Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

I prodotti dell’anno 2023 (secondo noi)

31 Dicembre 2022
I nostri prodotti del 2024 I nostri prodotti del 2024

A poche ore dalla fine di quest’anno, è tempo di bilanci, certo.

Ma anche di pensare al nuovo anno che rapidamente sta “entrando” nella nostra vita. E, come ormai di consueto, la nostra redazione ha pensato a quello che potrebbe essere il prodotto protagonista del 2023. Non è stato semplice scegliere. E voi, amiche lettrici e amici lettori, quale prodotto avreste scelto? E perché Fatecelo sapere. Intanto auguri di buon anno.

FABRIZIO CARRERA
ARANCIA ROSSA

Il mio prodotto dell’anno è l’arancia rossa. Un frutto. Che per me simboleggia lo splendore e le incapacità della Sicilia. Unica nel suo genere, tutti i tentativi di replicarla nel mondo sono riusciti male o non sono riusciti affatto. Si coltiva nella Sicilia orientale, soprattutto nella piana di Catania, lì dove l’Etna e le escursioni termiche creano un microclima esclusivo. Di ettari coltivati se ne contano alcune migliaia, le varietà più diffuse sono Moro, Tarocco e Sanguinella. Toccarle, sbucciarle e mangiarle rappresentano una goduria. Soprattutto in questo periodo. Dovrebbero essere vendute a un prezzo remunerativo per tutti gli agrumicoltori, proprio perché si tratta di un frutto unico e buonissimo. Eppure non è così. Chi le produce quasi sempre non chiude la filiera, salvo rare eccezioni. Servirebbe, per esempio, la cura di tutti i produttori per un packaging moderno e attraente. E cercare i giusti mercati a cui venderle. Fare dell’arancia rossa quello che gli altoatesini hanno fatto per le mele. Cioè un sistema. E così anche le arance rosse potrebbero avere molta più dignità sia agricola e sia commerciale. Ma dovrebbero crederci tutti.

GIORGIO VAIANA
VINO

Può apparire banale la mia scelta. Ma adesso spiego. Il 2023 è l’anno delle incognite. La situazione politica internazionale, con la maledetta guerra tra Russia e Ucraina, ha sconvolto un po’ tutti i piani di ripresa dei paesi del mondo dopo i due anni terribili vissuti a causa della pandemia. E quando ci sembrava che il peggio fosse alle spalle, è arrivata la mazzata di una guerra inattesa e che ha sconvolto i piani di tutti. Non commento nemmeno di quanto una guerra sia la cosa più schifosa che l’essere umano possa concepire. Mi concentro sulle ripercussioni che gioco-forza ha avuto nell’impatto economico mondiale. E con l’aumento esponenziale dei costi di elementi chiave nello sviluppo delle varie industrie: dall’energia ai carburanti, passando per varie materie prime. Anche il mondo del vino è stato “investito” da questa ondata di difficoltà. E adesso il settore è chiamato a fare delle scelte fondamentali per l’intera sopravvivenza della filiera. Ce la farà? Credo di sì, perché il mondo del vino italiano oggi è formato da un gruppo di uomini e donne “super”, affiancati da una “new generation” in grado di gestire queste situazioni un po’ al limite. Senza delle scelte (anche complesse), il mondo del vino rischia di precipitare. Ma credo che la vera svolta avverrà a breve, con importanti novità.

TITTI CASIELLO
FIERE

Non le chiamo né naturali né artigianali. Le chiamo solo fiere. A ognuno di noi poi l’arduo compito di attribuirgli l’aggettivo più consono. Per me il prodotto 2023 sta nel vino scoperto, in quest’anno, tra fiere sconosciute ( o semi). Quando incappi per caso ad un banchetto, e senza preconcetti, inizi a dare del lei e poi del tu a quel vino sconosciuto (o semi). Ecco credo che sia in quell’esatto momento che si generi un intimo e immediato menage a trois tra te, lui e il produttore. Ed è lì che si producono le parole più sensate che riguardano il vino. Senza i neologismi e i tecnicismi dei tavoli tecnici da degustazione persi tra un abbastanza e un molto, e soprattutto senza l’influenza delle recensioni altrui. In queste fiere non impettite, dove non si parla necessariamente di malolattica o dei tempi di affinamento, o in quelle esclusivamente dedite all’import o l’export ( anch’esse, per carità, importanti) credo che si stia generando una sorta di transumanza comunicativa con un nuovo repertorio di parole molto più affine al vero significato del vino. E mi auguro che questa migrazione comunicativa sana continui anche nel 2023.

