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La degustazione

Quattro sfumature di Sassicaia: a Napoli si celebra “la grande bellezza”. E quella 2016…

10 Ottobre 2022
Il gruppo che ha preso parte alla degustazione Il gruppo che ha preso parte alla degustazione

di Titti Casiello e Fosca Tortorelli

È nelle sale del Grand Hotel Parker’s di Napoli che si è svolta la “Grande Bellezza 2022”, l’evento ideato ed organizzato da Raffaele Vecchione di WinesCritic.com, che prende il via da Napoli per poi toccare 4 tappe internazionali, con l’obiettivo di portare da New York fino ad Hong Kong la grande bellezza dei vini italiani.

In occasione dell’evento è stata organizzata un’interessante masterclass, che ha visto in campo la degustazione di quattro annate, dalla 2016 alla 2019, della Doc Bolgheri Sassicaia. Vino iconico, che senza dubbio ha segnato la realtà di Bolgheri e che della bellezza ne ha fatto il suo stile di vita, andando ben oltre le mode e gli stili temporanei. E se di bellezza si parla, i canoni, quelli oggettivi, restano sempre immutabili, con classe, eleganza e stile che ne detengono il podio; un trittico senza tempo, capace di poter definire ogni forma – vivente e non – come bella. Ed è qui che si inserisce anche il vino, materia viva che quando diventa generatore insito di savoir-faire, non può che trovare altra definizione, se non in una grande bellezza. Elegante per sua stessa natura e di classe per sua innata propensione, la Doc Bolgheri Sassicaia prodotta da Tenuta San Guido è sicuramente il vino italiano più riconosciuto al mondo.

(La degustazione)

I fasti attuali sono senza dubbio noti ai più, grazie a punteggi che, quasi ogni anno, rasentano la perfezione dei 100/100 dei vari Parker e Suckling, tanto da renderlo sempre più inaccessibile con prezzi non proprio da supermercato. Vino da investimento più che bevanda edonistica, verrebbe allora da scrivere con delle quotazioni costantemente in crescita, quasi da sostituire il caro e rassicurante mattone con qualche vecchia annata di Sassicaia. Basti pensare l’interesse mostrato anche quest’anno da La Place de Bordeaux, la più importante piazza virtuale che mette insieme la domanda e l’offerta soprattutto dei vini di Bordeaux, ma anche di poche e selezionate bottiglie del resto del mondo. E in questo “resto del mondo” ecco spuntare il Sassicaia 2019 rilasciato sul mercato proprio tramite loro e che ha visto aumentare il suo valore in tempi brevissimi. Ma se questi gli onori della cronaca attuale, forse, però, non tutti sanno che in origine il Sassicaia era solo il “vino della casa”, e nel caso di specie, di casa Incisa della Rocchetta. La storia parte da un marchese della famiglia Incisa, Mario, grande appassionato di Bordeaux, che guardava con ammirazione a quegli assemblaggi bordolesi di cui era anche grande consumatore. Un sogno, quindi, immaginare che qualcosa di simile potesse realizzarsi anche in quella che, all’epoca, era considerata una palude enologica: la Maremma toscana, più vocata, a dir degli anziani del luogo, per gli alberi da frutto che per i vini. Che fu, poi, il destino o la fortuna non è dato sapere, ma fatto sta che nel 1930 il sogno pare prendere forma, per opera di colei che diventò sua moglie, Clarice della Gherardesca, portando in dote proprio la tenuta di San Guido. E da qui le pagine della storia: con l’impianto delle prime barbatelle di Cabernet sauvignon e di Cabernet franc lungo le colline del Castello di Castiglioncello, fino ad arrivare, ad acquistare un terreno pieno di sassi e ghiaia, simile a quello delle Graves. Il cui toponimo al catasto, guarda caso, prendeva proprio il nome di Sassicaia e che aveva visto i suoi primi frutti sotto la proprietà del marchese Leopoldo Incisa della Rocchetta. Un vigneto che oggi conta 75 ettari, dove il Marchese piantò le prime vigne di Cabernet a circa 80 metri s.l.m., sapendo che le colline retrostanti avrebbero fatto da scudo ai venti del settentrione, così da consentire una maturazione perfetta delle uve. Altro grande merito del Marchese, è che in quei tempi di consumo quasi immediato del vino, lui aveva già capito le potenzialità della longevità del suo vino, che riposava per anni nelle cantine di Castiglioncello prima di essere bevuto.

