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La degustazione

Dop Vesuvio, degustazione milanese. E il presidente: “Raddoppieremo la produzione”

14 Ottobre 2021
Cono_Vesuvio Cono_Vesuvio

di Michele Pizzillo

Uno dei piaceri di chi coltiva vigne alle falde del Vesuvio è quello di poter condividere il vulcano più famoso del mondo con i consumatori del vino che assicurano straordinarie uve come caprettone, coda di volpe, falanghina, piedirosso, aglianico, sciascinoso.

Questa affermazione è di Ciro Giordano, da un lustro presidente del Consorzio tutela vini del Vesuvio che, questa volta, ha voluto condividere l’amato vulcano con alcuni consumatori milanesi e, oltretutto, nell’elegante e raffinato “Sine ristorante gastrocratico” di Roberto Di Pinto. Insomma, piacere a piacere perché il nettare del Vesuvio ha accompagnato una serie di grandi piatti dove la napoletanità l’ha fatto da padrona. In più ci ha pensato Luciano Pignataro a delucidare sul ragù genovese, sul pomodoro del piennolo, sulla colatura d’alici, sul sartù, sul babà e, ovviamente, su i grandi vini che hanno accompagnato una cena davvero sontuosa. A quanto pare, è stato il primo evento che il Consorzio del Vesuvio ha organizzato a Milano per incentivare la presenza dei vini del vulcano più famoso al mondo. Una produzione, quella vesuviana, di antiche tradizioni, tanto che ne parlava già Aristotele nel III-II secolo a.C.; e Plinio che nella sua “Naturalis Historia” cita il vitigno piedirosso, seguito da molti altri storici e da una lunga serie di leggende che riportano affermazioni di chi avrebbe visto scorrere il nettare primitivo dalle pendici del Vesuvio fino al mare o di vitigni che affondano le radici nel cuore di una terra ribollente ed allungano i loro tralci sulla costa tirrenica o della narrazione “che un pezzo di Paradiso precipitò nel Golfo di Napoli quando Lucifero fu scacciato. Cristo addolorato per la perdita di colui che era stato l’angelo più buono, pianse. Là dove caddero le sue lacrime, nacquero delle viti il cui vino si chiamò per questo Lacryma Christi”.

(Il Vesuvio)

Il presidente del Consorzio, però, è più concreto così alla leggenda fa seguire la sostanza attuale di un territorio – in particolare quello racchiuso nel Parco nazionale del Vesuvio – che ha una potenzialità immensa sia per tutto quello che richiama il vulcano che domina Napoli e una terra e un golfo fra i più fascinosi del mondo, sia per la qualità della produzione enologica della dop “Vesuvio” e della igp “Pompeiano”. Una produzione che possiamo definire di nicchia visto che di dop Vesuvio si producono mediamente due milioni di bottiglie all’anno (che a breve potrebbero raddoppiare con il recupero di un centinaio di ettari di terreno da destinare a vigna) e di igp Pompeiano all’incirca 400.000 bottiglie. E, pensare, che ai piedi del Vesuvio c’è la grande villa di Cesare Augusto che due millenni fa produceva oltre 100.000 ettolitri di vino.

“A noi va bene anche solo il doppio dell’attuale produzione, perché vogliamo portare in giro per il mondo il fascino della Campania, grazie anche ad una grande attrattiva come il Vesuvio, con una produzione enologica di qualità subito individuabile dai consumatori – dice Ciro Giordano -. D’altronde il nostro Consorzio è un hub culturale, tra territorio e sistema produttivo, elemento propulsivo della rete tra le imprese e le sfide aperte sul valore, autenticità e distintività dell’area vesuviana”. E, a Milano, nel raffinato ristorante di Di Pinto, chef talentuoso originario di Napoli, tutto questo si è visto con i vini abbinati a piatti – ne citiamo solo qualcuno – come Bignè craquelin con ragù napoletano, Lollipop di orata mantecata e confettura di limoni e zafferano, Parmigiana espressionista, Catalanapolitana d’astice e limone candito, Pizzetta fritta zucchine trombetta palamita e basilico, Mezzo pacchero al ragù genovese e caciocavallo podolico, Spaghetto al pomodoro del piennolo, La margherita in un raviolo, Rombo porcini prezzemolo e colatura d’alici, Il sartù, Babà tra sacro e profano. E, i vini? Eccoli – e sono solo una piccola rappresentanza – quelli che hanno sbalordito i buongustai milanesi.

