, la produzione in proprio delle uve e la realizzazione della seconda cantina appena fuori San Severo per la vinificazione dopo la vendemmia”.

Nella nostra visita alla cantina abbiamo avuto l’occasione di incontrare anche la nuova generazione, che già è entrata nella vita aziendale, Anna, ad esempio, figlia di Girolamo; lei ci porta a visitare il sotterraneo, che si estende sotto il livello stradale, dove sono conservate le migliaia di bottiglie dei vini per la presa di spuma, prima della sboccatura. Il sotterraneo è una specie di lunga cava, risalente al 1700, scavata nella roccia e utilizzata nel passato sia per il vino che per la conservazione di altri alimenti come l’olio. Anna, mentre percorriamo questi stretti cunicoli, che si snodano praticamente sotto il centro di San Severo per circa 1000 mq e hanno il pregio di mantenere una temperatura fresca e costante tutto l’anno, ci parla delle caratteristiche del bombino bianco, il vitigno alla base di tutta la produzione aziendale: “Il bombino bianco si è rivelato un vitigno estremamente vocato alla spumantizzazione, mantenendo una buona acidità anche a fine maturazione e rispondendo alle sollecitazioni climatiche in maniera ottimale. In presenza di temperature elevate il vitigno quasi si blocca nella crescita, in una sorta di letargo; evita quindi lo stress e la formazione di zuccheri eccessivi, per riprendere poi la maturazione quando si abbassano le temperature. Infatti è normalmente l’ultimo vitigno ad essere raccolto, appunto per queste sue caratteristiche abbastanza singolari, mentre a metà agosto con il pinot nero iniziamo la vendemmia“.

Riguardo alla realizzazione degli spumanti senza annata, ci dice: “Fondamentalmente anche questi sono per noi dei millesimati, perché hanno una percentuale di vini d’annata del 90%, mentre il restante 10% proviene quasi esclusivamente dall’annata precedente con l’obiettivo di dare uniformità di stile alla linea aziendale”. Tutta la fase di remuage (cioè quella in cui, muovendo le bottiglie, si fanno scivolare tutti i sedimenti nel collo della bottiglia stessa) è ormai affidata alle macchine, tranne che per le bottiglie fuori misura (magnum, jeroboam, ecc), dove è mantenuto l’approccio manuale.

Giunti alla fine della visita nella sala degustazione, abbiamo avuto l’occasione di assaggiare tutte le etichette in produzione, nello specifico: Brut, Pas Dosé, Brut Rosé, Sansevieria, RN e Gran Cuvée (le ultime tre sono millesimate). Partendo dai “senza anno”, constatiamo il buon livello dei vini, che si differenziano per le loro inclinazioni diverse; aromi più variegati per il Brut, sapido e verticale il Pas Dosé, raffinato ma di facile beva il Rosé.

Durante la degustazione Girolamo ci parla di aspetti più tecnici-normativi: “I disciplinari previsti per la Daunia non prevedono specifici vini prodotti secondo il metodo classico ed è per questo che, come azienda, ci siamo imposti una “Carta Etica e di Qualità”, un decalogo che fissa i punti cardine del nostro percorso produttivo, regole e conduzioni da rispettare che ci sembrano utili per garantire qualità elevate dei vini, ma nel contempo aderenza e rispetto del nostro territorio a partire dai vitigni e dai sistemi di allevamento. Utilizziamo perciò per tutti i vini bianchi almeno il 50% di bombino bianco, e per il Sansevieria arriviamo al 100% di nero di troia, entrambi nostri vitigni autoctoni”.

La piacevole visita si chiude con la degustazione dei millesimati bianchi, che si staccano per qualità dai fratelli minori. 

 

L’RN (Riserva Nobile), bombino bianco in purezza, vinificato in botti di legno, versione 2020, presenta i classici sentori di lieviti con una presenza importante di frutta, mela cotogna e prugna soprattutto, e vaniglia sullo sfondo. In bocca è molto persistente, fresco e di struttura.

L’ultimo vino, non facilmente reperibile in enoteca, è una Gran cuvée, annata 2012, ma con una sboccatura tardiva operata nel 2024 e quindi con una permanenza aggiuntiva sui lieviti di oltre quattro anni rispetto alla produzione ordinaria. Prodotto con uve bombino bianco, pinot nero e montepulciano, è una bollicina di alto livello: il colore è giallo brillante con sfumature dorate, i profumi sono molto caratteristici, intensi e persistenti di frutta gialla (melone su tutti), ma è il sorso che conquista per l’effervescenza estremamente fine e piacevole e un corpo equilibrato e di grande spessore.