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Scenari

L’appello di Slow Fish: “Mediterraneo affoga tra i rifiuti, sbloccare la legge SalvaMare”

05 Luglio 2021
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Il Mediterraneo affoga sommerso dai rifiuti, i pescatori (che trovano sempre meno pesci) potrebbero e vorrebbero fare la loro parte ma non possono, perché i rifiuti pescati accidentalmente o generati dall’attività di pesca sono considerati “speciali” e soggetti a una procedura di raccolta e trattamento complessa e onerosa che scoraggerebbe chiunque.

Ed è proprio questo l’appello che lancia Slow Food nel giorno di chiusura della decima edizione di Slow Fish, la manifestazione che ha animato quattro piazze del centro di Genova. “Urge una soluzione immediata al problema e potrebbe essere la tanto attesa Legge SalvaMare, che prevede la possibilità di conferire i rifiuti accidentalmente pescati in mare e i rifiuti volontariamente raccolti in ambiente marino in apposite strutture di raccolta, anche temporanee, allestite in prossimità degli ormeggi – dichiara Marco Dadamo, biologo marino ed esponente dell’advisory board di Slow Fish – Gli operatori della piccola pesca, che danno un importante contributo alla sostenibilità del mare, devono essere messi nelle condizioni di poter svolgere il loro già difficile lavoro senza correre il rischio di essere soffocati dai costi e dalla burocrazia. È importante che la nostra classe politica prenda consapevolezza del ruolo strategico della piccola pesca in Italia, in termini di lavoro e ambiente, ma anche per gli aspetti legati alla cultura e alle tradizioni”.

Una legge che andrebbe nella direzione della direttiva dell’Unione europea 2018/85 che intende agevolare gli strumenti per fermare la dispersione dei rifiuti nell’ambiente marino contribuendo al conseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, prevenendo e riducendo in misura significativa, entro il 2025, l’inquinamento marino di tutti i tipi.

Economia circolare al centro di Slow Fish
Proprio a Genova in questi giorni si è parlato tanto di economia circolare, in una delle prime manifestazioni in presenza del calendario nazionale. È dei padroni di casa della Liguria ad esempio una delle esperienze più rincuoranti di recupero dei rifiuti della pesca e di riutilizzo dei materiali organici, il progetto P.Ri.S.Ma. MED che ha permesso la realizzazione di cinque ecoisole, due in Liguria (a Genova e La Spezia), due in Sardegna e una in Toscana e coinvolge anche la Corsica. I rappresentanti dell’Area marina protetta la Gaiola, ospitati da Slow Food Campania, per esempio, hanno raccontato al pubblico di Slow Fish del progetto arrestalereste che vuole mettere in contatto mitilicoltori dell’area Flegrea e del Golfo di Napoli con aziende locali in grado di riciclare i retini in materiale plastico utilizzati negli allevamenti di mitili.

Dopo 16 mesi di limitazioni e di conferenze online, i quattro giorni in presenza a Slow Fish hanno permesso a enti locali e produttori di confrontarsi su iniziative comuni, come i due progetti in Campania e Puglia che vedono l’utilizzo di Mater-Bi per le retine di allevamento delle cozze. Stesso sentimento anche per i Mercati della Terra che hanno riunito produttori dell’entroterra Ligure, del Piemonte, della Toscana e della Lombardia: “Genova ci ha accolti con tanto entusiasmo. La cosa più bella di questi giorni è stata la possibilità, di nuovo, di raccontarsi e far conoscere il nostro territorio, far scoprire luoghi, prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato, persone” dicono in questi giorni tra le bancarelle in piazza Matteotti, in pieno centro storico a un passo da piazza de Ferrari. Come per i Food Truck e i birrifici dislocati nelle quattro piazze: “Speriamo Slow Fish sia di buon augurio per una vera ripartenza. Dopo il terremoto del 2016 avevamo ricominciato grazie alla solidarietà di tante persone, associazioni e aziende. Poi è arrivato il Covid, ma i nostri monti hanno bisogno di essere popolati e curati” raccontano i marchigiani del food truck La buona strada, acquistato grazie alla campagna di raccolta fondi lanciata da Slow Food Italia nel luglio 2017.

La voglia di rimettersi in gioco, di conoscere e farsi conoscere
“La sensazione più bella di questi giorni è stata una gran voglia di rimettersi in gioco da parte di tutti, istituzioni, espositori, i genovesi stessi. La Regione Liguria, il Comune di Genova, la Camera di Commercio, nonostante le difficoltà di questa edizione, si sono messi a disposizione come non mai, ed è soprattutto grazie a loro che abbiamo potuto organizzare questo Slow Fish – dichiara Daniele Buttignol, amministratore delegato di Slow Food Promozione – Negli sguardi, nei sorrisi, nella partecipazione agli appuntamenti del programma abbiamo visto il ritorno alle cose semplici ma genuine, che raccontano un’identità, ed è in fondo l’essenza stessa di Slow Food che ha permeato tutta la manifestazione. Attraverso il piacere del cibo raccontiamo le grandi sfide che la nostra Terra Madre e l’umanità intera sono chiamate ad affrontare, e che la pandemia ci ha messo davanti con ancora più forza. Speriamo davvero di essere riusciti a farle percepire al pubblico di Slow Fish”. “Siamo particolarmente orgogliosi che la ripartenza della Liguria abbia coinciso con i giorni intensi di Slow Fish e con il congresso nazionale di Slow Food Italia – commenta il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – Si è trattato del primo grande evento di questo tipo in Italia dopo la fase più dura della pandemia, un segnale concreto di rinascita che ha trovato a Genova il suo centro. Abbiamo davanti una sfida davvero importante: ripartire verso un mondo nuovo e migliore, con l’obiettivo di creare sviluppo – e quindi ricchezza e occupazione – e sostenibilità insieme, valorizzando cultura, prodotti tipici, tradizione enogastronomiche e tutela dell’ambiente e integrando tutto questo alla nostra offerta turistica per renderla ancora più unica. Ripartiamo da Genova per andare, tutti insieme, in questa direzione”.

“L’energia di Slow Fish 2021 nel segno della ripartenza è contagiosa – commenta il vice presidente e assessore regionale alla Pesca e al Marketing territoriale Alessandro Piana – Non termina con la chiusura della manifestazione, perché ha lasciato in dote ai genovesi e agli ospiti che hanno visitato il percorso diffuso i sapori salubri e golosi del pescato e delle eccellenze del gusto, tanti approfondimenti sull’ecosistema marino e una rinnovata consapevolezza sul ruolo dei pescatori, quali custodi del mare nonché fedeli tenutari di quei borghi costieri che puntellano di bellezza l’Italia. Valorizzare la dieta mediterranea, il rispetto per le risorse e l’operato delle associazioni, dei Flag Gac (Fisheries Local Action Groups – i gruppi di azione costiera), con cui stringere ulteriori sinergie in un’ottica di programmazione e sviluppo, ha significato riscoprire la piccola pesca e le nuove frontiere della blue economy. Penso in particolare all’ittiturismo, oltre ad auspicare quel rinnovo generazionale che diversi corsi professionalizzanti e iniziative regionali sostengono, certo che le nuove leve porteranno avanti l’intera filiera con lo stesso fedele impegno e interesse”.

C.d.G.