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Scenari

Vendemmia, cali dal 20 al 50 %. Segno positivo solo in Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto

08 Agosto 2023
Vendemmia Vendemmia

Dopo anni di vendemmie anticipate, il 2023 ristabilisce l’equilibrio dei tempi di raccolta, in alcuni casi anche in ritardo, ma lascia il segno sulla quantità, in quasi tutta Italia in diminuzione dal 20 al 50%. E’ quanto è emerso nell’ultima riunione della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, a cui hanno partecipato i presidenti delle Sezioni regionali par fare il punto della situazione prima dell’inizio della vendemmia. Il calo si evidenzia in molte regioni: parte del Piemonte, Friuli Venezia Giulia, in parte della Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. In controtendenza Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, dove oggi si valuta circa il 5% in più dei quantitativi rispetto al 2022.

“I viticoltori italiani – afferma il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci -sono stati messi a dura prova per contrastare le fitopatie acuite dal clima bizzarro. Per chi fa viticoltura biologica, in alcune zone si prospetta addirittura una vendemmia più che dimezzata in termini di quantità. Chi è riuscito a trattare i vigneti ha dovuto affrontare ulteriori costi per salvare il raccolto. Costi almeno raddoppiati, in alcuni casi triplicati rispetto ad annate ordinarie, per la lotta fitosanitaria (carburanti, personale, antiparassitari), i trattamenti necessariamente ripetuti e il gasolio. La crescita del prezzo delle uve attesa in alcuni areali non sarà mai tale da compensare l’incremento dei costi sostenuto”. A queste problematiche si aggiunge la continua presenza dei cinghiali che non risparmia le vigne di tutta Italia. In vista della prossima vendemmia, sottolinea inoltre Confagricoltura, permangono infine le difficoltà a reperire manodopera, che, per il settore vitivinicolo, rappresenta il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Le nuove misure sui flussi non sono fluide nella gestione burocratica e, nonostante le buone intenzioni e l’apertura del governo alle richieste del mondo agricolo, si arenano ancora sulle pratiche amministrative, troppo lente rispetto ai tempi dettati dalla natura e dalle esigenze delle aziende.