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Il personaggio

Altre suite, il secondo ristorante, il vino e l’orto. Quanti progetti a Monaci delle Terre Nere

18 Agosto 2019
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Best in Sicily Migliore Albergo, il country hotel di Guido Coffa è in pieno fermento. “Cerchiamo di dare un’accoglienza di alto livello, ma il problema dei rifiuti nelle strade è un’emergenza. Gli inglesi? Superati dai clienti statunitensi, colpa della Brexit. E all’assessore siciliano al Turismo dico…”


(Guido Coffa)

di Silvana Polizzi Sabino

Nove ettari in più di terreno nella grande tenuta di “Monaci delle Terre Nere”, all'interno nuovi viali, nuove vigne, nuove strade in lava, antichi edifici ristrutturati. È il nuovo traguardo di Guido Coffa, proprietario del Country Boutique Hotel di Zafferana Etnea, in provincia di Catania e Best in Sicily 2017 come Migliore Albergo, il premio ideato da Cronache di Gusto. 

Un anfiteatro naturale, alle pendici dell'Etna, colonizzato nel '600 dai monaci che compresero la vocazione del luogo alla viticultura, creando delle terrazze che vanno dai 440 ai 540 metri di altezza sul livello del mare. I progetti fervono anche per il  prossimo anno. E così sono già in costruzione un secondo ristorante, altre suite e un panificio. La stagione in corso, invece, è iniziata con tutta l'energia necessaria dopo i danni causati dal terremoto dello scorso dicembre. Ai lavori di consolidamento dell'edificio centrale si sono aggiunti quelli per la creazione di quattro nuove suite, hanno nomi legati al linguaggio del vino: Corposo, Profumato, Vellutato, Equilibrato. “Una di queste – dice Coffa – è a monte della tenuta, si gode di una vista mozzafiato. Nei giorni scorsi, incantati dall'atmosfera che offre, vi hanno soggiornato Jimmy Donal Wales, cofondatore di Wikipedia e la moglie Kate Garvey, che fu assistente di Tony Blair”. Raddoppiata anche la cucina del ristorante “Locanda Nerello” con una nuova struttura esterna in ferro e acciaio. Ma non è tutto, novità anche in vigna. Perché è da tempo che Coffa accarezza il sogno di diventare un vignaiolo. E adesso il sogno è realtà. Da quest'anno poi un ettaro in più di viti reliquia.

Perché questa scelta?
“Perché l'altissima qualità raggiunta dal rosso Le viti di Minico, realizzato da 12 vitigni reliquia, del quale fino ad oggi ho prodotto non più di 300 bottiglie, mi ha invogliato ad aumentarne la produzione. E' il vino che non esiste più, il vino dei ricordi. Alla fine dell'800 l'Etna era un territorio  ricchissimo di varietà di uva. Lunghi anni di ricerca hanno permesso di portare alla luce queste antiche qualità. Le varietà vengono vinificate insieme come da tradizione per comporre un vino veramente unico”.

Tre grandi progetti per la prossima stagione, quali sono?
“Il primo avrà un nome, si chiamerà L'Orto dei Monaci, sarà un secondo ristorante, panoramico, con una vetrata frontale di 18 metri, aprirà la vista all'orizzonte fino al mare. Nasce per differenziare l'offerta, avrà un'impronta territoriale ancora più forte, una sicilianità in duplice veste sia sul cibo biologico a chilometro zero, sia sulle ricette della tradizione. E poi tre nuove suite, le realizzeremo all'interno di un edificio dei primi del '900 che stiamo ristrutturando. La più grande misurerà 115 metri quadri. Si aggiungeranno alle quattro create quest'anno. Infine una bakery, un panificio con un forno a pietra e con annessa pasticceria”.

Come procede la stagione in corso?
“Bene, a parte una leggera flessione dovuta probabilmente alla riapertura del mercato nord-africano”.

C’è qualcosa che vorrebbe dire al neo assessore regionale al Turismo, Manlio Messina?
“Direi che nel 2019 non è possibile raggiungere questi territori senza incrociare montagne di rifiuti. La bellezza geografica dei luoghi e il lavoro di accoglienza fatto dall'Hotel Monaci, ma anche da altri alberghi sull'Etna, viene sfigurato da tanta incuria. E poi che gli aeroporti siciliani vanno ingranditi, quello di Catania ha una sola pista e non regge più. Inoltre occorre intensificare i voli e aumentare le rotte, non solo in alta stagione, ma per 12 mesi all'anno. La Sicilia può e deve vivere di turismo, è una terra dalle grandi opportunità, ma non può essere così complicato raggiungerla”. 

Chi sono i clienti di Monaci e da quali Paesi arrivano?
“Io dico sempre che il cliente che sceglie Monaci è un cliente che ama la vita. Sì, è sicuramente una scelta green, rivolta anche all'energia del vulcano, ma più in generale al sentire la vita, attivando tutti i livelli sensoriali attraverso la vista dei luoghi, i sapori del cibo, i suoni della natura, e non ultimo toccando queste pietre. La loro nazionalità nel pre-Brexit era prevalentemente inglese, adesso più americani, e poi inglesi, tedeschi e italiani”.  

Fra le tante, quali sono due cose uniche e belle da fare o gustare a Monaci?
“Vedere la luce arancione all'alba nella Terrazza del sole arancione, bevendo degli infusi speciali e a pranzo o a cena gustare i nostri ravioli ripieni di un impasto realizzato utilizzando le uova delle nostre galline, una vera delizia per il palato, lo garantisco”.