Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Birra in calo nel 2024: pesa il caro prezzi ma il settore resta solido e guarda avanti

20 Maggio 2025
Bicchiere di birra Bicchiere di birra

Dopo dieci anni di crescita costante, il comparto della birra in Italia ha chiuso il 2024 con una diminuzione dei principali indicatori economici. A pesare sul bilancio annuale sono stati l’inflazione, l’aumento dei costi energetici e la contrazione del potere d’acquisto, che hanno frenato sia la produzione che i consumi.

Secondo l’Annual Report 2024 di AssoBirra, presentato a Roma, la produzione è scesa dell’1,27%, attestandosi a 17,2 milioni di ettolitri, mentre i consumi interni sono calati dell’1,54%, raggiungendo i 21,5 milioni di ettolitri. Anche il mercato estero ha subito una battuta d’arresto: l’export è sceso del 7,82%, l’import del 4,95%.

Nonostante il contesto complesso, il settore continua a dimostrare solidità e capacità di investimento, con circa 100 milioni di euro l’anno destinati a innovazione, sostenibilità e sviluppo.

Durante la presentazione del report, l’associazione ha rilanciato la necessità di un confronto aperto con le istituzioni, soprattutto per affrontare alcune criticità strutturali. Tra queste il carico fiscale, che nel 2024 ha raggiunto 714 milioni di euro di accise, ovvero oltre 20 milioni in più rispetto al 2023. Una tassazione considerata troppo gravosa per un comparto che, già sotto pressione, rischia di vedere ridotta la propria capacità di investimento e competitività, in particolare nei confronti dei produttori esteri.

Eppure, il comparto birrario continua a rappresentare un pilastro dell’economia nazionale: 10,6 miliardi di euro di valore generato, pari allo 0,51% del PIL, e oltre 100mila occupati tra 1.016 realtà produttive, tra birrifici, microbirrifici e malterie.

“Il 2024 ha confermato la resilienza del settore, nonostante le difficoltà economiche e normative – ha dichiarato il presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo – Ma per crescere serve un cambio di passo: ridurre il peso fiscale, semplificare le regole e rendere più accessibili i fondi per l’innovazione. Le accise troppo elevate mettono a rischio il sistema produttivo nazionale, favorendo le importazioni da Paesi con una fiscalità più leggera. Una filiera interamente italiana è possibile, ma solo se accompagnata da politiche coerenti e di reale sostegno allo sviluppo”.