ROBERTO CHIFARI
PANE

Nell’anno in cui il principe delle nostre tavole ha subìto i rincari più alti è bene difendere il nostro pane, quello dei piccoli produttori artigianali, dalla concorrenza della grande distribuzione che applica prezzi minori al dispetto delle qualità portando spesso prodotti da farine non certificate, non tracciabili o prodotti decongelati. Ritorniamo a mangiare il pane nei luoghi in cui la qualità non è stata sacrificata dal prezzo. Viva il pane, quello vero, quello che sa di buono.

AMBRA CUSIMANO
SIDRO

Per anni è stata considerata una bevanda dolciastra e poco interessante in molti paesi, compresa l’Italia. La sua produzione risale niente poco di meno che al III millennio a.C. Prima o dopo i pasti, il sidro sta prendendo sempre più campo sulle tavole di tutto il mondo. Il frutto maggiormente utilizzato per produrlo è la mela, l’apple cider nello specifico, ma si possono usare anche altre varietà di questo frutto, oppure la pera. la frutta utilizzata ed il processo di lavorazione producono sidri con caratteristiche diverse. Il sapore va dal dry allo sweet, il colore varia dal giallo chiaro, all’arancio fino al bronzo e può essere torbido e ricco di sedimenti o chiaro, persino trasparente. La gradazione alcolica varia dal 2 all’8%, quindi una bevanda di facile beva. I maggiori produttori sono Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti e Canada, a seguire troviamo Francia, Spagna, Germania e Svizzera. Vi consiglio di bere quello di mele e pere del francese Christian Drouin, il sidro di mele spagnolo Valverán e quello di Contrada Contro prodotto sui monti sibillini utilizzando la mela rosa.

GIADA GIAQUINTA
PASTA

Demonizzata immotivatamente come tutti i carboidrati e poi “scagionata” dai nutrizionisti, la pasta è uno degli alimenti amati in tutto il mondo, un punto saldo nella cucina mediterranea. Dopo un ritorno a piatti semplici della tradizione che la vedono protagonista, in abbinamento con verdure a “Km 0” che ne esaltano il gusto senza prevaricare, alla pasta ai legumi e agli spaghetti di zucchine, si affiancheranno un nuovo ventaglio di alternative vegetali “pescate” da altre parti del mondo: la pasta a base di cuori di palma, manioca e di banane verdi.

FEDERICO LATTERI
VINI DI MONTAGNA

In un’epoca in cui si parla incessantemente di riscaldamento globale, fenomeno che si palesa in maniera sempre più drammatica, è bello riscoprire i vini delle aree montane, piccoli capolavori prodotti in zone estreme con grandi sacrifici, che sono in grado di regalarci una combinazione di freschezza e purezza oggi più che mai rara. Territori come l’Etna, il Canavese, la Valtellina, la Valle Isarco ospitano vigneti unici, spesso situati in aree non facili da raggiungere, con climi rigidi e pendenze notevoli. Qui tutto il lavoro viene svolto manualmente e l’esperienza, la conoscenza e la sensibilità del viticoltore giocano un ruolo fondamentale. Luoghi estremi che quotidianamente presentano grandi difficoltà, ma che alla fine regalano vini unici. Vibranti, verticali, eleganti, vivi, a volte eterei, ma costantemente affascinanti con la loro energia e le loro sfumature. Non “urlano”, ma “sussurrano”, porgendosi con gentilezza. Talvolta non sono di immediata lettura, meritano un po’ di attenzione, ma quando ti colpiscono al cuore con la loro delicatezza non li lasci più.

ALESSANDRA MELDOLESI
TERRA

Il prodotto dell’anno 2023, secondo me, è la terra: gli esperti consigliano di investire in terreni agricoli, in un’epoca di grande volatilità, dove i beni si svalutano e cresce il bisogno di solide certezze.

