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Scenari

Carlin Petrini: c’è una parte di Expo che assomiglia troppo a un luna park

07 Maggio 2015
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Il fondatore di Slow Food: ad ottobre porteremo a Milano mille contadini dal Sud del Mondo. Sarà Terra Madre Giovani

Pubblichiamo un'ampia sintesi di una intervista rilasciata oggi da Carlin Petrini al Giornale di Sicilia.

Come ci alimenteremo domani? Ci sarà cibo per tutti? Se si fanno domande del genere a Carlin Petrini, l'anima di Slow Food è come far segnare un gol a porta vuota a un calciatore. È il suo tema. Ma in fondo, se ci si pensa bene, anche quello dell'Expo di Milano. La conversazione parte da qui.

Il bilancio dei primi giorni di Expo?

“Non abbiamo ancora dati certi. Ed io personalmente non ci sono ancora andato. Per quello che mi raccontano sento parlare benissimo del nostro padiglione molto in tema ma c'è un afflusso di pubblico non regolare su tutto il percorso. C'è un ingresso che non è stato ancora aperto”.

E più in generale? 

“Alcuni padiglioni sono una sorta di Disneyland: tanta tecnologia ma priva di contenuto. Non corrispondono al tema Nutrire il Pianeta. Sento parlare bene del padiglione francese, di quello svizzero. Di altri sento dire che assomigliano a un luna park e hanno speso tanti soldi”.

Come state vivendo la vicinanza con Mc Donald's?

“Per me non cambia niente. Mi stupisco che venga invitato e venga considerato un esempio di buona nutrizione. E addirittura hanno anche avuto il patrocinio del ministero delle Politiche agricole. Assurdo che un ministero come quello dell'Agricoltura lo conceda a un'industria”.

Davvero credete che Expo per l'Italia sarà una grande opportunità?

“Spero. E ripeto, spero. Ma forse bisogna ribadire con forza l'elemento centrale di quest'Expo che è come nutrire il mondo. La Fao ci ricorda che nel pianeta c'è la morte per fame. E che 500 milioni di piccole imprese familiari danno da mangiare all'80 per cento del pianeta”.

Sostenibilità e disponibilità di cibo. Come affrontare questi temi che saranno fondamentali nel prossimo futuro?

“Sostenibilità? Intanto chiariamo. Tutti ne parlano e pochissimi sanno cosa significa davvero. Sostenibilità viene dall'inglese sustainable che altro non è che durevole. Tanto che in francese si dice durable. Detta così quindi sostenibilità vuol dire che qualunque cosa fai i benefici devono durare il più a lungo possibile. Ma attenti: se applicata all'agricoltura non è che io devo pretendere il massimo sfruttando tutto, accalappio tutte le risorse e faccio profitti. No, non si puó. Perché una gestione simile non lascerà nulla alle generazioni future”.

E allora qual è il valore della sostenibilità?

“Le buone pratiche, le rotazioni dei terreni, il buon senso. Non si può pensare di produrre con la chimica e i fertlizzanti perchè sono tutte pratiche che impoveriscono il suolo e i benefici finiscono di colpo. La finitezza delle risorse è il vero problema. E non possiamo accettare che la mentalità di chi produce sia solo il profitto. Su quest'argomento tra l'altro interverrà anche il Papa”.

In che senso?

“Stiamo attendendo tutti la sua enciclica che affronterà il tema del coltivare e custodire il pianeta. Lo dice anche la Bibbia”.

Resta il problema della fame nel mondo e delle persone obese. Le due facce di uno squilibrio. C'è una soluzione?

“In questo momento nel mondo si produce cibo per 12 miliardi di viventi. Ma siamo in realtà sette miliardi e mezzo. Questo significa che il 40 per cento della produzione agricola va sprecata. Questo è allora il campo da arare per la sostenibilità. Evitare questo spreco assurdo. Chi ragiona col vecchio paradigma che tanto ce n'è per tutti pensa che nel 2050, quando saremo 9 miliardi dovremmo produrre cibo per 18 miliardi di persone? Impossibile. Il sistema implode. Ed è assolutamente necessario fare qualcosa. Adesso”.

Come ne usciamo?

“Proteggendo le nostre comunità anche a costo di dire che questo libero mercato non è libero. Se vedo che le mie comunità, il mio Paese, rischiano di perdere la sovranità alimentare devo creare subito condizioni di tutela. Non possiamo mandare a ramengo le nostre coltivazioni solo perchè arrivano dalla Cina alimenti a basso prezzo e neanche controllati”.

Qualcuno potrebbe dire che questo è protezionismo…

“Che lo dicano pure. Ma solo così puoi arare il campo e difenderlo dallo spreco. Il cibo non è una pantofola”.

È per questo che inviterete i giovani agricoltori dal Sud del Mondo ad Expo?

“Sì. Lo faremo tra il 3 e il 6 ottobre. Una Terra Madre Giovani. Porteremo a Milano mille agricoltori under 40. Vogliamo riportare al centro dell'attenzione quei piccoli produttori che sono il perno dell'alimentazione mondiale. Agricoltori che producono magari in biologico e vogliono vendere cibo nei mercati locali e utilizzano le nuove tecnologie per fare informazione. Sono il futuro. Ma il futuro degno. Stiamo cercando 700 mila euro per il loro viaggio. E a Milano troveranno ospitalità in tante case di personaggi famosi. Abbiamo coinvolto Dario Fo e il cardinale Scola. E tanti altri. Ci aiuteranno. E ci risuciremo a fare l'Onu dei contadini. Ad Expo”.

Fabrizio Carrera