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Il personaggio

Vandana Shiva: “Per la libertà dei semi ci vuole l’intervento della legge”

26 Ottobre 2012
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 da Torino Bianca Mazzinghi

“I semi sono la fonte della vita; controllare i semi significa controllare le nostre vite, privarci delle nostre libertà”.

Vandana Shiva, presidente del movimento Navdanya e vicepresidente Slow Food, ribadisce al Salone del Gusto di Torino le ragioni delle sue battaglie e si racconta a Cronache di Gusto. La incontriamo dopo il convegno sui sementi; una sala piena ha assistito alle parole di agricoltori italiani e attivisti internazionali a favore della protezione della biodiversità e contro lo strapotere che le grandi industrie hanno nel commercio dei sementi grazie alla detenzione dei brevetti. Lei lo sottolinea: “Intorno agli anni ’80 – racconta – gli scienziati hanno iniziato a giocare con la vita, sperimentando la creazione di prodotti geneticamente modificati, le aziende hanno visto il profitto e preso la palla al balzo; i governi non si sono opposti”. Il risultato sono semi industriali che non si riproducono e un mercato che distrugge la naturale diversità degli stessi, modificatosi nel corso di migliaia di anni per adattarsi alle caratteristiche di ogni determinato ambiente.

“I cittadini non hanno più facoltà di scelta – sostiene la fisica indiana diventata ambientalista -. Sementi dopati dominano il mercato e le multinazionali hanno accesso unico al commercio diffondendo varietà industriali che danno origine a prodotti senza principi nutritivi né sapori”. Basterebbe poco, secondo Vandana: “Prendiamo ad esempio la Colombia. Qui una legge ha reso reato penale introdurre brevetti sui sementi. In California basterebbe approvare la Proposition 37. Facile no?”. La cosiddetta Prop.37 sarà votata nello Stato insieme alle elezioni nazionali il 6 novembre e, tra le altre cose, imporrebbe l’inserimento sui prodotti di un’etichetta che comunica l’eventuale presenza di Ogm. Tutti hanno diritto al cibo sano, continua la Shiva, ma il problema oggi è che le poche alternative riducono la libertà di consumatori e produttori. La guru degli attivisti anti Ogm invita tutti a riflettere sul cibo esclusivamente come bene comune, a “resistere contro le leggi immorali e promuovere azioni concrete di condivisione e protezione”.

Da poco ha presentato il rapporto ‘Libertà dei semi’, che continuerà a promuovere in giro per il mondo cercando di far capire che un cibo sano si ottiene soltanto con sementi sani. “Per questo – dice sorridendo – mangio solo i prodotti che produciamo noi, nella piccola azienda agricola in India; sono sicura che quelli sono sani”. E beve solo acqua? “In India sì; anzi, a volte anche lo Iassi, una bevanda a base di Yogurt”. Vino mai? “Vino solo quando vengo in Italia”.

Foto di Mario Virga