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L'azienda

Il vino democratico? Scoprite Qu.Ale

22 Settembre 2014
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Incontriamo Alessandra Quarta, durante una visita alla cantina Moros, una delle tre che entrano nel regno enologico e vinicolo di Claudio Quarta, il padre.

Siamo a Guagnano in provincia di Lecce, in Puglia. L’ambiente è tanto piccolo quanto raffinato, accogliente, in stile post- industriale, arricchito da tele creative e in particolare da un murales di Ettore Pignatelli. All’interno della bottaia, emoziona e affascina il decalogo di corridoi e nicchie che racchiudono pregiati reperti archeologici.

In questo opificio si lavorano prevalentemente uve di Negroamaro e Malvasia Nera, rappresentanti della tradizione enoica locale e coltivate in un piccolo vigneto di 1, 3 ettari. Ma torniamo ad Alessandra. Occhi  vispi, entusiasta accanto al padre. Vogliamo sapere un po’ di più. Ci incuriosisce la sua idea di un vino democratico, chiamato Qu.Ale. “Sono nata a Lecce – racconta Alessandra – ho vissuto e studiato tra Como e Milano, dove mi sono laureata in Economia per Arte e Cultura alla Bocconi. Sono arrivata qui in cantina per caso. Affascinata dal mondo del vino dopo un Vinitaly”.

“Circa due anni e mezzo fa – prosegue – avevo terminato un periodo di lavoro a Roma e ipotizzato di fare un master. Nel frattempo, attratta dal mondo in cantina, ho chiesto a mio padre di passare tre mesi a lavorare qui a Lecce. Beh, vi dico soltanto che, saltata l’idea del master per il primo anno e poi per il secondo, sono rimasta e non ho nessuna intenzione di scappare”.

Alessandra è una ragazza dall’aria vivace. Come si direbbe in altri termini, tosta. Il vino è l’anello che lega la sua passione per la natura e il lavoro delle persone alle sue ambizioni manageriali e imprenditoriali. Così scrive di sé. Dal suo fermento creativo, non a caso, nasce Qu.ALe.  “È il progetto che ho scelto per dare il mio contributo a fare del mondo un posto migliore”, afferma. “Il progetto è nato a maggio scorso, in risposta ad un universo che mi ha affascinato da una parte, ma lasciata interdetta dall’altra. Quello del vino. Un mondo statico, saturo, dove le novità vengono accettate con malumori da parte di tutti. E dove ho visto troppo interesse privato”.

Qu.Ale è un vino 100% made in Italy, prodotto a stretto contatto con i coltivatori e garantito dall’esperienza Tenute Eméra. Un rosso salentino Igp.  Una scelta consapevole. “Parte della mia  protesta verso il mondo statico del vino – afferma Alessandra – comincia dall’etichetta che sconvolge i canoni. È un’etichetta unica, dove si racconta il progetto con grafiche giovanili per la scritta Qu.Ale, che ha le iniziali del mio nome. Quale però è anche una parola che pone domande alle quali ciascuno di noi cerca di dare le proprie risposte. Un incentivo a chiedersi quale mondo, quale consumo, quale futuro? Quale responsabilità per chi vuole fare impresa nel rispetto della terra e dell’uomo? “Il progetto, nel mio piccolo, vuole essere aperto, si prende cura dell’ambiente; utilizza esclusivamente bottiglie in vetro leggero e solo materiali riciclati o riciclabili al 100”, prosegue. Ma c’è di più. Parte del ricavato della vendita di ogni bottiglia (5%) va in beneficienza a sostegno di un’associazione che il consumatore è chiamato a scegliere. In pratica, basta andare nel sito Qualevino.it  e inserire il codice unico riportato su ogni bottiglia per accedere e partecipare, scegliendo una Onlus.  Acquistando QU.ALE inoltre si contribuisce a preservare l’area naturale della Salina dei Monaci a Manduria, la casa dei Fenicotteri Rosa.

E, soprattutto, Qu.Ale è un vino democratico. Perché? “Con quest’ultimo si prende parte alle decisioni e alle idee; poi è un prodotto alla portata di tutti come gusto e come portafoglio, con un prezzo di 5 euro in cantina. In enoteca, non supera i 10 euro”. Il gusto? “Anche quello è democratico – afferma Alessandra – non è un vino pesante, ma morbido generoso. Ad oggi, abbiamo fatto due imbottigliamenti da 15.000 bottiglie. Lo abbiamo presentato come novità al Vinitaly 2014. Viene venduto a Bari e poi all’estero: Svizzera, Francia, Germania. Da poco è stato presentato negli Stati Uniti, dove è piaciuto molto”.

Attualmente, il blend non è dichiarato. Ma c’è un contest per scoprirlo sul sito. “La nostra volontà è stata quella di non dichiararlo da subito, perché spesso le informazioni tecniche sul vitigno, a mio parere, allontanano a priori i consumatori meno esperti, quasi intimoriti verso quel sapere che ancora non hanno”. Quale dunque il blend? Si scoprirà. Basta attendere. Non molto pare.

Francesca Landolina