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Il personaggio

Il progetto di Lino Carparelli sui vitigni della Valle d’Itria

06 Marzo 2012
Lino_Carparelli Lino_Carparelli

di Massimiliano Montes

Lino Carparelli (nella foto) è l’enologo e proprietario insieme al fratello Nicola dell’azienda agricola I Pàstini, che nasce nel 1996 con lo scopo di recuperare e valorizzare i vecchi vitigni a bacca bianca del territorio della Valle D’Itria.

Enotecnico diplomato nel 1972, Lino ha una carriera formativa nelle più prestigiose cantine pugliesi e di collaborazione tecnica con importanti aziende come  Torrevento di Corato (Bari) dove ha valorizzato il Nero Di Troia in purezza. Come consulente vitivinicolo ha inoltre dato il suo contributo dal 1986  a realizzare progetti enologici e viticoli a Malta collaborando con l’azienda Vinicola Marsovin.

Come nasce il progetto che ha condotto alla creazione dell’Azienda Agricola I Pàstini?
“Con mio fratello Nicola pensavamo che i vitigni a bacca bianca della nostra regione fossero poco valorizzati. La Verdeca, il Bianco D’ Alessano e il Fiano Minutolo, i nostri più importanti autoctoni, erano assolutamente marginalizzati nella produzione locale. Così nel 1996 nasce il progetto I Pàstini a Locorotondo, che ha come concetto produttivo quello di recuperare e valorizzare questi vecchi vitigni. L’azienda si estende su una superficie di 12 ettari. Nel 2000 abbiamo impiantato il selvatico ed innestato sul campo le varietà indigene sopra riportate. I vigneti sono collocati ad un’altitudine di 350 mmetri, con un terreno di natura calcareo- argillosa, e un sottosuolo di natura carsica. Grazie a queste condizioni pedoclimatiche si ottengono delle uve con caratteristiche particolari, e con il contributo di una tecnica di vinificazione basata sull’utilizzo di sistemi meccanico-fisici si ottengono dei risultati pregevoli sotto l’ aspetto qualitativo-organolettico. E’ chiaro che man mano che la vigna entra in una fase più adulta il miglioramento qualitativo delle uve imprime al vino un sempre maggiore interesse organolettico per cui ritengo che sicuramente ci sono ancora dei margini di crescita”.

Parliamo del Fiano Minutolo, questo sconosciuto. A cominciare dal nome: nessuna parentela col Fiano campano?
“Questa varietà nella memoria storica della civiltà contadina del territorio della Valle D’Itria, è stata sempre identificata con il nome Fiano, ma da un esame sia esteriore che qualitativo questa non ha niente a che fare con il più conosciuto Fiano di Avellino sia sotto l’ aspetto ampelografico che sotto l’ aspetto organolettico del vino ottenuto. Per questi motivi abbiamo richiesto una modifica del nome, e dal luglio 2011 la varietà è stata riconosciuta con il nome di Minutolo. Dopo aver superato varie trafile burocratiche dalla prossima vendemmia in etichetta si riporterà il nome del vitigno: Minutolo”.

La vostra filosofia in vigna e in cantina?
“Un viti-vinicultore sa bene che il suo primo compito è quello di produrre bene ed in economia, vivere la vigna, seguirne attentamente tutte le varie fasi per arrivare alla raccolta nelle migliori condizioni mediante l’utilizzo di sistemi ecocompatibili per prevenire le varie patologie della vite: l’obiettivo finale da raggiungere è l’integrità del grappolo in maniera tale da limitare il più possibile ogni intervento chimico sul mosto e sul vino”.


Vigneto della tenuta I Pàstini


Momento della vendemmia

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