Ma questo “buon bere” era conosciuto solo sulle tavole della famiglia Incisa della Rocchetta, e fu solo nel ‘71 – grazie ad un accordo che gli Incisa strinsero con i loro cugini Antinori – che per la prima volta, si affacciò timidamente sul mercato una bottiglia di Sassicaia classe 1968. Ne sono seguiti poi tempi di fasti in una successione vertiginosa: da un’entusiasta Veronelli che lo recensiva per la prima volta nel ‘74 alla firma dell’enologia italiana Giacomo Tachis che consolida, col suo lavoro nelle cantine della Tenuta, la fama e la qualità di quello che, poi, nel 2015 è stato, riconosciuto al vertice della prestigiosa “Top 100” di Wine Spectator. E verrebbe di certo, quasi da mangiarsi le mani, se col senno di poi, qualcuno avesse saputo che quel vino da tavola (questa fu la prima denominazione del Sassicaia) sarebbe diventata addirittura una denominazione a sé stante. L’unica che oggi in Italia ha il fregio di poter essere definita come una specie di monopole alla francese. Perché se in origine col nome Sassicaia ci si limitava a definire solo l’omonimo toponimo dove insistevano quelle viti di Cabernet Sauvignon e Franc, negli anni a seguire Sassicaia è diventata una sottozona ben precisa della DOC Bolgheri, per arrivare in ultimo, poi, nel 2013, alla nascita della DOC Bolgheri Sassicaia che può essere rivendicata unicamente della Tenuta San Guido prevedendo Il disciplinare che la zona di produzione del Bolgheri Sassicaia DOC sia solo, appunto, il podere Sassicaia, di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta. Dunque, è indubbio che la D.O.C. Bolgheri Sassicaia, prodotta da Tenuta San Guido, è un pezzo di bellezza della storia dell’Italia del vino. La degustazione:

Sassicaia 2016
Dopo il successo del Sassicaia 2015, premiato come miglior vino da Wine Spectator, questo rosso bolgherese non smette di stupire e conquista nell’annata 2016 un’altra medaglia d’oro da parte della critica internazionale valutata con 100/100 da Robert Parker. L’annata 2016 mostra nitidezza e precisione, un vino che sicuramente continuerà ad evolvere nel tempo, dove dimostra uno spettro fruttato piuttosto intenso di mora, cassis e visciole; profuma di erbe aromatiche, come alloro e una piacevole sfumatura speziata e balsamica di ginepro sul finale. Dimostra una grande armonia e una buona freschezza, l’acidità è ben bilanciata, con un tannino asciutto. Un’annata “statuaria”.

Sassicaia 2017

Un’annata non semplice vista la siccità che ha caratterizzato diverse aree produttive, ma che nel caso di questo millesimo affascina proprio per la sua diversità espressiva. In prima battuta arrivano le intense note terrose di humus, terra bagnata, a cui seguono le note floreali di viola e di frutti a bacca nera. Il sorso è coinvolgente e vibrante, scorrevole e disteso.

Sassicaia 2018

Con questo millesimo il Sassicaia festeggia la sua cinquantesima annata, nonostante le condizioni climatiche abbiano dato una primavera più piovosa e un’estate calda solo nel mese di luglio, le uve sono maturate in modo sano e la vendemmia ha dato vita ad un vino elegante e con buone prospettive. Un vino che nel calice si concede con lentezza, inizialmente meno espressivo e più trattenuto, disvela le delicate note floreali di lavanda e iris, a cui succedono le note fruttate e un sottile mélange di essenze mediterranee. Suadente e coinvolgente nel sorso, dal tannino morbido e setoso, preciso, leggiadro e succoso.

Sassicaia 2019
Un millesimo che naturalmente è ancora scalpitante, frutto sicuramente di una vendemmia svolta senza troppe difficoltà. Un vino che si allinea alla precedente annata 2018, ma con una maggiore complessità e uno spettro olfattivo molto intrigante. In prima battuta si avvertono le note fruttate di amarena e ribes, a cui si uniscono i profumi della macchia mediterranea e le sfumature speziate di grafite e terrose di fava di cacao. Suadente nel sorso, avvolge il palato con piglio deciso, dove il tannino, ancora scalpitante ne segna la giovinezza, ma al contempo la grande disponibilità e la potenzialità evolutiva.