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Il personaggio

Dopo Milano un Open Baladin a Torino. Inarrestabile Musso: “Adesso mi dedicherò alla ricerca storica e sperimenterò nuovi metodi”

13 Novembre 2013
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Teo Musso inarrestabile.

Il produttore italiano guru della birra artigianale, dopo l'apertura prossima fissata per febbraio, di Open Baladin a Torino a breve distanza dall'ultima inaugurazione a Milano, si darà nei mesi a seguire alla ricerca e promette di stupire gli estimatori sperimentando metodi del tutto nuovi e innovativi. Nei prossimi sei mesi riprenderà in mano il lavoro di sperimentazione su come le vibrazioni sonore influiscono sul processo di fermentazione della birra e l’altra di tipo storico, ci anticipa. “Sono incuriosito di sapere come erano le birre prima dell’anno mille e di provare a ricrearle”. Il tutto con ingredienti sempre di eccellenza e una tecnologia di qualità che non contamina il prodotto, con meccanismi ultrafiltrati per bloccare il “sapore di altri tempi”. Non c'è molto da stupirsi, quando la birra nasce da un cultore che ama studiarla. Del resto Teo Musso ha rivoluzionato il modo di concepire la birra dandole proprio quella identità che prima era solo del vino.“Ho trascorso la mia adolescenza in campagna, tra vigneti e cereali. Ho amato questa bevanda inizialmente per conflittualità adolescenziale nei confronti di mio padre che mi faceva bere vino allungato con acqua. Ma oggi ho vinto la mia scommessa. Ho dimostrato a mio padre che non è detto che sia il vino il re del buon bere”.

È stato un percorso non privo di ostacoli quello di Teo e di Baladin. Oggi esistono 30 varianti di gusto e formato in continua evoluzione, dalle speziate Wayan e Nora, a quelle con malto puro Elixir, Leön, o le luppolate, Super Bitter, Nazionale, e le speciali Mielika, Mama Kriek, Zucca, Nöel Vanille, YI-ER, Etrusca o le Open, Open Rolling Stone, Open Riserva, Open Noir, e ancora, le birre solo alla spina: Nelson, Niňa, Brune. E per Natale 2013 ci presenta Nöel Cafè, la birra dedicata da Teo alle festività natalizie, corposa e aromatica ad alta fermentazione, rifermentata in bottiglia e non pastorizzata, nata a fine estate per darle il tempo di fermentare con calma e affinarsi in bottiglia per un lungo periodo così da presentarsi pronta ad esprimere tutti i suoi complessi profumi aromatici, dalla schiuma che esalta gli aromi complessi di frutta secca, di cioccolato e di caffè, tutto rigorosamente Slow Food. Anche nella forma: la bottiglia Baladin l’ha disegnata Teo per dare eleganza anche nell’aspetto a questo prodotto, così come il bicchiere, simbolo oramai della birra di qualità nel mondo. E continua ad avere le idee molto chiare: “Voglio riportare la birra alla terra, creo la filiera agricola producendo tutte le materie prime, auto-distribuite in varie parti dell’Italia.  Voglio che la mia birra sia un prodotto vivo e curo tutto nei massimi dettagli, dall’inizio alla fine del percorso”. Ha investito nella tecnologia, e il suo stabilimento conta i macchinari più avanzati, con impianti all’avanguardia di lucidatura e di pulizia per abbattere i batteri, che gli  permettono di coniugare artigianalità e qualità. Passione e studio, questo il suo segreto. L’identità di Baladin si vede anche nei locali, curati nei minimi dettagli da lui stesso. “Viviamo in un mondo di immagine e di apparenza  e non voglio che succeda una cosa del genere alla mia birra. Il brand Baladin oggi è sinonimo di eccellenza e per mantenere questo faccio ricerca tutti i giorni, per portare innovazione, trovare nuove strade, inventare nuove birre. Il mondo è pieno di sola immagine, ma la sola immagine non basta.” 

Rita Vecchio