CLARA MINISSALE
GIN

Il prodotto che scelgo per il 2023 è il gin. Non un ingrediente, ma un distillato di ingredienti. Una bevanda alcolica che è stata riscoperta negli ultimi anni e che sta vivendo un momento di grande fortuna anche in Sicilia, dove sempre più produttori – professionali o amatoriali- si cimentano nel crearlo e produrlo. Il gin isolano è spesso un concentrato di botaniche locali variamente miscelate e mi piace l’idea che queste bottiglie, create in varie zone dell’Isola, portino per il mondo i nostri odori e sapori.

MADDALENA PERUZZI
OLIO DI OLIVA

Il protagonista del 2023? Secondo me l’olio d’oliva. Il più green degli evergreen. Sempre attuale, sempre più iconico. Uno dei simboli del nostro Belpaese. Prodotto in varie regioni, ha molte anime, ma rimane unico. Essenziale in cucina. È buono e fa bene. Non è un prodotto: l’olio è un elisir.

STEFANIA PETROTTA
VEGETALE

Per una carnivora “praticante” come me, potrebbe apparire bizzarro che la mia scelta cada proprio su quanto di più lontano dalla carne possa esserci. Eppure le esperienze maturate in questi ultimi anni e in particolare nel 2022, mi indicano chiaramente la via che la cucina sta prendendo è quella di rivolgersi ad una materia prima vegetale sempre più protagonista nelle nostre tavole. Mi correggo: la via che la cucina ha già preso. E, per una volta, la Sicilia che recepisce tutto con un leggero ritardo rispetto al territorio nazionale, è stata sul pezzo. Sarà che vantiamo la più ampia biodiversità vegetale in Italia che, a sua volta, ospita circa la metà delle specie vegetali di tutta l’Europa. Di fatto, gli chef tutti si stanno rivolgendo ad una cucina più sana, più sostenibile, più rispettosa dell’ambiente, con risultati notevoli e menu mai scontati perfino quando la proposta è esclusivamente vegetariana. Bene così, dunque, e avanti tutta.

MICHELE PIZZILLO
TIRAMISU’

Il tiramisù è uno dei dolci più amati dagli italiani e, a quanto pare, molto apprezzato pure all’estero. Nato a Treviso nel 1970, ha poi avuto una diffusione nazionale con la ricetta messa a punto dall’inventore del dolce, il trevigiano Ado Campeol, proprietario del ristorante “Le Beccherie”, venuto a mancare l’anno scorso a 93 anni di età. Campeol, raccontava che si era ispirato allo “sbatudin”, ricostituente molto diffuso fra i contadini, a base di tuorlo d’uovo sbattuto con l’aggiunta si potrebbe dire di una montagna di zucchero e cui, la moglie Alba Di Pillo e il loro cuoco Roberto Loli Linguanotto, aggiunsero il mascarpone come addensante. Poi arriveranno i due strati di savoiardi imbevuti nel caffè e la certificazione dell’Accademia Italiana della Cucina. Celebriamo, quindi, un dolce oltre che amato, anche alla portata di tutti sia per la semplicità del processo di preparazione sia per i costi contenuti delle materie prime necessarie per farlo a casa. E, comunque, un ottimo dolce che si trova un po’ dappertutto.

FABIOLA PULIERI
OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

Alimento di cui quest’anno la produzione è stata inferiore ai precedenti e al fabbisogno degli italiani quindi è importante fare attenzione alla qualità, affidandosi a produttori del territorio, meglio se già conosciuti e che prediligono la qualità alla quantità. L’olio extravergine d’oliva ha sentori e gusto che esaltano i nostri piatti, è un alimento ricco di polifenoli, antiossidanti che fanno tanto bene alla nostra salute ed è il risultato di una semplice spremitura che, grazie alla biodiversità unica al mondo che solo l’Italia può vantare, non è replicabile in modo chimico. Nel 2023 consumiamo olio extravergine d’oliva italiano di qualità.

GIANLUCA ROSSETTI
BURRO ITALIANO

Vado controcorrente, come prodotto del 2023 ne scelgo uno tante volte demonizzato, e non appartenente alla totalità delle tradizioni regionali italiane. Non abbiamo quasi mai prodotto latte per fare il burro, ma solo per fare formaggio. Mediamente un burro italiano è meno buono di un burro nordeuropeo o di un burro francese, ma ultimamente la tendenza si sta invertendo. Con la rincorsa della montagna come meta di vacanze e luogo per il relax, anche i prodotti di malga stanno vivendo di nuova linfa. Grande burro, grandi formaggi, grandi prodotti del territorio. Le montagne in Italia sono (fortunatamente) dappertutto, e il burro italiano deve essere un prodotto di cui essere orgogliosi, senza mai abbandonare il nostro sempre buono olio extravergine d’oliva.