Vesuvio “Lacryma Christi” Spumante dop “Dorè” metodo Charmat 2019 – Sorrentino Vini
Coda di Volpe (80%) e Falanghina (20%) per questa raffinata bollicina di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Il profumo è intenso, ampio, fine, complesso e consistente di sentori fruttati con spiccate note di pera e mela verde. In bocca è corposo, gradevole ed elegante, secco e persistente ed anche equilibrato ed armonico per le sensazioni di freschezza e di sapidità in equilibrio con quelle di morbidezza che avvolgono il palato.

Vesuvio “Lacryma Christi” Rosso dop “Vigna Lapillo” 2016 – Sorrentino Vini
Piedirosso e Aglianico rispettivamente per l’80 e il 20% per questo rosso dal timbro speziato di pepe nero sostenuto da sentori di frutti rossi. Al palato gratifica la trama tannica veramente gentile unitamente alle spezie e al fruttato avvertito all’olfatto. Matura 12 mesi in acciaio e ulteriori 12 mesi in bottiglia.

Vesuvio “Lacryma Christi” Rosato dop “Ereo” 2020 – Cantine Olivella
Uvaggio di Piedirosso, Guarnaccia e Sciascinoso praticamente in parti uguali per questo vino dal bel colore rosa chiaro e profumi prevalentemente di frutti di bosco e rosa canina. Al palato è davvero molto gustoso tra freschezza, sapidità e sentori fruttati che lasciano la bocca pulita. Sicuramente un bell’esempio di rosato capace di soddisfare tutti i palati.

Vesuvio dop Piedirosso 2017 – Cantine Olivella
Prodotte poco più di due mila bottiglie di questo raffinato rosso a base di uve Piedirosso in purezza che al naso evidenzia tutte le peculiarità del vitigno come la ciliegia, il pepe nero, la bella mineralità ed una persistenza che evidenzia note di fiori di geranio. Sorso deciso e trama tannica gentile con una bella base fruttata. E’ un vino che riposa per 9 mesi in anfora.

Vesuvio “Lacryma Christi” bianco superiore dop 2020 – Cantina del Vesuvio
E’ solo di qualche migliaio di bottiglie la produzione di questo vino bianco ottenuto da uve Caprettone in purezza di colore oro giallo con profumi di cedro candito, lavanda, tabacco. E’ caratterizzato da una bella beva sostenuta da freschezza, sapidità e una lunga e raffinata persistenza.

Vesuvio ” Lacryma Christi” rosso riserva dop 2017 – Cantina del Vesuvio
Uvaggio di Piedirosso (80%) e Aglianico (20%) per questo vino di colore rosso granato che si apre con un deciso profumo speziato tra pepe nero e noce moscata nonché sentori di marasca e fiori di geranio. In bocca è vigoroso, fresco, impianto tannico ben integrato nella struttura e un finale molto lungo. Matura 18 mesi in barrique. La produzione è stata solo di 5.000 bottiglie.

Vesuvio “Lacryma Christi” bianco dop “Vigna del Vulcano” 2017 – Villa Dora
Vino bianco ottenuto da uvaggio di Caprettone (80%) e Falanghina (20%) che si rivela con profumi complessi tra salvia, pesca gialla, mandorle, menta e miele di castagno. Il sorso è deciso con un tono alcolico piacevole, fresco e acidità ben sostenuta. Matura 12 mesi in acciaio e ulteriori 10 mesi in bottiglia.

Vesuvio “Lacryma Christi” Rosso dop “Gelsonero” 2016 – Villa Dora
Uvaggio di Piedirosso (80%) e Aglianico (20%) per questo rosso rubino denso che alla degustazione presenta note floreali (geranio e alloro) e fruttati di gelso nero e una gradevole speziatura di pepe nero e tabacco. Pieno, rotondo, trama tannica decisa ma, anche, freschezza e sapidità, che accompagnano ad un finale caratterizzato da richiami tostati e fruttati. Matura 10 mesi in tonneau di rovere.

Vesuvio “Lacryma Christi” rosso dop “Munazei” – 2020 – Casa Vinicola Setaro
È prodotto con Piedirosso con un bouquet fragrante di aromi floreali, piccoli frutti a bacca rossa, note di sottobosco e di macchia mediterranea. Il sorso è piacevolmente scorrevole, con frutto croccante in bell’evidenza, tannini sottili, finale fresco e minerale. E’ un vino elegante e fruttato, di grande armonia espressiva.

Vesuvio dop Caprettone “Aryete” 2019 – Casa Vinicola Setaro
Caprettone in purezza per questo vino di colore giallo dorato con riflessi verdolini. Al naso risaltano subito i sentori agrumati ma, anche, quelli di more e macchia mediterranea. In bocca è pulito, delicato, morbido, elegante, equilibrato nonché fruttato e floreale. Chiude su note leggermente e piacevolmente amaricanti.