Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 65 del 12/06/2008

L’INTERVISTA ”Ecco il punto debole del vino siciliano”

11 Giugno 2008
planeta65_hp.jpg planeta65_hp.jpg

    L’INTERVISTA

Diego Planeta, nuovo presidente di Assovini, parla dei suoi obiettivi: creare una classe dirigente nuova nell’enologia. «I nostri limiti? La comunicazione»
planeta65_hp.jpg
”Il tallone d'Achille
del vino siciliano:
il marketing”

Il nuovo presidente di Assovini Sicilia, Diego Planeta, ha un’idea chiara: contribuire a creare una classe dirigente nuova nel mondo del vino siciliano. E poi rivela qual è, secondo lui, l’anello debole della catena: «È su imbottigliamento e commercializzazione che bisogna intervenire». Dalla sua lo storico presidente della Settesoli ha l’assemblea dei soci di Assovini che lo ha votato all’unanimità.


Qual è il primo obiettivo?
«Il più importante è fare in modo che il neo nominato consiglio formato per quattro quinti da giovani formuli idee per migliorare il più possibile il comparto vitivinicolo isolano».

Su cosa punta per realizzare questo scopo?
«Occorre fare un lavoro di programmazione ed innovazione lavorando, soprattutto, sulle sperimentazioni. Il programma avviato dall’assessorato regionale all’Agricoltura sulla sperimentazione e selezione clonale non ha avuto il giusto ritorno in termini di conoscenze né a livello di consumatori né a livello di produttori. Bisogna entrare, invece, nel merito delle sperimentazioni e come imprenditori capire come utilizzare questo lavoro e orientare le nostre produzioni. Ci possono essere le premesse perché la Sicilia entro la fine del 2010 possa mettere a frutto tutte le potenzialità di cui dispone».

Come giudica la situazione della Sicilia del vino?
«Lo dico con un dato: nel 1862 la Sicilia aveva 180 mila ettari vitati che producevano una media di 47 ettolitri per ettaro. Nel 2004 c’erano 135 mila ettari di terreno vitati che hanno prodotto una media di 51 ettolitri. Vuol dire che 140 anni hanno portato un aumento quantitativo di appena quattro ettolitri per ettaro. Significa che il sistema moderno dell’agricoltura per i siciliani è stato destinato alla qualità e non alla quantità; su tutto questo bisogna ragionare e costruire qualcosa di importante».

Allora quali sono stati i punti deboli?
«Se qualcosa non ha funzionato fino ad oggi non sta in chi ha prodotto l’uva, ma in chi ha continuato questa filiera; ed è sull’anello debole dell’imbottigliamento e della commercializzazione che bisogna intervenire».

Ritorna anche un tandem ”storico” con Elio Marzullo, direttore dell’Istituto Vite e Vino ai tempi della sua presidenza.
«All’interno di Assovini con il consigliere delegato Elio Marzullo si ripropone un rapporto di lavoro iniziato negli anni ’90. Ne sono lieto, perché Marzullo ha la grande capacità di trasformare le idee in fatti concreti».

Marco Volpe