Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Il logo della cucina italiana candidata all’Unesco è imbarazzante. Ma perché farsi del male così?

09 Agosto 2023
Il Logo della Cucina Italiana per l'Unesco Il Logo della Cucina Italiana per l'Unesco

Brutto, è brutto: non c’è che dire. Come logo, non è un logo: si vede subito. Una pastasciutta di stereotipi: come negarlo? Mancano solo gondole, mandolini e “mangiamaccheroni” in braghette sdrucite. Viene quasi da pensare che l’abbiano fatto apposta, per cinica provocazione, tutti quei ministri e sottoministri e direttori vari dei nostri simpatici beni culturali: e adesso ci stanno ridendo su, a leggere il fiume di livorose critiche che ha invaso la rete. Ma sarebbe un pensiero troppo alto, troppo sottile, a fronte di cotanta pochezza a 360 gradi, di cotanta arroganza sia rispetto alla cultura gastronomica sia rispetto all’arte della comunicazione.

Il fatto è che questa immagine (come altro chiamarla?) che vorrebbe sostenere la candidatura della cucina italiana come bene Unesco è a dir poco imbarazzante, e verrebbe voglia di girarsi dall’altro lato. Non c’è proprio come prenderla. Sul piano stilistico si tratta di un disegno veramente mal fatto, di un collage appiccicaticcio di figurine preconfezionate che manco un bambino dell’asilo. Sul piano ideale non ne parliamo: si cucinano i maccheroni, la pizza e il pesciolino insieme al Colosseo, la Mole Antonelliana e il Ponte di Rialto: come dire che il cibo è cultura. Grazie d’avercelo ricordato. Peccato che nessuno, si spera, spadellerebbe in quel modo quelle cose (manco nelle televisive cucine da incubo) e che cultura non sono i monumenti e le opere d’arte ma, semmai, pratiche secolari e valori relativi.

Il caso ci permetterebbe comunque delle considerazioni generali sullo stato della comunicazione dell’enogastronomia nel nostro Paese. Tema delicato non foss’altro perché, chez nous, ogni volta che si parla di comunicazione ci comportiamo come al bar dello sport: sempre pronti a indirizzare consigli giusti – o critiche spietate – al commissario tecnico della Nazionale. E analogamente, ogni volta che si parla di cibo eccoci impettiti da dire la nostra sull’ultima creazione dello chef iperstellato. Due incompetenze mascherate rischiano di generare prole malaticcia. E si vede. Ben vengano semmai duplici concomitanti perizie.

Nel frattempo non possiamo che buttarla in politica, perché di questo in fondo si tratta: decide chi comanda al momento, e stop. Al diavolo le competenze. M… ha sempre ragione: inutile (a dir poco) discutere. E allora, dato che abbiamo evocato Totò, diciamola tutta: se stiamo parlando di politica, ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?