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Scenari

Vigneto biologico in Italia, “senza banca dati non si va da nessuna parte”

14 Aprile 2021

“Il vigneto biologico italiano, merita maggior attenzione di quanto non ne abbia oggi.

Rappresentiamo 1/4 degli ettari vitati bio nel mondo con un’estensione che nell’ultimo decennio è aumentata di oltre il 100%, ma ancora non abbiamo una banca dati sul settore per osservare il fenomeno a partire dai suoi fondamentali, legati a produzione, confezionamento e vendita”. Lo ha detto il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) e rappresentante dei consorzi italiani al Comitato vini presso il Mipaaf, Alberto Mazzoni. “A oggi – ha aggiunto Mazzoni – i consorzi italiani non sono in grado di monitorare il trend di un modello produttivo sempre più strategico, né di assecondarne l’evoluzione attraverso maggiori punteggi nei bandi europei, nazionali e regionali. Le Marche, tra le regioni più bio in Europa in rapporto alla superficie vitata, hanno da poco siglato il Patto per il distretto biologico unico che, grazie alla partecipazione della Regione e di tutte le sigle del comparto, diventerà la più grande area europea attenta allo sviluppo di una pratica sostenibile e alla salute dei consumatori. All’assessore all’Agricoltura, Mirco Carloni – ha concluso Mazzoni –, nell’assicurare piena adesione al progetto, chiediamo ora di fare da apripista in ambito nazionale anche in chiave di monitoraggio con una banca dati del vino biologico, la cui domanda è in fortissima ascesa in Nord Europa, negli Stati Uniti e in altri mercati strategici delle nostre produzioni, a partire dal Verdicchio”.

Oggi, secondo l’analisi del maxi-consorzio marchigiano che tutela 16 dop regionali con 652 soci, su 100 produttori di uve bio appena una decina lo confezionano come biologico. Una sperequazione che svilisce il lavoro fatto nei campi e azzera un potenziale valore aggiunto di prodotti di alta qualità in grado di fare mercato. Secondo Sinab, il sistema d’informazione del ministero delle Politiche agricole, la superficie nazionale del vigneto bio italiano è di 107 mila ettari, con un’incidenza di circa il 17% sul totale delle coltivazioni. Le Marche del vino hanno una fortissima identità green e occupano la terza posizione tra le regioni a maggior concentrazione bio in vigna (34% sul totale vigneto), dietro a Calabria e Basilicata. Secondo una recente indagine svolta dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sulle aziende vitivinicole del Belpaese, i vini biologici, assieme a quelli sostenibili, saranno quelli che cresceranno maggiormente nei consumi negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone e Australia, ben più di altre tipologie considerate trendy (leggeri/da mixare, premium, strutturati, naturali, spumanti, rosè).

L’ASSESSORE MIRCO CARLONI: “IDEA CONDIVIIBILE” 

“Attivare una banca dati nazionale su produzione e vendita dei vini biologici non è solo un’idea condivisibile ma anche una scelta strategica per far crescere una pratica a forte valore aggiunto che va nella direzione auspicata dalla Regione Marche. Sottoporrò l’istanza al ministero delle Politiche agricole, certo che il ministro Stefano Patuanelli e il sottosegretario con delega al vino, Gian Marco Centinaio, ne comprenderanno il valore strategico”. Lo ha detto oggi l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni, in risposta alla proposta del direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) e rappresentante dei consorzi italiani al Comitato vini presso il Mipaaf, Alberto Mazzoni. Secondo Mazzoni, i consorzi italiani del settore lamentano infatti la mancanza di informazioni relative al percorso produttivo e a quello delle vendite dei vini certificati biologici. Da qui la richiesta di istituire una banca dati relativa a un fenomeno che vede i produttori marchigiani tra i principali player italiani.

“La scorsa settimana – ha aggiunto l’assessore Carloni – abbiamo siglato il Patto per il Distretto biologico unico della regione e il vino dovrà certamente essere un protagonista nella partita che giocheremo in favore dell’agroalimentare marchigiano ma anche dei consumatori, dell’ambiente e del turismo del territorio. Le Marche – ha concluso – vogliono essere identificate come l’avamposto italiano del biologico e i suoi vini – la cui superficie green vanta un’incidenza doppia rispetto alla media del vigneto-Italia – hanno bisogno di strumenti strategici per continuare a crescere e ad assecondare un mercato in forte espansione”.

C.d.G.