Per suo papà Andrea, indimenticato personaggio eclettico e vignaiolo controcorrente, Tenuta di Trinoro, in quella parte di Toscana fredda e solitaria, è stata la culla del suo fare vino. Oggi Benjamin Franchetti prosegue il suo lavoro con la stessa distaccata eleganza. Aiutato da un’annata che ha richiesto, come sempre, un lavoro meticoloso, ecco il Tenuta di Trinoro 2022.
Il lavoro in vigna è stato enorme, le bizze del clima significative, il blend tra le uve – siamo davanti a un classico taglio bordolese – impegnativo. Ma alla fine il risultato è notevole. Benjamin Franchetti, nella sua luminosa abitazione di Milano, davanti a una platea di giornalisti di settore, ha riflettuto a lungo dopo un bel po’ di assaggi e di confronti. “Il Tenuta di Trinoro 2022 – dice scandendo bene le parole – è esile e impressivo. Totalmente diverso da quello dell’annata precedente”.
“Per mio padre – racconta – Tenuta di Trinoro, poteva rientrare in due categorie: o era “Annata Potente”, strutturato, intenso, vorace, autorevole, oppure era “Annata Fina”, e quindi più esile, elegante e vivace, ma meno immediato. Il primo era più estroverso ed espressivo, il secondo più introspettivo, cerebrale. Il primo era quasi sempre frutto di una annata più calda, più asciutta, mentre il secondo, al contrario, era figlio di una annata, soprattutto nel periodo autunnale, più fredda e anche piovosa. Bene, Tenuta di Trinoro 2022 rientra sicuramente nella seconda categoria”.
Il blend è 44% Cabernet Franc, 44% Merlot, 6% Cabernet Sauvignon e 6% Petit Verdot. Un vino introspettivo che racconta le piogge arrivate a settembre e le notti fresche che hanno cambiato il corso delle uve. Cabernet Franc e un Merlot freschi e generosi. A sorpresa i più tardivi Cabernet Sauvignon e Petit Verdot hanno raggiunto una bellissima maturazione a inizio ottobre: “Non succedeva da 10 anni, dal 2015. Non ci chiedete perché, non lo sappiamo!”, scherza Franchetti.
Il vino, così, viene definito “impressivo”. Un termine inventato, forse, ma che funziona. Tutto nasce in vigna con 23 ettari divisi in 50 parcelle lavorate e vendemmiate una ad una. Fermentazioni in acciaio, affinamento in barrique usate con misura. È l’annata a parlare quando, tra febbraio e marzo l’anno succcessivo alla vendemmia, Benjamin Franchetti e il team creano il taglio nuovo per i vini di tenuta.
All’assaggio manifesta i tratti del vino che ancora è timido e vorrà tempo per esprimersi con pienezza. Tuttavia conquista con i profumi ben distinti di frutta rossa matura, radici, sottobosco, liquirizia e poi il sorso balsamico e un pizzico cremoso e di lunghissima persistenza.
Tenuta di Trinoro (della 2022 se ne fanno poco più di ottomila bottiglie) non è mai frutto di una ricetta prestabilita, bensì delle sfide dell’anno e dell’intuizione del suo creatore. Deve essere semplicemente il meglio che la tenuta può fare.
Al fianco del Premier Vin c’è Le Cupole, un’altra voce dell’annata, più immediata e mai banale. Un vino che diffonde lo stile Trinoro in forma accessibile senza perdere intensità. E poi ancora Trinoro Bianco conuve che provengono da un piccolo vigneto di circa mezzo ettaro posizionato a 630 m.s.l.m. su suolo sabbioso. Il vigneto è circondato dal bosco, creando un habitat fresco per le 5.000 piante, che sono state messe a dimora tra il 2001 e il 2006. Per la annata 2023 sono state prodotte 2.900 bottiglie.