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L'azienda

Maugeri e l’arte di vinificare il Carricante: “Ecco perché Milo è una bella zona dell’Etna”

08 Giugno 2022
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di Giorgio Vaiana

L’Etna “spennacchiante” alle spalle, il mare di fronte. E poi una distesa di vigne. Allineate quasi perfettamente che creano una spirale quasi ipnotica, tra il verde delle piante e il nero dei muretti di sostegno.

Siamo alla cantina Maugeri, a Milo, in provincia di Catania. Versante est del vulcano più attivo d’Europa. Qui i produttori hanno capito che poco avrebbero ottenuto dal Nerello Mascalee. Ma tanto, invece dal Carricante. Potenzialità che ha intuito anche la famiglia Maugeri che ha recuperato un vecchio vigneto di famiglia con l’obiettivo di fare vini di altissima qualità. Ad accoglierci nell’azienda di famiglia è Carla Maugeri. “Qui è ancora tutto in itinere” ci spiega mentre mostra i lavori in corso. Perché l’obiettivo della famiglia Maugeri è quello di trasformare questo luogo non solo in una cantina vera e propria, ma anche in un luogo di accoglienza. I lavori per realizzare una bellissima villa con tanto di spa privata, palestra e piscina procedono speditamente. L’anno prossimo potrebbero già essere ospitati i primi turisti. “Per loro sarà un’esperienza unica”, assicura Carla che è anche un bravissimo architetto e che sta quindi seguendo i lavori passo passo. La villa dominerà i vigneti e, dall’interno della spa, i turisti potranno rilassarsi fissando da un lato il vulcano e dall’altro il mare grazie ad un gioco di altezze di finestre progettato da Carla. Una cantina ci sarà. E sarà ipogea: “Abbiamo individuato l’area – dice la Maugeri – Sarà una cantina sotterranea. Ci vorranno circa tre anni di lavori per vederla completata, ma sarà bellissima”.

E poi, poco distante dalla villa, una sala degustazione dove poter provare i vini della famiglia Maugeri magari con qualche stuzzichino preparato da Giuseppe Raciti, lo chef del ristorante stellato Zash poco distante e di proprietà della stessa famiglia Maugeri. “Sarà un’altra chicca” dice con un sorriso Carla Maugeri. Che ha gli obiettivi chiari anche su questo territorio. Che ci descrive minuziosamente. “Siamo a 700 metri circa sul livello del mare – dice – e i vigneti si dividono tra le contrade Praino e Volpare”. Una curiosità prima di entrare nello specifico del vino: i muretti a secco in pietra lavica, se messi uno accanto all’altro, formerebbero un “serpentone” lungo 2,8 chlometri. La particolarità è che tutti i muretti sono collegati tra loro in una linea di continuità. Obiettivo della famiglia Maugeri è la valorizzazione dei vitigni autoctoni, Carricante in testa. Il Nerello Mascalese è usato per fare un rosato. Per ora la produzione è di nicchia: siamo intorno alle 9 mila bottiglie. Numero, però, destinato a crescere. “Anche se – dice Carla Maugeri – vogliamo sempre tenerci bassi per fare altissima qualità”. Il territorio però, lo percepisci immediatamente nel calice.

Per ora sono tre le referenze: l’Etna Rosato, l’Etna Doc Bianco Superiore Frontebosco e l’Etna Doc Bianco Superiore contrada Volpare. Iniziamo la nostra degustazione in vigna con l’Etna Doc Bianco Superiore Contrada Volpare 2020 con una produzione di 6 mila bottiglie. Carricante in purezza, il vino rimane in vasca sulle fecce fini per 8 mesi. Bel colore giallo luminoso, al naso emergono subito i sentori di frutta a polpa gialla come albicocca e pesca. Si percepiscono anche i sentori delle ginestre, tipici fiori del vulcano. Nota minerale e agrumata che si richiama in bocca. Molto fresco e minerale. Molto buono l’Etna Doc Bianco Superiore Frontebosco 2020, il primo cru della famiglia Maugeri, realizzato in appena 1.500 bottiglie. Carricante in purezza che proviene da un singolo vigneto a 700 metri di altezza. E questa “altezza” si avverte sia al naso che in bocca. Fa sei mesi di legno e 4 di acciaio prima di essere imbottigliato. Giallo paglierrino quasi dorato, un naso meraviglioso di fiori (zagara e ginestra), frutta (cedro, albicocca, pesca), ma anche anice e zenzero. In bocca è davvero avvolgente. Fresco ed equilibrato, con richiami di frutta e agrumi. Molto persistente. Un gran bel vino. Chiudiamo con il Rosato, appena mille bottiglie. Nerello mascalese in purezza, fa due mesi in legno. E si sente nel calice. Poi sei mesi in acciaio. Rosa tenue, sprigiona subito tutti i sentori di fragoline, frutti di bosco, ma anche lievi sentori di zolfo. In bocca il sorso è netto, verticale, molto sapido. Si sente il mare. Presto dovrebbe arrivare il Frontemare, un altro cru realizzato da un singolo vigneto di Carricante e un Catarratto in purezza.

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