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Il personaggio

Da calciatore a presidente dell’Associazione Sommelier Russa. Ecco la storia di Alexey Sidorov

09 Ottobre 2012
sommelier sommelier

Vi è mai capitato di scorgere nel sommelier al tavolo il vostro ex calciatore preferito?

A Mosca potrebbe capitare, Alexey Sidorov (nella foto) è il Presidente della Associazione Sommelier Russa. Per noi italiani, posseduti dal demone del calcio, è una di quelle circostanze che potrebbe generare reazioni inconsulte; e vi confessiamo che, pur non essendo grandi appassionati del pallone, per un attimo ci si è freddato il sangue nelle vene. Non abbiamo mai conosciuto un calciatore-sommelier, la nostra innata diffidenza mista a un pizzico di perfida presunzione ci segnala che è d’uopo approfondire. La chiacchiera – assistita da una brava traduttrice unita al gruppo dei russi – è stata un crescendo, la rigidità tipica dei russi si è andata smorzando man mano che si raccontava di vino (e meno di calcio).

Non poteva essere diversamente. Di lui notiamo la testa pelata e l’abbigliamento elegante, sportivo. Alla fine dell’intervista lo raggiunge una bellissima donna, né più né meno come si conviene a un russo che ha vita pubblica vivace. Ecco una breve sintesi della nostra chat.
 
Alexey, come mai in Sicilia?
“Sono in tour con un gruppo di amici. E’ la prima volta che viaggio in Sicilia. Vedremo le due tenute della cantina Baglio di Pianetto, quella appunto di Pianetto presso Palermo, e quella di Baroni presso Pachino in provincia di Siracusa. Sono giunto qua su invito molto volentieri. In questo viaggio cercherò di conciliare riposo e lavoro”.
 
Hai visitato altre parti d’Italia?
“Si certo, sono stato invitato molte volte da Giuseppe Vaccarini, un caro amico. Conosco il vino italiano discretamente. Oltre il vino, trovo delle curiose analogie tra il popolo russo e il popolo italiano, direi che in Italia mi sento quasi a casa. Sarà il modo fisico di comunicare, la gestualità, ma riesco a farmi comprendere, anche se non conosco quasi nulla d’italiano. Insomma, mi sento a casa”.
 
Qual è il vino italiano che va di più a Mosca?
“Il Pinot Grigio (Brivido, ho pensato. Un vuoto incolmabile di vent’anni!! ndr). Un altro vino molto amato è il Prosecco, probabilmente è richiesto come sostituto di Spumante e di Champagne. La preferenza è sui vini secchi. Tra i rossi, invece, piace molto il Syrah. I vini sono morbidi, rotondi, regalano molta soddisfazione. Tenete però conto che a Mosca arriva molto vino e da varie parti. Sul fronte dei prezzi c’è di tutto, anche pochi euro. Il vino sfuso non manca, anzi ce n’è molto”.
 
Il pubblico su quali basi sceglie?
“I progressi che si sono fatti negli ultimi anni sono enormi. I consumatori sono sempre più informati e preparati, le pretese salgono, la cultura del vino è presa seriamente. Si è disposti a pagare di più a patto che sia della qualità. Diciamo che una buona bottiglia si può trovare già nella fascia tra gli 8-10 euro allo scaffale, è quella più richiesta”.
 
Come ti sei avvicinato al vino?
“E’ la domanda che ricevo più frequentemente. Dunque, sono approdato al vino attraverso il ristorante presso cui lavoravo, ma la cosa è un po’ più complicata. Da ragazzino coltivavo la passione per il calcio, giocavo nel campionato maggiore. Ho giocato tra 15 e 25 anni. Poi, arrotondavo come barman, erano gli anni ’90. A un certo punto ho dovuto scegliere e ho preferito il vino. Il mio titolare qualche giorno prima della decisione mi aveva detto “prendi questa bottiglia e vendila”, evidentemente aveva notato del talento. E’ andata bene”.
 
E poi?
“E poi è andata sempre meglio, c’ho preso gusto al punto che quando la mia carriera di sommelier ha acquisito rilievo pubblico facevo più interviste che ore di lavoro”.
 
Che vini offri in carta, lavori in un ristorante?
“Si, il ristorante si chiama “Letto”, un nome facile per un italiano. Ci sono molti vini francesi, hanno un richiamo forte, di fatto la cultura del vino l’hanno introdotta loro, sono ancora i numeri 1. Dispongo di circa 800 referenze e a partire dal 1900. Tanto per dirne qualcuna Château Margaux, Château Haut-Brion 1945, Château Mouton Rothschild. Poi, tra gli italiani, Antinori, Allegrini, il Sassicaia di Tenuta San Guido”.
 
Alexey, ti lascio al giro di Pianetto con un’ultima domanda. Come trovi la cucina siciliana o italiana in generale?
“Trovo che sia diversa da quella che si propone in Russia e a Mosca in particolare. In questi giorni ci farò più caso”.
 
Ci salutiamo cordialmente. Ci scambiamo la posta elettronica e, nel consegnarcela, precisa che gradirebbe ricevere l’intervista appena pubblicata. Anticipa subito di non preoccuparci, se la farà tradurre. Con le sue ospiti sparisce nel Privé in fondo al Motor Home di Meregalli. Un Privé è il sogno di ogni russo. E anche di ogni italiano. Ha ragione lui.
 

Marina V. Carrera e Francesco Pensovecchio