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L'azienda

Viticultori Associati: in cantiere un passito di Nero d’Avola e in futuro possibili sperimentazioni con i vitigni reliquia

27 Agosto 2012
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Giovanni Greco e Tonino Guzzo

Una cantina sociale che ama la storia e l’archeologia.

 Una cantina dove solo le uve migliori finiscono in bottiglia.
L’Azienda Viticultori Associati di Canicattì sorge nella felice cerchia di colline dell’agrigentino, nel cuore della Sicilia antica, abitata un tempo lontanissimo dalla popolazione dei Sicani. Qui il terreno (ricco di zolfo, potassio e calcio) e il microclima sono ottimali per la vite. Al resto ha pensato il lavoro della cooperativa che ha prodotto vini che, vendemmia dopo vendemmia, sono cresciuti in riconoscimenti e attenzione da parte del mercato.
I risultati parlano chiari: 1000 ettari vitati, 480 soci, un fatturato di  4,5 milioni di euro, 835 mila bottiglie commercializzate di cui circa il 50% sono andate all’estero: Europa, Stati Uniti, Giappone e Cina senza alcuna voglia di fermarsi. “Dal mese di giugno” racconta il Presidente Giovanni Greco “l’Aquilae Grillo si trova anche nei prestigiosi scaffali dell’enoteca Harrod’s. Ma soprattutto quello che conta è la soddisfazione di aver messo a punto una formula vincente e condivisa da tutti: produrre vini di qualità rispettosi dell’identità del territorio al giusto prezzo”.

Dicono che una cantina sociale non possa produrre vini di qualità, ma la presenza di Tonino Guzzo, enologo siciliano che continua a collezionare numerosi premi nazionali e internazionali, smentisce i luoghi comuni. Attraverso la sua preziosa consulenza la cantina sociale intende valorizzare la produzione e i vitigni autoctoni (nero d’Avola in primis), autentici gioielli di questo territorio senza rincorrere le mode. Ecco perché il packaging dell’azienda è incentrato su questo. Un desiderio che nasce anche dalla volontà di recuperare ciò che un tempo era stata ricchezza e bontà del territorio agrigentino in cui è nato. Lo sforzo, da parte di tutti, è quello di riuscire a trasmettere il senso profondo di questa avventura: un grande amore verso il territorio e la voglia di farlo conoscere e amare come merita creando un file rouge fra i vitigni, il vino e la terra attraverso una continua evoluzione delle tecniche di vinificazione e affinamento dei vini  in un contesto un po’ difficile come quello siciliano “dove tutto” afferma Guzzo“si complica sia per le difficoltà ambientali che a volte ci sono sia per problemi burocratici che, spesso, rallentano chi lavora in questo settore”.  Abbiamo chiesto all'enologo sulla vendemmia in corso e nuovi progetti in cantiere. 
 
Ci sono nuovi progetti e nuove sperimentazioni che sta conducendo in cantina per questa Cooperativa sociale?
Stiamo lavorando a due progetti molto importanti e ambiziosi. Il primo riguarda la produzione di un passito di Nero d’Avola: in questi giorni stiamo allestendo una fruttaia dove poter mettere ad appassire le uve per la realizzazione il passito rosso che entrerà nel mercato non prima della fine del 2014. Il secondo progetto è in collaborazione con l’Ente Parco della Valle dei Templi di Agrigento con cui abbiamo siglato un accordo per poter vinificare le uve prodotte da un vigneto che è proprio inserito nel Parco, sotto il tempio di Giunone. Si tratta di un vino prodotto con un mix di uve: Nero d’Avola, nerello cappuccio e nerello mascalese. Una parte di queste uve verranno vinificate con il marchio di proprietà del Parco”.

 Un altro progetto di grande interesse in Sicilia è il recupero di numerosi vitigni reliquia: quanto è importante riscoprirli e valorizzarli?
E’ importantissimo perché si tratta di un patrimonio unico tutto da riscoprire. Sono stati individuati in diverse zone della Sicilia dei vitigni che non sono più utilizzati, diffusi o riconosciuti tra le varietà presenti. Essi rappresentano il frutto di uno strappo all’estinzione: il nostro intento è quello di individuare le varietà perse e dare loro nuova vita. In questi giorni sono stato in compagnia di Dario Cartabellotta, direttore del dipartimento interventi infrastrutturali dell’Assessorato all’Agricoltura, per una analisi gustativa di alcuni grappoli di vitigni reliquia: ne ho assaggiati 62 e tra questi soltanto 5 o 6, secondo me, possono avere un futuro trovando posto magari in mercati importanti. Alcuni mi hanno colpito particolarmente come il  Barbarossa, il Danco o il Pignolo, un bianco particolarissimo. Da questi nomi potrebbero nascere dei vini interessanti che oltre ad avere una qualità organolettica eccellente riuscirebbero a condensare nel bicchiere caratteri legati alla storia e all’ambiente del territorio”.

Che cosa vi aspettate da questa vendemmia?
“Anche quest’anno, a causa delle alte temperature registrate in Sicilia dal mese di Luglio, c’è stato un anticipo delle raccolte. Il Nero d’Avola, ad esempio, prima si raccoglieva dall’inizio di settembre fino alla fine del mese: nelle attuali condizioni climatiche è molto probabile che entro la fine del mese sarà stato già tutto raccolto. Lo scorso anno abbiamo dovuto affrontare alcune criticità legate a fattori atmosferici che hanno ridotto notevolmente la produzione. Speriamo quindi di fare meglio”.     

Qualità della vite e qualità dell’ambiente. In che modo l’Azienda Viticultori Associati di Canicattì  riesce a coniugare questo paradigma?
“Stiamo cercando di produrre sempre più con meno chimica. Il nostro obiettivo è quello di produrre un vino sempre più naturale dove l’intervento dei pesticidi sia sempre più al margine. In ambito nazionale o europeo partiamo già da una condizione favorevole: in Sicilia la pressione di fitofarmaci è già notevolmente inferiore rispetto agli standard stabiliti. Con il tempo speriamo di adeguare l’offerta di nuove bottiglie alle richieste di un mercato sempre più orientato a scelte di consapevole allontanamento dalla chimica che sicuramente non fa bene alla salute delle persone e dell’ambiente”.

Rosa Russo


Viticultori Associati
Contrada Aquilata
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