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L'intervista

Bindocci: “Montalcino è in salute, il consorzio pure e al mio successore dico…”

04 Giugno 2025
Da sinistra Giacomo Bartolommei, nuovo presidente del Consorzio Brunello di Montalcino e Fabrizio Bindocci Da sinistra Giacomo Bartolommei, nuovo presidente del Consorzio Brunello di Montalcino e Fabrizio Bindocci

Il bilancio di sei anni alla guida di un territorio che vuol dire Brunello. “Abbiamo pure ridotto le rese per ettaro, tutti vorrebbero sbarcare qui ma non ci sono aziende in vendita se c’è continuità generazionale”. Bartolommei è il nuovo presidente

Ora che la governance è definita e il consorzio del Brunello di Montalcino avvia una nuova fase con l’elezione di Giacomo Bartolommei alla presidenza (leggi qui), Fabrizio Bindocci ha voglia di raccontarsi e raccontare il territorio e il suo prestigioso vino, lui che è stato presidente, tra vari mandati, per una decina di anni ed ora rimane nel cda a rappresentare comunque l’esperienza e la conoscenza di questo angolo di Toscana che mezzo mondo del vino ci invidia.

Bindocci, come sta Montalcino?

“La situazione a Montalcino è buona, è chiaro che le conflittualità internazionali e il calo di attenzione sui vini rossi a livello mondiale rallentano la nostra marcia”

Vi preoccupano di più i dazi o il calo dei consumi?

“Io da quando Trump ha parlato di dazi ho sempre detto di essere fiducioso della nostra presidente del Consiglio e della politica europea. Se i politici sanno fare il loro mestiere possono trovare una soluzione che possa accontentare tutti. Come amministratore dell’azienda (la cantina Il Poggione ndr), quando ci ha scritto il nostro importatore americano non appena sono stati annunciati i dazi, eravamo pronti ad affrontarli. Al momento tra uno slittamento e l’altro è arrivato pure il verdetto della Corte americana secondo la quale i dazi sono illegittimi. Si vedrà, è tutto in divenire. Ma i dazi non danneggiano solo i produttori di vino ma anche quella parte di americani che distribuiscono il vino. Il danno sarebbe anche per gli americani”.

E il calo dei consumi?

“È diverso, il calo dei consumi mi preoccupa. A parte la questione dell’ inasprimento delle sanzioni per chi guida e ha bevuto che meriterebbe una riflessione a parte soprattutto sui giovani e i superalcolici, anche perché credo fermamente nel fatto che chi beve rossi non si ubriaca, sì, diciamo che il calo dei consumi dei vini rossi è legato al cambiamento climatico, al caldo che ormai è tanto e dura molti mesi all’anno.A Montalcino vediamo che c’è stato un rallentamento ma è contenuto perché il vino si continua a vendere. È un dato accertato che i vini rossi stanno avendo una battuta di rallentamento”.

Serve un’azione di marketing più mirata?

“Il compito del consorzio del Brunello oltre alla tutela e alla valorizzazione, è quello di mantenere alta la reputazione e il valore del brand nei mercati, come quello americano dove va il 30% dei nostri vini. E puntare i riflettori su altri mercati come l’Asia, per esempio Vietnam e non solo Cina. Anche in Cina si dovrebbe intervenire con l’organizzazione di corsi per i giovani. Bisogna spingere in quella direzione, secondo me: giovani e mercati nuovi, in qualche modo, come alcuni Paesi dell’Asia”.

Che consorzio lascia al successore?

“Abbiamo lasciato una situazione economica florida, senza debiti ma con un bel tesoretto. Alcune centinaia di migliaia di euro che possono consentire di ripartire subito con alcuni programmi. Poi mi piace ricordare che abbiamo portato in assemblea l’apertura dell’albo del Rosso di Montalcino, che è un vino importante ma che deve viaggiare con le proprie gambe senza essere considerato il fratello minore del Brunello di Montalcino. Quindi più vigneti destinati al Rosso perché se vuoi che una denominazione continui ad andare avanti deve avere una quantità di bottiglie adeguata alla domanda del mercato”.

Numeri?

“Si parla di 9/10 milioni di bottiglie di Brunello di Montalcino e 3 milioni e mezzo di bottiglie, che potranno arrivare a 7 milioni, di Rosso di Montalcino. Sul Brunello ogni anno c’è una riunione con i soci durante l’approvazione del bilancio dove si parla di rese e quest’anno abbiamo deciso di ridurle da 80 a 70 quintali per ettaro per mantenere alta la qualità. Aspettiamo il sì definitivo della Regione Toscana che dovrebbe essere scontato, sia perché generalmente non si è mai messa contro la volontà dei soci e poi perché la riduzione delle rese alzano l’asticella del territorio”.

Altri numeri?

“I soci del consorzio sono 250 e si esporta oltre il 70% delle bottiglie. Un milione di euro ad ettaro è il valore fondiario. E poi c’è tantissimo interesse per il vigneto Montalcino: sia stranieri e sia italiani sarebbero pronti ad acquistare ma per fortuna non ci sono aziende in vendita. Se c’è qualcuno che vende è qualcuno avanti con gli anni e con figli che non vogliono continuare. E il valore dei terreni a Montalcino è comunque destinato a crescere”.

Non è che il Brunello di Montalcino è un vino ormai per pochi?

“Direi di no. È un vino che nonostante la crisi tiene. Non è troppo costoso, bevi un vino importante, questo sì, ma ci sono Brunello di tutte le fasce di prezzo. E poi…”.

E poi?

“Abbiamo rivoluzionato il sistema di valutazione delle annate basandoci molto sull’andamento climatico sotto moltissimi aspetti tra cui piovosità, picchi di calore ed altro ancora. E la carta di Montalcino l’abbiamo fatta fare a professionisti locali ricorrendo al loro know how. Cosicché la carta è di proprietà del consorzio e non va riconosciuto un copyright a chi l’ha realizzata“.

Rammarico per qualcosa che non è riuscito a fare in questi sei anni di presidenza?

“No, abbiamo lavorato ascoltando i soci, cercando di andare incontro alle esigenze della denominazione. Lascio senza rimpianti, con un lavoro di squadra ben fatto. Quando vai all’assemblea dei soci non sempre i bilanci sono rose e fiori e due anni fa abbiamo avuto un momento di difficoltà. Ma abbiamo continuato a investire perché il motore non si deve mai spegnere. Se lavori e sei trasparente le persone capiscono che sei li a fare l’interesse dei soci e della denominazione. Mentre le uscite le calcoli, le entrate cambiano in base alla produzione. È un’altra cosa a cui penso sempre: nei momenti di difficoltà bisogna investire di più. Ed è quello che abbiamo fatto ed è stato utile”.

Cosa vogliamo dire al nuovo presidente?

“Di tenere la barra alta, senza paura delle intemperie che non mancano mai. È un momento difficile, io mi sono ricandidato e sono stato eletto nel cda. Vado a fare il soldato semplice, il consigliere. Metto la mia esperienza al servizio del mio successore e lo aiuterò se ne avrà bisogno. È un bel consiglio quello appena eletto, coeso, fatto di tanti giovani. Tutte persone con esperienza aziendali e tante capacità. Daremo il meglio come sempre”.