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L'azienda

Fare olio in Toscana pensando alla Svezia. Åsa Johannson giornalista e produttrice

10 Maggio 2020
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di Sara Spanò

Ci troviamo sulle Colline del Chianti, dove al tramonto il paesaggio si colora di una luce blu.

A questo deve il suo nome il “piccolissimo progetto fatto con tanto amore“, così lo definisce Åsa Johansson. La Collina Blu: lei e suo marito Stefano{jcomments off}, in collaborazione col Frantoio L’Antellino, tra i figli e il lavoro, sono riusciti piano piano a ritagliarsi uno spazio per presentare a fine febbraio di quest’anno il loro primo olio d’oliva. Åsa è una giornalista svedese, di adozione italiana da ormai quasi 20 anni: “Sono arrivata in Italia nel 2001, dovevo stare 3 mesi. E invece ho deciso di rimanere e mi sono laureata in Scienze Politiche all’Università di Firenze. Poi l’amore per il vino ha preso il sopravvento e ho iniziato a lavorare in questo mondo. Organizzo anche viaggi enogastronomici in Italia, il che comporta stare in viaggio più di cento giorni l’anno”. Ama l’Italia in tutte le sue sfumature e non riesce a farne a meno: “All’Italia devo tutto: qui mi sono laureata, mi sono sposata e sono diventata mamma. Non ne parlo mai male, al massimo faccio qualche critica, come puoi criticare qualcuno al quale vuoi del bene”.

Il suo legame con la Svezia è comunque ancora molto forte. Fino agli anni della scuola ha vissuto a Blue Hill (che, guarda caso, in inglese, è Collina blu), zona periferica e difficile di Stoccolma: “Oggi rivalutata, era un po’ come il Bronx di New York negli anni ‘90 – racconta Åsa – caratterizzata dalla presenza di alcune case blu molto alte, di 13 piani. Se guardi l’etichetta dell’olio, puoi riconoscere dei quadratini che simboleggiano proprio queste case con le loro migliaia di finestre. Trovo che i bambini che crescono in quel posto siano un po’ come gli ulivi: se curati con amore possono dare ed esprimere tanto, anche se hanno iniziato con poco”. Ma perché produrre olio? “Credo che l’olio, così come il vino, sia da sempre connesso all’uomo, ci ha accompagnato e seguito nel corso della storia. È un prodotto di grande valore, che ho scoperto meglio da quando vivo in Italia. Mio marito è il responsabile di produzione di un’azienda che fabbrica frantoi e viviamo nelle campagne toscane, dove abbiamo gli ulivi: perché non farlo?” risponde Asa.

In Svezia viene utilizzato prevalentemente il burro e Åsa ricorda che la prima volta che la sua famiglia ha comprato l’olio è stata nell’88, quando sua madre l’ha acquistato in un piccolo negozio greco. “Gli svedesi non conoscono la differenza tra un “olio buono” e uno di bassissima qualità. Pensa che recentemente l’agenzia alimentare svedese ha concluso un sondaggio dal quale si evinceva che su 21 bottiglie etichettate come olio extravergine 17 erano di olio vergine o addirittura lampante – dice Åsa – Il mercato però c’è e sta crescendo, risponde bene se il prodotto viene comunicato bene: è importante fare conoscere l’olio di qualità, il lavoro che c’è dietro e soprattutto la piccola produzione che è quasi totalmente sconosciuta in Svezia. Ogni volta che vado a Stoccolma per tenere le mie lezioni a Eataly, cerco di mettere una buona parola sull’olio italiano, quello vero, di qualità”.

La prima produzione de La Collina Blu si aggira attorno ai 200 chili di un blend delle varietà classiche toscane leccino, frantoio e moraiolo. Åsa afferma: “Credo nel blend dell’olio piuttosto che nel monovarietale”. E poi conclude fiduciosa delle potenzialità di crescita: “La curiosità è tanta, sta andando molto bene. Generalmente sono molto scaramantica, ma ti confido che il riscontro è talmente positivo che alcuni svedesi (gli svedesi sono bravi a pianificare per tempo!) hanno addirittura prenotato l’olio per la prossima stagione”.