MARCELLA RUGGERI
BIRRA

La birra è una gioia che cresce e che si espande in tutto il mondo dall’America, passando per Gran Bretagna, Belgio e Germania, fino a sconfinare nelle storie delle aziende degli amanti della Italian HomeBrewing e della ricerca del gusto da abbinare a tutto pasto. Il prodotto del 2023, per me è “Birra”, quella compagna versatile che puoi associare allo street food e ai formaggi stagionati, ma anche alla zuppa di lenticchie e allo zampone di maiale a Capodanno, alla tagliata di carne o al pollo al curry e persino al dessert. Un settore con un’incredibile predisposizione di sviluppo verso il 2023. Grazie anche al giovanissimo “Consorzio di Birra Italiana”, che raccoglie tanti piccoli produttori, c’è l’impegno di essere sempre più autentici e più gettonati, tessendo rapporti sempre più stretti con la filiera Made in Italy. La birra, poi, bevuta nelle giuste quantità, fa bene alla salute. Un boccale di birra è un toccasana anche per scacciare o prevenire alcuni disturbi fisici (fluidifica il sangue, abbassa la pressione e la glicemia, fortifica le ossa, favorisce un buon sonno). È l’anno del calo della produzione del malto per l’aumento della siccità ed è l’anno per prendere gravosi provvedimenti sulle procedure di coltivazione. L’universo brassicolo coinvolge non solo gli ingredienti tradizionali (acqua, malto d’orzo, zucchero, luppolo, lievito) ma anche le uve ed ispira anche i distillati. 

EMANUELE SCARCI
CIBO

Il 2023 dovrebbe essere l’anno di un cibo meno caro. Forse con carrelli della spesa più pieni e uno scontrino meno salato del 2022. Almeno queste sono le aspettative del governo e della Bce che stanno tentando di domare un incendio che nel carrello è arrivato al +13%. Finora il carovita ha massacrato i meno fortunati e ha inciso anche sulla qualità: le famiglie per tenere sotto controllo lo scontrino hanno tagliato gli acquisti (compreso il brick del vino) e hanno puntato sui prodotti più a buon mercato, con riflessi anche sulla qualità del cibo. E’ probabile che nel 2023 si raggiunga un parziale raffreddamento dei prezzi: pasta, pane, conserve di pomodoro, olio, frutta. Tuttavia nella grande distribuzione è in corso un braccio di ferro con i produttori dei beni di consumo. Questi ultimi rivendicano vecchi aumenti di costo non riconosciuti e i retailer fanno muro per evitare che i consumatori taglino ulteriormente la spesa o si rifugino nei discount. Quasi certamente la lotta al carovita terrà banco per tutto il 2023.

FOSCA TORTORELLI
VEGETALE

A dominare ci sarà sempre più la tendenza a adottare diete ricche di elementi vegetali. Non solo vegani e vegetariani, ma tutti cercheranno di incrementare una maggior attenzione sia alla salute che all’ambiente. I vegetali, oggi, sono sempre più protagonisti dei menù di ristoranti, bistrot e pizzerie, utilizzati in modo attento, con le giuste tecniche di cottura, rendendoli gustosi, sani e sostenibili.

MANUELA ZANNI
LEGUMI

Per il 2023 auspico ad una valorizzazione dei legumi, fonte di nutrimento sin dall’antichità che oggi si rivela un prezioso alimento non solo per chi ha scelto un’alimentazione vegetariana, ma anche per chi, pur essendo onnivoro, vuole arricchire la propria dieta di alimenti dall’alto valore nutritivo preziosi per il nostro organismo.

ALESSIA ZUPPELLI
LIEVITO

Immancabile nel paniere nel periodo della pandemia che ci siamo lasciati gioiosamente alle spalle, il lievito rimane ingrediente fondamentale. Quale migliore appagante gioia per il palato che lievitati di ogni genere?

C.d.G.

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