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Vino della settimana

Vino della settimana. Kebir 2018 di Torrevento

13 Febbraio 2021
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di Federico Latteri

Torrevento è uno dei nomi più importanti del settore vitivinicolo pugliese e del Sud Italia.

L’azienda gestisce 500 ettari di vigneto, 250 di proprietà e 250 in affitto, lavora 70 mila quintali di uva l’anno e registra una produzione che supera i due milioni e mezzo di bottiglie. Oggi i suoi vini vengono venduti per il 20 per cento in Italia e per l’80 per cento nei mercati di 31 paesi stranieri. La mission aziendale è essere “ambasciatori dei vini di Puglia nel mondo” con etichette di qualità che siano rappresentative del territorio.

(Francesco Liantonio)

E’ dunque fondamentale portare avanti tecnologie innovative, rispettando al contempo le tradizioni. La storia di Torrevento inizia nel 1948 con l’acquisto da parte della famiglia Liantonio di una proprietà costituita da un antico monastero e 57 ettari di vigneto ai piedi di Castel del Monte, proprio dove oggi si trova il nucleo principale dell’azienda. Da allora lo sviluppo è stato costante, soprattutto sotto la guida dell’attuale presidente Francesco Liantonio che, a partire da fine anni Ottanta, ha dato un nuovo impulso alle attività con una visione rivolta alla crescita nel segno della valorizzazione dei terroir pugliesi attraverso i vitigni autoctoni. Grande attenzione è rivolta alla sostenibilità ambientale.

Sono numerose le certificazioni presenti, da quelle Uni En Iso con la prima ottenuta nel 1999 a quella sul biologico, per poi passare all’Equalitas che attesta la sostenibilità nella filiera vitivinicola sotto i profili ambientale, etico ed economico e che è posseduta da pochissime cantine italiane. Costanti le collaborazioni con le università per ricerca e sperimentazione. Oltre alle tenute della Puglia settentrionale (area di Castel del Monte e Murgia), l’azienda può contare su vigneti situati nella parte centrale della Regione (zona del Primitivo) e in quella meridionale (Salento).

La gamma di etichette è composta da numerose referenze con bianchi, rossi e rosati delle varie denominazioni del territorio. Il Kebir è un rosso armonico e completo che rappresenta una delle tante declinazioni proposte del Nero di Troia, vitigno molto versatile qui in blend con il Cabernet Sauvignon. Le uve provengono da vigneti situati su suoli argilloso calcarei ad altitudini comprese tra 400 e 500 metri sul livello del mare nell’area collinare del Nord Barese. Il sistema di allevamento utilizzato è la controspalliera con potatura a cordone speronato, mentre la densità d’impianto è di 5 mila ceppi per ettaro. Le rese si attestano intorno agli 80 quintali per ettaro. La vendemmia viene effettuata manualmente a metà ottobre. La vinificazione prevede una fermentazione con lunga macerazione sulle bucce. L’affinamento inizia con 8 mesi di permanenza in serbatoi di acciaio inox, seguiti da 12 mesi di maturazione in barrique.

Il Kebir 2018 da noi degustato si presenta nel calice di colore rosso rubino carico. E’ intenso e variegato all’olfatto con profumi di frutta matura come amarena, prugna, mora e ribes, poi una nota di vaniglia, tabacco, un pizzico di cioccolato e leggerissimi sentori di tostatura. In bocca è pieno, rotondo, strutturato e persistente, ma anche ben articolato e mai eccessivamente largo. Compatti, morbidi e vellutati i tannini. E’ un vino ben fatto che riesce ad esprimere in modo equilibrato la ricchezza e la solarità del territorio da cui proviene. Bevetelo con le carni rosse, l’agnello al forno o il maiale arrosto. E’ adatto ad accompagnare sia piatti semplici che pietanze elaborate. Sarà ottimo anche con i formaggi stagionati.

Rubrica a cura di Salvo Giusino

Torrevento
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