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Scenari

EquiPlanet, il nuovo standard di sostenibilità per le imprese agroalimentari: tre aziende sul trampolino di lancio del progetto di Valoritalia

22 Febbraio 2024
Da sinistra Giuseppe Liberatore direttore generale di Valoritalia e Francesco Liantonio presidente di Valoritalia Da sinistra Giuseppe Liberatore direttore generale di Valoritalia e Francesco Liantonio presidente di Valoritalia

Il 2030 è prossimo e così gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU, appannaggio non solo di Governi e di politica: siamo tutti stakeholder della sostenibilità, e non solo di quella ambientale – di più immediata comprensione – ma anche sociale ed economica. Consumatori, lavoratori, imprenditori… nessuno è esente dall’affrontare le tematiche mosse dagli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, e non solo da qui a sei anni. Ecco quindi che Valoritalia, insieme allo spin off dell’Università di Siena Santa Chiara Next, ha avviato EquiPlanet, nuovo standard di certificazione della sostenibilità destinato alle imprese agroalimentari, facendo tesoro dell’esperienza operativa acquisita con lo standard Equalitas, che già certifica la sostenibilità delle imprese vitivinicole. L’approccio di EquiPlanet è però olistico: infatti non certifica l’azienda o il prodotto bensì l’organizzazione sostenibile, avendo gli SDGs nativi nella propria metodologia messa a punto da Santa Chiara Next in collaborazione con lo United Nations Sustainable Development Solutions Network e il Columbia Center on Sustainable Investment della Columbia University.

Tre aziende food sono già entrate a far parte del protocollo: Rigoni Asiago, Auricchio e Molino Petra.

Un percorso non semplice, che i tempi impongono si intraprenda: sostenibilità agita, non un sostantivo da declinare nella comunicazione aziendale. I dati parlano chiaro: “È ormai attestato che lo scenario sia grave e antropico, e i costi del non fare sono maggiori di quelli del fare – precisa Angelo Riccaboni, presidente EquiPlanet e già rettore dell’Università di Siena -. Le aziende sono chiamate allo sforzo dell’agenda 2030. Qualità è ora trasparenza, sostenibilità e connessione al territorio e tutto ciò migliora la reputazione. Il settore agroalimentare mostra però profili da analizzare con lenti specifiche e mercati, GDO e filiera tendono a premiare prodotti considerati sostenibili. È quindi un’opportunità e un percorso, non un arrivo definitivo, modulabile sulla base di caratteristiche e dimensioni dell’azienda agricola: gli stessi requisiti non saranno obbligatori per tutti”. 

È Sandra Furlan, responsabile Ricerca e Sviluppo Valoritalia, a spiegare il nuovo protocollo, che si articola quindi in 4 ambiti: buona cittadinanza d’impresa, sostenibilità di operazioni e processi, sostenibilità della catena di fornitura, prodotti e strategie che contribuiscono a diete sane e sostenibili (riferimento fondamentale la dieta mediterranea); 20 tematiche, che spaziano dalla governance alle pratiche anticorruzione, dalla tutela dei diritti dei lavoratori alla sicurezza alimentare, e 88 requisiti, tutti in linea con gli obiettivi e le azioni stabilite dallo United Nation Global Compact. EquiPlanet è inoltre allineato con i principali standard internazionali di reportistica e certificazione. Le imprese che vogliono certificarsi come prima cosa devono adottare un sistema di gestione della sostenibilità, stabilire obiettivi misurabili, affinare le metriche, e impegnarsi a migliorare le performance, oltre che pubblicare un bilancio di sostenibilità secondo il Global Reporting Iniziative. Primo passo, il colloquio di pre audit.

Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia, presentando il nuovo standard ha osservato come proprio l’esperienza maturata con Equalitas ha evidenziato la mancanza per l’impresa agroalimentare di una garanzia di sostenibilità, nonostante il tema sia sempre più sentito dai consumatori. Non vanno inoltre sottovalutati i vantaggi che si acquisiscono, in primis l’allineamento agli SDGs dell’agenda ONU 2030 e il rispetto dei requisiti ESG (environmental, social, governance), consentendo all’impresa un’efficace risposta agli obblighi normativi previsti in ambito nazionale e comunitario e un adeguamento alle nuove metodologie di valutazione del credito messe a punto dagli istituti bancari, che prevedono rating differenziati in base al grado di adesione ai requisiti della sostenibilità. Inoltre, uno standard che semplifica la partecipazione ai bandi. “Non un bollino da aggiungere ai tanti ottenibili ma un orientamento generale da condividere verso obiettivi che si tende a tralasciare”.

Temi che sembrano distanti – eppure già si lavora sui SDGs post 2030 – e che divengono rilevanti per le imprese agricole italiane perché, alla prova del mercato, vinceranno quelle che avranno iniziato a predisporre una risposta alle esigenze dei consumatori. Effetto di una sostenibilità percepita è anche attirare talenti, perché i giovani che possono permettersi di scegliere non sono attratti da aziende che avvertono poco sensibili sui temi sociali.

Il presidente Valoritalia Francesco Liantonio auspica in una sempre maggior consapevolezza da parte degli attori del sistema ma anche dei giovani: “Valoritalia sta investendo molto per poter certificare ma anche per poter essere noi formatori nell’ambito di un percorso di certificazione, come dimostra l’attenzione verso la ricerca e sviluppo. L’invito al mondo accademico e agli istituti tecnici è a formare persone pronte ad affrontare il presente, che diventi il futuro delle imprese italiane. Un’opportunità che diventa un dovere, un percorso quasi obbligato, e per il quale c’è bisogno di operatori”.